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 2013  aprile 15 Lunedì calendario

GLI ANTILADRI DI BICICLETTE


I ladri di biciclette vincono sulla voglia di libertà. Buona parte degli italiani, pur vagheggiando una vita sul sellino, rinunciano per il timore di vedersi soffiare la bici sotto il naso. E la paura del furto, un gradino sotto il temutissimo rischio di essere investiti, congela gli entusiasmi. Per giocare in difesa ecco però una serie di “antifurti creativi”. Catene doppie, anagrafi delle bici, chip e Gsm, app collegate agli smartphone, incisioni sul telaio e rastrelliere intelligenti. Ma anche siti con foto segnaletiche e mappatura dei luoghi sospetti. Così anche chi è condannato a un’ora nel traffico in auto o alla sauna nel metrò può cominciare a sognare, per dirla con MarcAugè, Il bello della bicicletta.
L’immagine del palo senza più la due ruote legata ha determinato il crollo delle vendite, in alcune città addirittura del 20 per cento. Ma qualcosa, grazie alle nuove tecnologie anti taccheggio, sta cambiando, e il 2011 è stato l’anno dello storico sorpasso: un milione 750 mila bici vendute contro un milione 748 mila auto. Nel 2012 c’è stato un ulteriore incremento di 200 mila pezzi. Quando si quantifica l’odiosa ruberia, invece, i dati si misurano con il sommerso. Forse a causa della mancanza di un registro delle due ruote, le denuncie in Italia non superano le 3 mila quotidiane. Una media di una ventina al giorno in città ad alto tasso di ciclisti come Padova, Ferrara e Milano. Ma gli illeciti reali sono almeno il 50 per cento in più. Troppi, considerando che gli italiani che si spostano in bicicletta vanno dall’1 al 5 per cento. «Mentre il danno alle auto colpisce un po’ tutti, il furto di bici è riservato a una minoranza virtuosa», spiega Paolo Fabbri, vicepresidente della Federazione amici della bicicletta, la Fiab. «Generalmente i ladri sono ragazzi, soprattutto nelle città universitarie, oppure bande organizzate che portano camion di merce verso il nord Africa o l’Europa dell’est».
Conviene dunque organizzarsi per prevenire il danno. Prima di tutto cercando di dare una paternità alle bici. A Ravenna è stata promossa una targatura delle due ruote grazie all’etichetta Easy tag da applicare come codice identificativo. A Bari l’associazione Ciclospazio propone un’anagrafe della bicicletta: un codice d’identificazione indelebile sul telaio, così le bici sono fotografate e inserite nel database dell’anagrafe e disponibili sulla pagina Ciclospazio. A Padova è il Comune a offrire un servizio ad hoc: incidendo sul telaio il codice fiscale, in caso di ritrovamento, si può identificare subito il proprietario. «Si tratta d’iniziative già in uso in molte città europee», precisa Fabbri, «noi chiediamo ai comuni di creare un piano di parcheggi con rastrelliere. Oppure di accogliere le bici nei cortili delle scuole, nei condomini e negli uffici. Mentre nei luoghi maggiormente a rischio, come le stazioni, sarebbero opportuni dei parcheggi custoditi». Esempi eccellenti? A Munster, in Germania, c’è un parcheggio con tanto di sistema di lavaggio a due euro e in Olanda le rastrelliere sono coperte in caso di pioggia. In via preventiva si può seguire il decalogo della Fiab: «Fotografare la bici, denunciare sempre il furto, non risparmiare sulla catena e sulla chiusura, mettere un doppio antifurto se si parcheggia in luoghi a rischio, legare ruota e telaio a qualcosa di fisso anche se si entra in un negozio per una rapida commissione».
Per chi, purtroppo, ha subito il danno c’è rubbici. it, un archivio digitale che mette in contatto i compagni di sventura. Ideato da un giovane studente d’ingegneria milanese, Matteo Ganassali, il sito è suddiviso in rubate, sospette e ritrovate. Buona fortuna.