Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 16 Martedì calendario

DAI TERRORISTI PALESTINESI A MONACO AD ALTLANTE 1996

L’Olimpiade di Monaco 1972 segnò la fine dell’innocenza per lo sport. Per la prima volta e proprio all’Olimpiade, irruppe il terrorismo. Verso le 4 del mattino del 5 settembre, un commando di otto palestinesi dell’organizzazione Settembre Nero entrò negli alloggi israeliani del villaggio olimpico. Un allenatore e un atleta che cercarono di opporsi vennero uccisi subito, altri nove furono presi in ostaggio. Il commando chiese la liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e di due terroristi tedeschi rinchiusi in Germania. Mentre il programma olimpico proseguì (venne sospeso solo un giorno successivo), la Germania decise di negoziare contrariamente alla linea di Israele. Fu deciso di trasferire ostaggi e terroristi con due elicotteri all’aeroporto di Fürstenfeldbruck dove un aereo avrebbe dovuto portare i palestinesi al Cairo, come richiesto. Sarebbe dovuta diventare una trappola. Nel tentativo di liberazione morirono 9 atleti sequestrati, 5 fedayyin e un poliziotto tedesco.
Atlanta Ventiquattro anni dopo una bomba esplose durante l’Olimpiade di Atlanta. Era il 27 luglio 1996. Eric Rudolph, un estremista cristiano, posizionò un ordigno al Centennial Olympic Park. La bomba venne scoperta da un guardiano, Richard Jewell. Una pipe-bomb fatta in casa con bulloni e pezzi di metallo. Il boato avvenne mentre a un concerto al Parco olimpico stavano esibendosi gli «Heart Attack» davanti a oltre 20 mila persone. L’esplosione uccise Alice Hawthorne, ferendo 110 persone. Un cameraman turco, Melih Uzunyol, morì per infarto accorrendo sul posto. «L’Olimpiade non si ferma», dichiarò il Cio. «Non ci faremo intimidire», disse l’allora presidente Bill Clinton. Rudolph disse di voler colpire «gli ideali del socialismo globale rappresentati dalle Olimpiadi e supportati dal regime di Washington, espressi nella canzone "Imagine"» di John Lennon, inno dei Giochi». Lennon era stato ucciso a New York 16 anni prima. All’11 settembre mancavano 5 anni.