Paolo Berizzi, la Repubblica 15/4/2013, 15 aprile 2013
NEL PAESE SOTTO ASSEDIO PER YARA TRA DNA E SEGRETI DI FAMIGLIA “VIVE QUI LA MAMMA DEL KILLER”
Seduto a un tavolo del caffè Commercio di Parre, alta Valle Seriana, c’è un uomo di 75 anni che inciampa nelle parole ma non sembra dissimulare. Che al Park Hotel di Ponte Selva non si andava per recitare il rosario lo sanno tutti e soprattutto se lo ricorda lui, il supertestimone del caso Yara, la tredicenne uccisa a fine 2010 a Brembate di Sopra, a 50 chilometri da qui. Si chiama Vincenzo Bigoni, prima di andare in pensione guidava gli autobus, adesso fa il vigile volontario ed è, suo malgrado o per fortuna, al centro di un’indagine che dopo avere bruciato 3 milioni in due anni adesso forse ha smesso di imboccare vicoli ciechi. Forse, lo ripetiamo. «Stanno rivoltando San Lorenzo? I fa bé (fanno bene), è lì che devono cercare. Io non cambio versione. Guerinoni (ex collega del Bigoni, morto nel ‘99, indicato dagli investigatori come il padre biologico dell’assassino di Yara Gambirasio) ha messo incinta una ragazza di lì, me l’ha detto lui. È la madre dell’assassino e se non è morta, la trovano».
Al Park Hotel si ballava, le donne si esibivano e ammiccavano, e se allungavi la banconota da 50mila lire potevi fare bingo. Oggi è una discoteca e si chiama Afrostation. Dall’altra parte della pineta di Clusone, quassù, nell’altopiano che domina l’ex valle dell’oro, c’è la Casa dell’Orfano: dopo la prima guerra mondiale ospitava i figli dei soldati morti sul fronte; oggi è una casa-vacanza, ma secondo gli investigatori, nei primi anni ‘60, potrebbe avere ospitato, quando era ancora in fasce, l’uomo che ha ucciso Yara. Il figlio illegittimo di lui, Giuseppe Guerinoni, il defunto autista, e di una donna che allora aveva 20 e oggi ne ha 70 e passa ma che non si riesce (ancora) a trovare. I genetisti del Ris di Parma speravano di averla imbroccata, e cioè che fosse suo, di questa signora “serianese” indicata dalla scienza come “profilo 1”, il Dna perfetto, quello accreditato da tutti i 17 punti associabili alla firma lasciata sul corpo di Yara dall’assassino. Dai laboratori emiliani è arrivata la risposta che solo il killer si augurava: negativo. Non è lei. Il che non significa che la madre dell’omicida non possa essere una delle altre quattro donne comprese in quello che gli inquirenti definiscono il “cerchio magico”. La rosa di sospettate che possono portare alla soluzione di un giallo ancora irrisolto.
E così si arriva qui, in piazza del Castello a San Lorenzo di Rovetta. Clima da caccia alle streghe, o alla strega. Il paesino, che cinquant’anni fa faceva 500 abitanti, oggi ne ha mille in più. Polizia e carabinieri stanno passando al setaccio tutto San Lorenzo, esclusi i bambini e le donne di mezza età. Altri 400 prelievi di Dna verranno eseguiti qui perché è qui, secondo Bigoni, che abitava la ragazza che Guerinoni «aveva messo nei guai». Altri 400 vuol dire che i 17.600 profili genetici catturati finora dagli inquirenti diventeranno 18 mila. «Pazzesco — ragiona il proprietario della trattoria Antica Pergola — Mi auguro che siano sulla pista giusta, ma forse la madre del killer non abita più qui, e nemmeno lui».
Il figlio illegittimo di Guerinoni oggi avrebbe tra i 50 e i 52 anni. La donna che lo ha partorito — forse alla Casa dell’Orfano ma è impossibile verificarlo perché i registri dell’epoca non esistono più — aveva i capelli rossi. Dicevano che pascolava le pecore ma è una stupidata: in realtà viveva in paese, e negli anni del Park Hotel si stava sposando con quello che poi sarebbe diventato suo marito. «E se però avesse cresciuto quel figlio come se lo avesse concepito con il marito?». Il dubbio di Daniela, che ha quarant’anni e una madre di 70, è legittimo.
Come arrivano gli investigatori in alta valle Seriana? A riavvolgere il filo delle indagini, sembra di stare dentro una puntata inevasa di Csi. I detective puntano su Guerinoni partendo dal Dna isolato da minuscole tracce ematiche trovate sugli slip e sui leggins di Yara: è la firma del killer. Lo confrontano con migliaia di profili genetici prelevati nella bassa bergamasca. Salta fuori quello di un ragazzo, un frequentarore della discoteca Sabbie Mobili di Chignolo d’Isola vicina al campo in cui Yara viene trovata cadavere il 26 febbraio del 2011. Dal giovane arrivano a due zii: i loro profili assomigliano ancora di più a quello cristallizzato nei laboratori del Ris. La filiera genetica conduce al padre dei due zii: Giuseppe Guerinoni. Che abitava a Gorno ed è morto 14 anni fa. È lui, secondo gli scienziati al lavoro per il pm Letizia Ruggeri, il padre dell’assassino di Yara. La prova del nove è il calcolo biostatistico eseguito al computer e poi confermato dall’analisi di una marca da bollo della patente.
Il Dna dei figli riconosciuti di Guerinoni, però, non corrisponde a quello catturato sugli slip di Yara. Spunta così la pista del figlio illegittimo. Accreditata dalla testimonianza di Vincenzo Bigoni, che a Repubblica dice: «Mia moglie è arrabbiata con me perché da quando ho raccontato ai carabinieri la confidenza che mi aveva fatto Giuseppe, non viviamo più. Ma se tornassi indietro lo rifarei, spero che serva per arrivare a dare un nome all’assassino». Lo spera anche Enrico Pelillo, il legale della famiglia Gambirasio. «Che sia la volta buona... Non capisco però come, in una fase così delicata delle indagini, le notizie finiscano in tempo reale sui giornali, e la famiglia non ne sappia nulla».