Antonio Ingroia, la Repubblica 13/4/2013, 13 aprile 2013
HO PERSO LE ELEZIONI NON LA MIA STORIA
Caro direttore, se avessi voglia di scherzare, potrei dire che da giudice clemente, di fronte al pezzo di Francesco Merlo, forse rileverei il difetto di dolo.
Ma, avendo fatto il pm per venticinque anni, non posso dimenticare il principio "ignorantia legis non excusat" e che a un giornalista non si può scusare neppure l´ignoranza dei fatti e delle persone. Però, di fronte ad un articolo così c´è poco da scherzare, e quindi tralascio il tono di dileggio che credo di non meritarmi e mi limito a ristabilire la verità dei fatti.
Merlo mi definisce «perdente» e parla di «triste parabola di autodistruzione». Se si riferisce all´esito elettorale, la sconfitta è innegabile, anche se non si può ignorare che è stata frutto anche delle difficili, quasi proibitive, condizioni esterne in cui è maturata, alleanze mancate comprese, e della peggior legge elettorale immaginabile che ha portato in Parlamento drappelli di eletti in liste che hanno riportato centinaia di migliaia di voti in meno di Rivoluzione civile. Se si riferisce ad altro, vorrei ricordargli che tutti i processi e le indagini di cui mi sono occupato hanno avuto importanti conferme processuali. Dalla condanna definitiva di Contrada, alle varie condanne di Dell´Utri fino al recente rinvio a giudizio di tutti gli imputati del processo della "trattativa Stato-mafia". Quindi, non so di quale parabola parli. La mia ormai lunga carriera di magistrato antimafia, con tutti gli annessi e connessi (vita blindata ventennale, esposizione permanente, attacchi delegittimanti, etc.) forse meriterebbe maggiore rispetto, ed è amaro che debba essere io a rammentarlo.
Quanto al trasferimento ad Aosta, nessuna iattanza, ma il richiamo a principi di buona amministrazione e di ragionevolezza istituzionale nell´uso delle risorse umane a disposizione. Ho il massimo rispetto del lavoro e della professionalità dei colleghi di Aosta, ma la prima decisione del Csm era di mandarmi come giudice in soprannumero e per questo ho parlato ironicamente di "scaldare la sedia". Oggi il Csm cambia idea e, facendo un´eccezione alla regola, dice che posso fare il pm, ma solo ad Aosta. Sicché ho replicato che, fatta un´eccezione, forse si poteva fare anche quella di mandarmi in una procura distrettuale antimafia o alla procura nazionale antimafia.
Ho anche prospettato l´alternativa, offertami dal presidente Crocetta, di mettere a frutto la mia esperienza per mettere ordine in un ente in passato nelle mani della "mafia in guanti gialli" ed oggi sospettato di opacità e gestioni illecite, al punto da avere indotto il presidente della Regione a presentare denuncia alla procura di Palermo. Credevo (e credo) fosse un incarico più in linea con la mia esperienza professionale.
Ulteriore rettifica. Non ho mai lasciato un´indagine incompiuta, neppure l´indagine sulla "trattativa Stato-mafia". Proprio per portarla sino in fondo ho accettato la proposta di incarico dell´Onu in Guatemala solo dopo l´estate 2012, quindi non prima di aver firmato l´atto conclusivo dell´indagine, la richiesta di rinvio a giudizio poi integralmente accolta dal gup per avviare un processo che sarà seguito dal validissimo pool di magistrati che ho coordinato fino a qualche mese fa.
Che l´incarico in Guatemala sia stato breve me ne dolgo, ma non ha impressionato per nulla l´organismo delle Nazioni Unite dove il rapido avvicendamento dei funzionari è la regola, tanto che il mio predecessore argentino vi era rimasto solo un paio di mesi in più di me.
Quanto alla politica, è ovvio che un mio rientro in magistratura non potrebbe non determinare un mio allontanamento, ma il movimento da me fondato continuerà ad andare avanti sulle sue gambe che nel frattempo si sta dando con un radicamento territoriale ed un suo coordinamento nazionale.
Infine, una domanda. A che devo tanta malevolenza? Perché accusarmi di avere "usato" le mie indagini per chissà cosa, quando i negativi risultati elettorali evidenziano semmai che non incarno il modello di quei tanti "calcolatori di carriera" che affollano il Paese, magistratura compresa? Ho sbagliato in alcune mie scelte, come tutti non sono infallibile. Ma l´ho fatto in buona fede, nella convinzione che servisse una politica non più nemica della verità e della giustizia, ma alleata della magistratura nel contrasto alle mafie e al malaffare, e nella ricerca delle troppe verità negate della nostra storia. Avendo commesso errori il diritto di critica è legittimo, mentre il rispetto delle persone e delle loro storie è doveroso e la crocifissione dovrebbe essere evitata.
Caro Ingroia, ricostruisca i fatti come le pare, ma eviti di aggiustare le mie parole per la sua comodità polemica. Nel mio articolo non c´erano né il dileggio né la malevolenza né il mancato riconoscimento della sua biografia antimafia. C´era invece l´esplicito e dolente rammarico che una storia come la sua sia finita nel canovaccio grottesco della politica politicante. Anche questa lettera, con le precisazioni da tribuna politica, suona triste alle mie orecchie. Infine: io rispetto la sua buona fede, lei impari a rispettare la mia. (f.m.)