Malcom Moore, il Fatto Quotidiano 12/4/2013, 12 aprile 2013
NON CI SARA’ MAI UNA GUERRA STIAMO MORENDO DI FAME
L’esercito nordcoreano era profondamente spaccato sulla nomina di Kim Jong-un a comandante in capo delle Forze armate”. È quanto ha dichiarato un ex ufficiale, il colonnello Kim, 42 anni, vestito molto modestamente: scarpe di gomma, tuta da lavoro e uncappottone militare di colore verde. Costretto poi a scappare dalla Corea del Nord dopo aver ucciso un collega nel corso di uno dei violenti scontri scoppiati tra unità dell’esercito. “Ho ucciso un comandante a tre stelle, un ufficiale del mio stesso grado”, rivela Kim. “Capeggiava la fazione che sosteneva Kim Jong-un. Le tensioni erano fortissime. Nel corso di un violento scontro fummo circondati e molti dei miei uomini vennero arrestati. Riuscii a raggiungere la caserma e a radunare dei rinforzi. Quando siamo tornati sul posto ho sparato al comandante poi sono fuggito.
Gli scontri di cui parla, colonnello Kim, hanno avuto luogo alla fine del 2011, poco prima che Kim Jong-un succedesse al padre nella carica di “comandante supremo” dell’Esercito Popolare della Corea del Nord, un esercito forte di 1.200.000 effettivi e che sostituisce il fulcro del potere in un Paese largamente militarizzato.
I disordini sono precedenti all’ascesa al potere di Kim Jong-un, ma da tempo si sapeva che era lui il successore designato. Molti avversavano questa scelta. Ma tutti gli oppositori sono stati rimossi e arrestati e Kim Jong-un è diventato leader supremo della Corea del Nord.
Il suo gruppo sosteneva la candidatura del presidente della Repubblica, l’ottantacinquenne Kim Jong-nam. L’attuale linea politica aggressiva potrebbe essere la conseguenza delle divisioni all’interno delle Forze armate e del desiderio del trentenne leader di consolidare il proprio potere. Le voci di divisioni nell’esercito avrebbero allarmato Kim Jong-un che, infatti, rimosse dal comando diversi generali. Negli ultimi due anni lei si è nascosto in Cina non uscendo quasi mai di casa in attesa di poter raggiungere la Corea del Sud.
Sapevamo che la Corea del Sud si avviava a diventare un Paese democratico, che la gente viveva bene e che tutti avevano di che sfamarsi. Non avevo mai mangiato il riso e quando qui in Cina ho sentito per la prima volta l’odore del riso bollito mi è venuto da piangere.
Che cosa c’è dietro le minacce del governo nordcoreano?
Non so per quale ragione hanno deciso questa svolta. Prima di lasciare il Paese tutti parlavano della rivalità tra Kim Jong-un e suo fratello al quale non piace la Cina. Sono fratellastri, stesso padre, madri diversi, e non si sono mai amati. Ma non ci sarà alcuna guerra e il regime rimarrà ben saldo al potere malgrado i drammatici problemi in molte zone del Paese. La situazione è drammatica. La gente muore di fame. Ci sono alcuni ricchi, specialmente tra gli uomini politici, che maneggiano molto denaro, ma il resto della popolazione non ha nulla. Mio padre e mia madre sono morti di stenti e di fame e mio fratello più grande è morto di malattia.
Mentre parliamo, il colonnello Kim mi dice di aver controllato con la sua unità i lavori di scavo in alcune montagne dove dovevano essere piazzate installazioni militari in vista di un possibile conflitto.
Si scavavano trincee e gallerie per prepararsi alla guerra che non ci sarà mai. Alcuni lavori sono durati sei anni.
L’esercito della Corea del Nord è ancora forte?
Sì molto forte. Ma l’agente che l’ha aiutato a fuggire dalla Corea del Nord scoppia a ridere senza ritegno. “Gli dicono che sono l’esercito più forte del mondo e anche il meglio equipaggiato. In realtà hanno l’equipaggiamento che usavamo qui in Cina 60 anni fa!”, dice. Secondo Bermudez non disponiamo ancora di informazioni sufficienti per poter azzardare una ipotesi sulle ragioni che stanno spingendo il vertice del regime a minacciare l’uso di armi nucleari. È una cosa del tutto nuova. Da quando Kim Jong-un è al vertice della gerarchia del regime, ai militari è stato dato molto più potere e loro lo utilizzano senza capire quali potrebbero essere le reazioni della comunità internazionale e degli Stati Uniti.
SE KIM venisse catturato lo aspetterebbe la pena di morte o l’ergastolo in un gulag. L’intervista è avvenuta in un taxi parcheggiato nella campagna fuori Dandong. Quello che rideva è l’agente che ci ha messo in contatto con Kim e che spera di farlo arrivare in Corea del Sud: ha voluto 100 sterline per i suoi servigi. “Gli ho dato da mangiare”, dice l’agente. “Era magrissimo, ma in questi due anni ha mangiato bene e si è rimesso in carne. Sono in contatto con le spie sudcoreane che operano qui a Dandong. Si occupano principalmente di ottenere informazioni sui rapporti tra la Cina e la Corea del Nord, ma mi pagano per aiutare i nordcoreani a raggiungerla Corea del Sud. Probabilmente il colonnello Kim verrà venduto il mese prossimo, ma fino ad allora i nordcoreani gli daranno la caccia”. L’agente, che ha i lineamenti da coreano e indossa un giaccone alquanto vistoso, si rifiuta di dirmi come si chiama. Mi dice di aver fatto passare in Corea del Sud da 60 a 80 persone solo l’anno passato. Molti erano fuggiti durante i disordini scoppiati a Manpo, un’altra città nordcoreana vicina al confine. “Su dieci tentativi di fuga, solo tre riescono”, dice con aria rassegnata l’agente. “Gli altri vengono arrestati o uccisi dalla polizia di frontiera”.