Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 14/4/2013, 14 aprile 2013
La lotta all’evasione fiscale ha dominato le discussioni ieri qui a Dublino tra i ministri finanziari dell’Unione
La lotta all’evasione fiscale ha dominato le discussioni ieri qui a Dublino tra i ministri finanziari dell’Unione. Segnati da un aumento del debito pubblico, come l’Italia, o da gravi scandali fiscali, come la Francia, i paesi europei hanno indicato di voler adottare un nuovo giro di vite in un ambito nel quale prevale ancora l’unanimità dei 27. Il clima è certamente cambiato in Europa sul fronte dell’evasione fiscale, anche se la strada rimane tortuosa, fosse solo per le resistenze dell’Austria. «Gli stati membri vogliono un accordo rapido sulla nuova direttiva risparmio e un mandato per negoziare accordi più forti con la Svizzera e altri paesi», ha detto ieri il Commissario al Fisco, Algirdas Semeta. L’uomo politico lituano ha detto che l’intesa potrebbe giungere «nel giro di settimane», precisando che al prossimo Ecofin i ministri potrebbero preparare un pacchetto in vista del vertice dei capi di stato e di governo del 22 maggio dedicato alla lotta all’evasione fiscale. Il rafforzamento della direttiva risparmio è in ballo dal 2008 (prevede di includere anche gli interessi provenienti da strumenti innovativi oltre che da conti di risparmio), ed è stato bloccato finora dal Lussemburgo e dall’Austria. Il Granducato ha annunciato martedì che adotterà dal 2015 lo scambio automatico di informazioni sugli interessi. È forte la pressione perché anche Vienna faccia altrettanto. Il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann è favorevole; il ministro delle Finanze democristiano Maria Fekter contrario. «La discussione di oggi - ha affermato Semeta - dimostra che l’Austria sta riflettendo seriamente alla strada da percorrere (...). Capisco le difficoltà che il paese sta affrontando internamente, ma al tempo stesso vedo una apertura in questo campo». Cinque paesi, poi diventati almeno nove, hanno annunciato questa settimana la nascita di «una piattaforma multilaterale di scambio di informazioni». A Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, si sono aggiunti Polonia, Olanda, Romania e Belgio. Nei fatti questa proposta non aggiunge nulla a quanto è già stato approvato a livello europeo, seppur con molte eccezioni e concessioni. Il 1° gennaio di quest’anno è entrata in vigore una direttiva che prevede lo scambio di informazioni tra i 27. Fino al 2015, lo scambio relativo a cinque redditi (lavoro, pensione, assicurazioni-vita, immobiliari e gettoni di presenza) è su richiesta, se i dati sono a disposizione. Dal 2015 lo scambio diventerà automatico, ma solo per quanto riguarda tre redditi su cinque. Il testo legislativo lascia quindi agli stati membri un certo margine di manovra, tanto più che la scelta dei redditi è nazionale (si capisce quindi che l’apertura lussemburghese di questa settimana è importante, ma non va esagerata). Nel 2017, i redditi oggetto dello scambio di informazioni saliranno a otto, con l’aggiunta dei dividendi, delle plusvalenze e dei diritti d’autore (royalties). Resta la clausola relativa alla disposizione dei dati. Ieri Semeta ha fatto capire che lo scadenzario e le modalità di applicazione potrebbero cambiare: «Si vuole - ha detto - avanzare più rapidamente».