Walter Rauhe, Il Messaggero 16/4/2013, 16 aprile 2013
IL FALSARIO DI GIACOMETTI
È uno dei più grandi falsari d’arte del mondo e ha accumulato un patrimonio stimato attorno agli otto milioni di euro. Soldi che oggi si gode in santa pace in una delle più belle e paradisiache baie della Thailandia dove gestisce un caffè in riva al mare, lontano dalle gallerie d’arte, dai collezionisti e soprattutto dalla polizia che con mandato di cattura internazionale lo sta cercando da ormai otto anni. Ma nel paese asiatico Robert Driessen, 54enne originario dell’Olanda e accusato di aver falsificato con i suoi complici almeno un migliaio di sculture del celeberrimo artista svizzero Alberto Giacometti, vive al sicuro dal momento che la Thailandia non ha sottoscritto con i paesi europei e con la maggioranza della comunità internazionale accordi che regolino l’estradizione di persone ricercate e condannate per questo tipo di reati.
IL BUEN RETIRO
Ed è proprio qui che il giornalista del settimanale tedesco "Der Spiegel" Michael Sontheimer è riuscito a scovarlo alcune settimane fa per strappargli una lunga intervista-confessione. Il cosmopolita ed eccentrico gigolò col fiuto per i loschi affari nel campo della contraffazione di opere d’arte non ha molto da temere. Il suo caffè e la sua abitazione si trovano sotto palme di cocco in una baia dove da qualche tempo ha attraccato lo yacht di Roman Abramovich. «Un paradiso», ammette senza troppa modestia il falsario Driessen sorseggiando un cocktail. Per due membri della sua banda le cose sono andate invece decisamente peggio. Nel 2009 la polizia tedesca riuscì ad arrestare all’aeroporto di Francoforte due persone identificate come Guido S. e Lothar S. mentre cercavano di vendere due falsi Giacometti per un valore di 338mila euro e scoprì anche il magazzino della banda nei pressi di Magonza dove erano nascosti 831 bronzi e 171 figure in gesso realizzate nello stile del noto scultore svizzero. I due vennero poi condannati rispettivamente a 9 e 7 anni di reclusione e ora stanno scontando la pena in un carcere di Stoccarda.
LA FUGA
Robert Driessen invece riuscì a farla franca. Pochi mesi prima dell’arresto dei suoi due complici, anche lui venne fermato e interrogato per due ora dalla polizia all’aeroporto di Francoforte, ma venne poi rilasciato. Già nel 2005 Driessen si era trasferito con sua moglie e suo figlio in Thailandia, ma in alcune occasioni tornò ancora in Europa per sbrigare qualche "affare".
Ernst Schoeller, esperto di falsi d’arte di Stoccarda, ha accertato che la banda di Driessen ha falsificato almeno un migliaio di sculture di Giacometti, forse anche 1.300 vendendole poi a collezionisti, gallerie e milionari un po’ in tutto il mondo.
«Realizzare copie false delle sculture di Giacometti era piuttosto semplice da un punto di vista tecnico», ha raccontato Driessen allo Spiegel confessando di aver impiegato non più di 30-40 minuti per realizzare una copia. «Le figure sono esili, sottili, allungate e amorfe e la loro superficie è friabile». Nel suo racconto al settimanale il falsario ha spiegato che uno dei fattori decisivi per il successo del suo lavoro è stato di muoversi in un mercato delle sculture ancora poco controllato rispetto a quello dei dipinti. «Le rifusioni delle sculture erano molto frequenti anche tra gli eredi stessi degli artisti, le fonderie possedevano spesso diverse copie dello stesso soggetto e custodivano non di rado ancora gli stampi originali». Sembra che nemmeno la Fondazione Alberto e Annette Giacometti fondata dalla moglie dell’artista sappia con precisione il numero esatto delle opere originali in circolazione. Per trafficanti e falsari del calibro di Driessen, questa situazione si è rivelata una vera e propria miniera d’oro, il cui sfruttamento è iniziato nel 1987 e si è protratto per decenni.
Sensi di colpa Robert Driessen oggi non ne ha. «Rifarei tutto allo stesso modo», ha dichiarato allo Spiegel aggiungendo che «il mondo delle gallerie e del commercio d’arte è comunque corrotto e squallido». «Chi si illudeva di poter acquistare un vero Giacometti solo per 20-30mila euro era un fesso anche se pensava di passare come un furbetto. Colpa loro dunque se ora si ritrovano solo in possesso di una copia falsificata del grande artista». L’orizzonte marino, le palme, la baia thailandese che Driessen si gode tutti i giorni sono vere. E solo questo per lui oggi conta.