Oscar Grazioli, il Giornale 12/4/2013, 12 aprile 2013
AUGURI MOSTRO DI LOCH NESS 80 ANNI, MA NON LI DIMOSTRA
Era il 14 aprile di 80 anni fa, quando una coppia che passeggiava sulle rive di un laghetto scozzese vide per la prima volta Nessie, forse la più famosa creatura leggendaria del mondo. Il 2 maggio, i quotidiani inglesi rip ortavano con grande evidenza l’esistenza di un «Loch Ness monster». La prima (supposta) fotografia di Nessie fu scattata il 12 novembre da Rutter. Pareva somigliare a un enorme cane. Nel 1967 fece scalpore il filmato di Dick Raynor che immortalava un essere serpentiforme con un lungo collo. Nonostante migliaia di foto visibilmente contraffatte e lunghi anni di assenza, Nessie rimane nel cuore degli inglesi. Lo dimostra il simposio scientifico tenuto a Edimburgo pochi giorni fa, in cui, su 80 partecipanti, 20 hanno confermato di credere in Nessie, 15 di essere scettici e gli altri hanno aperto le braccia dubbiosi. Il Dr. Roland Watson crede si tratti di un enorme anfibio, Adrian Shine che sia imparentato con le lontre, altri che sia un plesiosauro sopravvissuto al Giurassico. Fatto sta che, da qual lontano 1933, il lago di Loch Ness è meta di turismo mondiale. E qualche maligno avanza ipotesi non peregrine riguardo alla sua popolarità.
Esistono, non esistono? Sono leggende cui, in qualche modo ci piace credere, perché abbiamo bisogno di qualcosa di misterioso e possente che ridimensioni il nostro smisurato antropocentrismo? Esisterà davvero lo Yeti, la straordinaria creatura che gli sherpa nepalesi non osano chiamare come noi «L’abominevole uomo delle nevi» ma molto più prudentemente «Quella cosa là» (Yeh Teh)? Il primo ad avvistarne le impronte fu il colonnello britannico A. L. Waddell, nel 1889 a una quota di 5.000 metri di altezza, alla frontiera tra Nepal, Tibet e Buthan e fino aoggi sono state avvistate e fotografate solo impronte. Si tratterebbe di una specie di gigantesco ominide, alto oltre tre metri con una folta pelliccia argentata. Scalpi, dita essiccate e altri reperti mai ritenuti attendibili dimorano presso le celle dei monaci tibetani. Nel 1986, lo scalatore Reinhold Messner avvistò, in una regione del Tibet orientale, uno Yeti, che descrisse come un enorme essere, ritto sulle zampe posteriori, in posizione bipede, che guardava nella sua direzione e che iniziò a fischiare per minacciarlo. Lo Yeti ha molti «parenti» meno noti nel mondo: l’Alma sulle montagne cinesi, lo Xuèrèn in Malesia e Chuchuuna in Russia.Più noto il Sasquatch o Bigfoot (Grandi Piedi) «avvistato» nel 1811 negli stati di Washington e Oregon (Usa). Grande come lo Yeti ma dalla peluria rosso scura, se avesse scarpe sarebbero di numero prossimo al 50. Completamente diverso il Chupacabra o «succhiatore di capre», avvistato in America Latina (Cile) e Texas. Ben poco amichevole, una delle rappresentazioni più tipiche è quella di un animale piuttosto pesante, della taglia di un piccolo orso, con una fila di aculei dalla testa alla base della coda. Poco raccomandabile andarlo a cercare. Più inquietante ancora il Mothman (Uomo Falena), una misteriosa creatura che sarebbe stata ripetutamente avvistata in Virginia e in Ohio fra il novembre 1966 e il dicembre 1967. I testimoni hanno descritto l’entità come un essere delle dimensioni di un uomo, con le ali e grandi occhi rossi rifrangenti o luminosi, e dotato inoltre di una velocità innaturale. Insomma, le nostre pantere nere estive, i nostri coccodrilli nel Po e i serpentoni di quindici metri nei fossi campestri è tutta roba da ridere. Meglio della politica.