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 2013  aprile 16 Martedì calendario

AMATO: «NON DIPINGETEMI COME ACCUMULATORE DI PREBENDE»

I diritti ai tempi di Internet sono materia da trattare con molta delicatezza, ma con altrettanta decisione. Perché hai voglia di bearti, immaginando una società che finalmente conquista la democrazia diffusa, orizzontale. È, come minimo, un’illusione ottica. La Rete, che con Grillo e il Movimento 5 Stelle, è entrata prepotentemente nel dibattito politico, ma anche nelle chiacchiere dal bar sport, ha bisogno di regole o può essere il dominio dell’anarchia? Se n’è parlato, ieri mattina, alla Federico II di Napoli, presentando il volume di Giovanna De Minico (associata di Diritto costituzionale), «Internet. Regola e Anarchia» (edito da Jovene) con un panel di saggi che vedeva spiccare l’ex premier, attualmente presidente della Treccani e tra i papabili più accreditati per il Quirinale, Giuliano Amato.
E proprio lui, mettendo sul tavolo tutta la serie di quesiti che il web pone, tra autoregolamentazione ed eteroregolamentazione, tra leggi nazionali, interessi forti da limitare e interessi deboli da tutelare, con un esempio diretto, personale, ha isolato un ingorgo nevralgico della Rete. L’ha fatto tirando fuori la vexata questio delle sue rendite (pensione più vitalizio), costantemente rilanciata da Internet. «Non cumulo la pensione con il vitalizio» ha precisato. «Il mio vitalizio lo verso interamente in attività di beneficenza. Ed è ingiusto descrivermi come un perfido cumulatore di prebende pubbliche. Più volte ho provato a spiegare la mia posizione in vari blog in cui se ne parlava, ma mi è stato negato l’accesso e il relativo diritto alla rettifica».
I DIRITTI IN RETE

Ecco, un diritto, quello di rettifica, evanescente. Poiché nel mare magnum del mondo 2.0 tutto si smarrisce, soprattutto il senso. Di più, e qui Amato ha fatto riferimento a Grillo e alle Quirinarie, non parlandone direttamente, ma, a suo modo, sottilmente, togliendosi, senza darlo a vedere, qualche sassolino dalla scarpa in giorni come questi che lo vedono esposto a un’ennesima gara della vita. «La Rete non è sempre aperta come si crede» ha chiarito. «Stesso tende a creare delle enclave chiuse, senza scambi di opinioni, la negazione della democrazia». Blog autoreferenziali, forum dedicati alla denigrazione: si trova di tutto, se si ha tempo da perdere e una reputazione da difendere. Quando la politica italiana, poi, con le sue regole, farraginose, spesso ottocentesche, impatta con le praterie aperte della Rete è il caos. E il presidente dell’AgCom, Angelo Cardani, ha messo il dito in una piaga sempre aperta: «La par condicio è un incubo. Una legge fatta in un periodo in cui si pensava che si andasse verso un sistema bipartitico, ma che oggi, aggiungendo anche Internet, con 26/27 raggruppamenti politici, è totalmente ingestibile». Applicarla dalla Rete è addirittura un controsenso, ha sottolineato l’ex senatore e ordinario di Diritto costituzionale, Massimo Villone: «Internet non è come il giornale cartaceo o la tv che hanno spazi delimitati. Chi vuole può aprire un account Twitter, un blog, un sito, una pagina Facebook». Dentro e attorno alla Rete poi si intrecciano nodi cruciali per il mondo anche economico e commerciale (e li ha sottolienati Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust) e per la gestione e la messa a reddito del traffico (e ha provato a definirli Giuseppe Guizzi che insegna Diritto commerciale). Davvero, un libro da sfogliare, in modalità touch, ovviamente.