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 2013  aprile 15 Lunedì calendario

FASCISMO, MICROCHIP E DENARO CINQUESTELLE CAMPIONI DI GAFFE

La vera difficoltà è ricordarle tutte, le gaffe: ci si riempiono pagine di taccuino perché, puntuale come il sole che sorge, il cittadino a cinque stelle infila il gioiello quotidiano. L’ultimo è della più prolifica, Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera che in un eccesso di minimalismo ha sottoposto a referendum la questione degli scontrini per 250 euro smarriti nel furto del portafoglio. Che fare? Rinunciare al gruzzolo o chiedere comunque il rimborso? La democrazia diretta e dal basso ha risposto col rituale vaffa: con quel che guadagni, rinuncia ai due soldi e non romperci le scatole. Pensa un po’ che destino per una che aveva esordito nella carriera istituzionale con una cantonata ad amplissimo respiro: il riconoscimento di un fascismo buono. Erano gli stessi giorni nei quali il collega Paolo Bernini esprimeva preoccupazione per il controllo globale tramite microchip sottocutanei.

Come si vede, il catalogo è ricchissimo, e non lo si propone per gusto dello sfottò o per bocciare i grillini a prima vista. Semplicemente per ricordare che la vita nella scatola più pubblica d’Italia - il Parlamento - è ricca di effetti collaterali. Anche gravi, e all’inizio spesso sottovalutati. Il capogruppo al Senato, Vito Crimi, dopo essere stato a colloquio col presidente della Repubblica, riferì ai suoi che «Napolitano è stato attento, non si è addormentato: Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio». Non è vero che la prodezza della Lombardi sia stata equivalente: lei effettivamente riferiva una confidenza del capo dello Stato («vado a fare il nonno»), ma come ha sottolineato Aldo Grasso sul Corriere , le confidenze tali dovrebbero restare, se si posseggono i principi della buona creanza. Il punto è che il grillino medio ritiene necessario testimoniare la tempra rivoluzionaria con l’impudenza: Gessica Rostellato la esibì con Rosi Bindi, rifiutandosi di stringerle la mano, e la Lombardi con Pierluigi Bersani nella celebre diretta streaming: «Sembrava di essere a Ballarò». Lei si è armata della sfrontatezza grillesca ma ancora non pare averne lo spessore. Altrimenti sarebbe dura spiegarsi l’aggettivo - «porcata» - con il quale la Lombardi definì lo stanziamento di fondi alle amministrazioni perché paghino i debiti ai privati.

È presumibile che la capogruppo sia oggi in testa alla speciale classifica proprio perché è più esposta. Anche Crimi del resto ci sta dando dentro. Quando dichiarò Bersani un premier preferibile a Mario Monti, dovette risistemare le cose Beppe Grillo: per noi pari sono. E dunque resta da stabilire di chi fosse la gaffe. Anche il sommo Beppe, infatti, ha avuto le sue giornatacce, come quella delle quirinarie sabotate dagli hacker; poi si attribuì al Megafono l’intenzione di voler risistemare il risultato, e l’accusa era deboluccia. Piuttosto non ci si aspettava un tale sacrilegio nella cattedrale della web-democracy.

Non c’è la controprova, ma sarebbe bello sentire i commenti di Grillo se le medesime faccende riguardassero altri. Che direbbe del cittadino Andrea Colletti che dopo la prima e fin qui unica votazione intervenne per denunciare il sistematico ricorso ai pianisti? «Lei non mi può interrompere», disse poi Colletti al presidente di turno, Maurizio Lupi, in un’interpretazione innovativa della prassi parlamentare. Che direbbe del cittadino Adriano Zaccagnini (e commensali affini) fotografato durante un pranzo neo-castale ai tavoli del ristorante della Camera (15 euro a carico del deputato, 80-90 della comunità). Si tratta invece di piccole manchevolezze, e col tempo saranno corrette. Ma bisogna affrettarsi visti i ritmi vertiginosi con cui fioccano. Specialmente i primi giorni, i ragazzi a cinque stelle guardavano tutti in cagnesco e se ne andavano in giro per il transatlantico coi bicchieri di Coca Cola o senza giacca, rincorsi da dipendenti imploranti e disperati («lei non può dirci che cosa dobbiamo fare», si inalberò la Lombardi. «Siamo pagati per quello», replicò l’altro). Insomma, tutto un po’ confuso, un po’ amatoriale. Come le riunioni segrete e a porte chiuse, da quelle all’hotel Saint John all’alba della legislatura a quella di Fiumicino, coi cronisti all’inseguimento dei pullman: trovate che hanno il solo risultato di restituire un ambaradan psichedelico, per il gusto da commedia di chi scrive e di chi legge.