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 2013  aprile 15 Lunedì calendario

ZHANG LA “DEMOCRATICA” LA REGINA DEL MATTONE DOPO PECHINO E SHANGHAI ORA PUNTA SU MANHATTAN

«Abbiamo avuto un anno straordinario»: giacca nera senza collo, ravvivata da due fiori bianchi di stoffa che spuntano da un ramo rosso, Zhang Xin una delle dieci miliardarie selfmade secondo Forbes e nella top ten del Financial Timesdelle donne da ammirare - espone i risultati del suo gruppo, Soho China, tra i principali protagonisti del real estate del Dragone e oggi sotto i riflettori per le trattative finalizzate all’acquisto del 40% del General Motors Building di New York, sede tra l’altro del più grande store della Apple. «Il fatturato del 2012 è cresciuto del 169% e i profitti del 172%», racconta Zhang in inglese fluente, perfezionato all’Università del Sussex, dove si è laureata, e affinato a Cambridge, dove ha conseguito un Master in business administration. Il video della conferenza di presentazione è sull’home page del sito della compagnia e va in onda su Youku, lo Youtube cinese. Segno dell’attenzione ai nuovi media e ai social network di questa businesswoman considerata anche una delle più aggressive blogger del paese, con milioni di follower su Sina Weibo, il corrispettivo cinese di Twitter. E’ tutto in mandarino, invece, il video del marito, Pan Shinyi, presidente di Soho China. Il suo è un racconto sul campo, tra i cantieri della compagnia con gli operai e i caschetti di sicurezza e tra gli edifici nuovi, intervallati dalle slide con gli andamenti dell’impero di famiglia e lo scenario di mercato. Uniti nella vita e negli affari,
Zhang e Pan sono considerati la coppia più cool della Cina. Icone della nuova classe dirigente del paese, innovativa e globale, ma sempre attaccata ai valori della tradizione. Dei due è lei, Zhang, la più visionaria, vincitrice di una lunga serie di premi internazionali di design. Se mai qualcuno ha ancora il dubbio che la Cina sia solo una grande fabbrica di beni a basso costo, studi il caso del Galaxy Soho, l’avveniristico edificio di Pechino, progettato dall’archistar Zaha Adid, nuova firma del gruppo. Non è ancora terminato e già l’hanno copiato. Riprodotto e costruito in tempo record in un’altra città. Galaxy Soho è nel Chaoyangmen, il distretto più grande della città, dove hanno sede le ambasciate straniere di Sanlitun, il quartiere della vita notturna, e il Cdb, il distretto degli affari, costruito in gran parte da Soho China, e anche la città olimpica dove si sono tenuti i giochi del 2008. La città Olimpica e Shanghai Expo del 2010 hanno rimandato a tutto il mondo le immagini di come sta cambiando rapidamente il volto della Cina. Ma agli esperti non sfugge come, anche nelle grandi infrastrutture, c’è sempre un tocco all’orientale che le rende comunque inconfondibili. Lo stesso Galaxy Soho con le sue sinuose curve rievoca i grandi canyon delle montagne ritratte dagli antichi maestri. Tutto corre in Cina, a partire dalle costruzioni. E Soho China ha contributo alla costruzione di circa la metà della nuova Pechino, e di gran parte di Shanghai. Ma si prepara un periodo di transizione. In agguato c’è il timore dello scoppio di una grande bolla immobiliare. «Sono gonfi come cocomeri», commenta senza mezzi termini Alberto Forchielli, partner di Mandarin Fund e Presidente di Osservatorio Asia. E’ ancora molto vitale il mercato delle seconde e terze case da investimento, sostengono gli analisti di Thomas White, ma escluso questo segmento di domanda, la richiesta reale di edifici residenziali e d’ufficio è al di sotto dell’offerta. Il risultato: molti blocchi sono completamente vuoti, e gli affitti sono bassi rispetto al valore della proprietà. Ecco perché Zhang ha allargato il raggio d’azione all’estero: immobili come il General Motors Building dovrebbero rivelarsi un investimento stabile nel tempo. Per il famoso edificio di New York, 214 metri di altezza con affaccio su Hyde Park, è pronta a pagare 3,4 