Marco Gasperetti, Corriere della Sera 15/04/2013, 15 aprile 2013
SUA MAESTA’ LA SCARPA
Entri, chiudi gli occhi e la voglia di battere per tre volte i tacchi delle scarpe diventa irresistibile. E se la favola fosse proprio qui, in questo museo nascosto tra le meraviglie di Firenze? Sì, proprio tra le sale di una mostra atipica e straordinaria, tra le centinaia di scarpe (e delle sue raffigurazioni) icone di una storia reale e virtuale che accompagna l’umanità da quando, probabilmente, si è scissa dall’animalità iniziando a camminare eretta e a difendere e decorare i piedi preziosissimi del «Lungo cammino».
Eppure non c’è solo la suggestione di Dorothy e del Mago di Oz nel «Calzolaio prodigioso», la mostra che si apre al Museo Salvatore Ferragamo in piazza Santa Trinita nel cuore rinascimentale di Firenze. In ogni angolo, davanti a installazioni e opere d’arte, tante altre fiabe ci coccolano come una ninna nanna. Cenerentola, con la rappresentazione delle minuscole scarpette ormai archetipo del sogno di generazioni di fanciulle, ma anche i sandali egizi del 1500 avanti Cristo che raccontano forse la più antica versione della favola che si conosca. Oppure il fascino del Pantamerone (1679) di Giambattista Basile, libro rarissimo che narra le vicende di una Cenerentola che non t’aspetti capace di decapitare la prima matrigna e gettare la sua testa nei panni sporchi.
E ancora altri riferimenti letterari che ci presentano in un turbinio caleidoscopico le vicende di proto-cenerentole cinesi, indiane e di altre culture stregate dal fascino della scarpa. Ma alla mostra si può anche rimanere immobili e ammirati davanti agli antichi stivali da postiglione, arrivati dalla Francia, identici a quelli del Gatto con gli stivali o alle scarpe dei nativi d’America e alle zeppe da 50 centimetri del Cinquecento.
Già, la scarpa e il suo demiurgo: il calzolaio. In una delle sezioni c’è anche il prezioso manoscritto originale della «Zapatera prodigiosa» di Federico García Lorca, il capolavoro che ha ispirato il titolo alla mostra. E poco distante c’è il Momus di Leon Battista Alberti con il dialogo tra Socrate e il calzolaio nel quale si discute sull’importanza della creatività e dell’esperienza. Un dialogo maieutico nel quale alla fine il concetto è uno solo: è la creatività a sovrastare, perché il calzolaio creativo è l’unico a poter forgiare la bellezza e l’innovazione.
«"Il calzolaio prodigioso" è la mostra più complessa che abbiamo realizzato sino ad oggi — spiega Stefania Ricci, direttore del museo Salvatore Ferragamo e insieme a Sergio Risaliti curatrice dell’esposizione — perché oltre a essere riusciti ad avere pezzi storici da musei e collezioni private (solo le scarpe sono più di 200, ndr), abbiamo realizzato produzioni originali nelle quali sono stati coinvolti musicisti, artisti, registi, fotografi, fumettisti».
Trionfano interdisciplinarietà e multimedialità. Come sottolinea Sergio Risaliti: «È un evento neorinascimentale nel quale più codici di linguaggio s’integrano e ci raccontano un viaggio sulle ali di Mercurio».
La mostra ha una colonna sonora originale firmata dal premio Oscar Luis Bacalov, ma anche un dittico dedicato alle scarpette di Judy Garland nel Mago di Oz di Timothy Greenfield-Sanders, uno dei più grandi fotografi contemporanei. L’artista cinese Liu Jianhua ha creato per l’evento trenta giare di vetro con all’interno scarpe di porcellana, un altro omaggio alla storia di Cenerentola.
Una stanza intera è dedicata allo scultore Mimmo Paladino presente con un’opera in bronzo dipinta a olio che rappresenta una divinità che tiene in mano una scarpa come uno scettro, mentre da uno schermo alcune animazioni (disegni dello stesso Paladino) scorrono con la recitazione di Alessandro Bergonzi.
Percorri altre sale e resti incantato dall’installazione video (tre schermi) del regista Francesco Fei, mentre in una sezione (curata dall’artista cecoslovacco Jan Švankmajer ispiratore del regista Tim Burton) è dedicata alla vanità «delle scarpette rosse». Poi ci sono la «grotta» di Liliana Moro, artista visiva, (ci si inoltra nell’incestuosa, e psicanalitica, fiaba di Pelle d’asino) e la mostra (nella mostra) del fumettista statunitense Frank Espinosa, già direttore artistico della Warner Bros, con le tavole dedicate alla storia di Ferragamo.
Già, Salvatore Ferragamo, il capostipite il Grande Calzolaio. Ricordato in un corto di venti minuti (alterna attori in carne e ossa e animazioni) realizzato a Hollywood con la regia del regista di origini italiane Mauro Borrelli (ha lavorato con Burton e Coppola) e la supervisione del premio Oscar Rick Heinrichs. È la favola vera di Salvatore che, per diventare calzolaio contro la volontà dei genitori, forgia in una notte le scarpette bianche per la Comunione della sorella. E la magia inizia.
Marco Gasperetti