Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 15/04/2013, 15 aprile 2013
IL VIMINALE STUDIA LA DATA DEL VOTO: IN LUGLIO POSSIBILE NEI PRIMI 20 GIORNI —
La politica discute e i tecnici si attrezzano. Perché di fronte all’eventualità che si possa votare prima della pausa estiva, al ministero dell’Interno devono tenersi pronti e studiare ogni data possibile, individuare ogni «finestra» utile. Di questo argomento si era discusso durante una riunione convocata dal ministro Anna Maria Cancellieri nelle settimane scorse, poco dopo l’avvio delle consultazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Poi, quando la formazione di un nuovo governo è apparsa impossibile, sono stati messi a punto i dettagli operativi. E anche i conteggi su quanto costerebbe una nuova tornata elettorale, tenendo conto di quanto è stato speso alle ultime elezioni del 24 e 25 febbraio scorsi: 389 milioni di euro.
Tutto è legato all’elezione del nuovo capo dello Stato che potrebbe avvenire addirittura entro sabato prossimo. La convocazione della Camera in seduta congiunta — a meno di sorprese dell’ultima ora — è infatti prevista per giovedì 18 aprile alle 10. L’ultima parola ufficiale la dirà oggi il presidente di Montecitorio Laura Boldrini che si è consultata con il collega del Senato Pietro Grasso e con i partiti, ma l’accordo appare ormai fatto. Questo vuol dire che ci saranno due votazioni al giorno e dunque la quarta, durante la quale si procede a maggioranza assoluta, potrebbe avvenire già venerdì pomeriggio. Non è affatto scontato che dall’urna esca subito il nome del nuovo presidente, ma sono in molti a scommettere su una soluzione rapida.
Che cosa accadrà dopo? Il mandato di Napolitano scade il 15 maggio ma è possibile che di fronte all’elezione del successore decida di lasciare prima e così agevolare la ricerca di una soluzione per la formazione del nuovo governo. Se questo non fosse possibile si arriverà allo scioglimento delle Camere e dunque alla programmazione del prossimo voto con il decreto che indice i comizi elettorali.
«Sono tutte ipotesi di scuola — ribadiscono al Viminale — noi dobbiamo soltanto attrezzarci per non essere colti di sorpresa». In realtà, come ha più volte chiarito il prefetto Alessandro Pansa, capo del dipartimento Affari interni e territoriali da cui dipende il servizio elettorale, «la macchina è pronta, visto che non è entrata in vigore alcuna nuova legge e si procede seguendo le procedure ampiamente sperimentate che anche nell’ultima votazione hanno perfettamente funzionato». Il vero problema riguarda il rispetto delle scadenze fisse che devono essere incrociate con una serie di circostanze per individuare il fine settimana più agevole.
La legge impone che dallo scioglimento delle Camere debbano passare 45 giorni prima di fissare la data delle elezioni, anche se gli esperti concordano che sarebbe ideale «poterne avere a disposizione almeno 55 visto che bisogna tenere conto del voto degli italiani all’estero che seguono un particolare percorso di preparazione e di raccolta dei risultati». Non esistono precedenti di consultazioni politiche in piena estate — nel 1976 si votò il 20 giugno, ma oltre non si è mai andati — e quindi bisognerà concordare ogni mossa con il ministero dell’Istruzione in modo da avere a disposizione gli edifici scolastici senza interferire con lo svolgimento degli esami di Stato.
I test Invalsi sono stati fissati per il 20 giugno, dunque si presume che gli orali non andranno oltre il 25 dello stesso mese. Diverso il discorso per la maturità: gli studenti dell’ultimo anno sosterranno l’ultima prova pratica il 24 giugno e si può prevedere che gli orali termineranno non prima del 10 luglio.
In caso sia inevitabile andare a nuove elezioni, si può così ipotizzare che la «finestra» si apra il 14 e 15 luglio o addirittura il 21 e 22 di quello stesso mese. Oltre non si può andare, ma al Viminale assicurano che entro queste date tutto è possibile, perché gli uffici sono aperti e le procedure possono essere agevolmente concluse in tempo utile. Diverso il discorso che riguarda gli stanziamenti: a questo deve provvedere infatti Palazzo Chigi, sia pur misurandosi con le esigenze che proprio il ministero dell’Interno dovrà elencare.
Fiorenza Sarzanini