miliardi. «Apprezziamo il nuovo modello di business», è il commento dell’analista Marco Size di Citi, che tuttavia ravvisa ancora margini di incertezza per il futuro. Gli analisti in generale sono un poco preoccupati per la nuova strategia adottata: invece di comprare acquisire in leasing. Il governo ha preso diverse misure per evitare lo scoppio della bolla. «Ma non si sono ancora materializzate », fanno notare gli analisti di Credit Suisse. L’andamento di borsa conferma i timori. Le aziende immobiliari quotate, soprattutto le small e middle cap, hanno perso il 10% a cavallo del 2012 e 2013. E lo scenario che si profila è bearish, ribassista. Quotata alla borsa di Hong Kong nel 2007, Soho China è stata una delle più grandi matricole in Asia nell’immobiliare, la grande svolta del business di famiglia, che l’ha catapultata sui magazine internazionali. «La Cina produce donne manager di successo alla stessa velocità con la quale in passato produceva magliette per i mercati mondiali», scrivono gli analisti di Thomas White. Donne che hanno studiato nei migliori atenei, parlano perfettamente l’inglese, sanno di finanza, hanno fatto esperienze all’estero, realizzando quella spinta all’incremento della presenza femminile voluto da Mao, autore dello slogan: le donne tengono su metà del cielo. Hangui, tartarughe di mare, così vengono chiamati in Cina i cinesi che si formano all’estero ma poi tornano a casa. Quella di Zhang è una storia simile a quella di tante altre e tanti altri tycoon cinesi. Povera di nascita, ricca di testardaggine e capacità. Le cronache raccontano che emigra a Hong Kong con la madre, ex traduttrice ufficiale del Partito comunista, all’età di 14 anni e con lei vive in una minuscola stanza con due letti a castello. Per tirare avanti lavora come operaia in una società di elettronica, mette da parte i soldi e infine parte per Londra dove segue un corso di studi per segretarie. Lavora, ma continua a studiare fino al master, finché viene assunta dalla London Investment Bank che la manda a Hong Kong. Finché conosce Pan Shiyi, anche lui self made man. «Se io sono cresciuta con niente, lui è cresciuto con ancora meno», ama ripetere. Amore e business, il colpo di fulmine è unico: in quattro giorni si sposano e insieme fondano Hongshi (pietra rossa), la start-up che ha dato vita nel tempo all’impero di famiglia. Soldi e fama corrono di pari passo. E Zhang è diventata una protagonista cameo nel film di Oliver Stone, Wall Street, Money never sleeps (i soldi non dormono mai). Di fatto non corrisponde allo stereotipo del manager spietato e senza scrupoli, mantiene piuttosto un profilo basso, gira in Lexus, e non in Ferrari, considerato il top tra i cinesi. La sera, dice, preferisce stare in casa con i figli. Blog e interviste sono tutte all’insegna della democrazia, della lotta all’inquinamento, del risparmio energetico. Uno stile che ben si addice alle nuove politiche spartane del governo cinese che ha deciso di reprimere la corruzione e, dunque, anche il lusso ostentato, spesso considerato il prezzo e dunque l’immagine stessa della corruzione. E la corruzione, in Cina come altrove, è particolarmente annidata nel settore del real estate e degli appalti pubblici, dove sono esplosi negli ultimi anni clamorosi scandali. Anche Zhang è stata lambita dai sospetti. Secondo alcuni organi di stampa, riporta sempre Thomas White, sarebbe oggetto di un’inchiesta per complicità in un caso di riciclaggio. Dal blog Zhang Xin ha fermamente sostenuto la sua innocenza. E niente e nessuno la ferma. Ha dichiarato di voler investire 10 miliardi di yuan quest’anno per acquistare terreni, siti in fase di sviluppo e completare progetti nelle due principali città cinesi di Pechino e Shanghai. Alla faccia della bolla immobiliare. «Oltre alla metà del cielo, vuole sostenere anche la metà della terra », forse hanno ragione gli analisti di Thomas White. Nel disegno Zhang Xing vista da Dariush Radpour Ceo di Soho China ha fondato il gruppo con il marito Pan Shiyi