Alessandra Bianchi, l’Espresso 12/4/2013, 12 aprile 2013
A QUALCUNA PIACE PORNO
Porno è donna, e la rivoluzione femminile è in atto. Parte dalla Francia e ha un nome che fa pensare a qualcosa di dolce, "Dorcelle". Non è il nome di una nuova prelibatezza, ma quello di un piatto gustoso proposto da un sito francese che ha deciso di specializzarsi nel porno per donne. Ovvero: offrire film hardcore che vadano incontro ai gusti femminili, rispettino le loro esigenze e stimolino i loro desideri, senza mai rinnegare l’essenza stessa del porno, cioè qualcosa di estremo, di forte e di provocatorio.
L’idea è nata da specialiste del settore: le signore in questione, infatti, lavorano nella casa di produzione Marc Dorcel, firma di successo del porno francese dal 1979. In otto tra impiegate, pornostar ed ex attrici si sono ritrovate a discutere di cosa piace alle donne. Chiacchiere in libertà, fatte nella pausa caffé degli orari di lavoro. Che però hanno avuto un risultato molto concreto: «Ne abbiamo parlato subito con Grégory Dorcel, il figlio di Marc, che ci ha dato carta bianca», racconta sorridente e spigliata Adeline Aufray, una delle ideatrici del sito, nato a fine novembre 2012. Che in poco tempo ha già ottenuto un gran bel successo: dal lancio del sito 562 mila visitatori unici, 3.5 milioni di pagine viste. Certo, resta il dubbio sul sesso dell’acquirente di film, ma il porno pare si gusti anche meglio in due.
I dubbi sui desideri dell’altra metà del cielo, del resto, sono stati fugati da un sondaggio fatto realizzare a settembre da Gregory Dorcel all’Ifop (Institut français d’opinion publique, prestigioso istituto di ricerca), insieme a un’inchiesta condotta dalla rivista degli studenti di Sciences Po, "L’Imparfaite": il dato più interessante è che l’82 per cento delle francesi ha dichiarato di aver visto almeno un film porno, il 50 per cento di averlo fatto da sola, circa il 20 per cento di vederne regolarmente (contro il 63 per cento degli uomini). Un effetto collaterale delle "50 sfumature" di E.L.James, in cui le frontiere dell’eros femminile sono state così attentamente esplorate?
Il sito pioniere del settore, in ogni caso, non si propone soltanto di produrre e distribuire film hard per le donne: vuole essere per loro anche un punto di incontro, addirittura un "webzine femminile" che offra consigli, testimonianze e interviste, sviluppi tematiche, oltre che uno store dove si possa acquistare di tutto, compresa la lingerie. Non solo: intende offrire anche racconti in prima persona delle porno star. «L’occhio vuole la sua parte, soprattutto in questo settore», dice Adeline.
Ma c’è davvero differenza tra un film porno pensato per le donne e uno rivolto a un pubblico maschile? O si tratta soltanto di un colpo geniale di marketing? «No, le richieste sono davvero diverse. L’uomo va subito al sodo, esige scene molto esplicite. La donna invece cerca un contesto credibile, una storia. Fa attenzione all’ambiente, ai vestiti, ai dettagli. Attenzione, non significa che non voglia anche lei scene forti o pensi a un film romantico: stiamo parlando sempre di porno, di ricerca di eccitazione sessuale pari a quella dell’uomo, questi film non sono più soft. Però la donna vuole anche che ci sia una costruzione della storia, una trama, che il desiderio aumenti mentre si va avanti nella storia». Questione di confezione, che deve essere impeccabile.
Il sondaggio è chiarissimo in questo senso: la prima cosa cui le donne fanno molta attenzione è l’aspetto fisico degli attori, che deve essere naturale (per il 40 per cento delle intervistate): no dunque alle siliconate dai seni impensabili nella realtà, a dimensioni esagerate del pene o a pratiche erotiche talmente complicate da risultare di fatto poco credibili. Deve esserci realismo nelle scene (per il 35 per cento), e lo scenario è importante per il 37. Conta molto anche la bellezza degli interpreti (35 per cento). Insomma, porno sì ma con classe. «Non chiedono film in cui ci si scambiano coccole o che finiscano con un bel matrimonio: le scene devono essere in ogni caso hard. Guai però a proporgli cliché o situazioni stereotipate, tipo l’idraulico che arriva a casa e dopo due minuti ha già la padrona di casa nuda tra le sue braccia che lo masturba. Tantomeno i travestimenti da infermiera o insegnante. Per carità», chiarisce netta Adeline.
Per il lancio, Dorcelle ha attinto dall’immenso catalogo di film prodotti dalla casa madre, scegliendo quelli che vanno più incontro ai gusti delle donne, scelta fatta dalla redazione esclusivamente femminile di Dorcelle. Ma se le cose andranno bene, come al momento sicuramente sembra, comincerà la produzione di film ad hoc: mercato tutto da scoprire ed esplorare, che potrebbe dare risultati importanti. Secondo Adeline Aufray non è affatto necessario che questi film siano girati da donne: «Quando vado al cinema io non mi pongo certo il problema se il regista è un uomo o una donna: conta solo che il film mi piaccia. E per il porno è uguale. Noi per esempio lavoriamo spesso con Hervé Bodilis: occhio molto attento all’estetica ma anche gusto profondamente perverso. Nei suoi film c’è sempre molta dominazione: l’aspetto più richiesto sia dalle donne che dagli uomini, il fantasma più diffuso».
Un’altra differenza si nota nella classificazione dei film. Per gli uomini si ricorre alla suddivisione per pratiche: sodomia, orge, sadomaso, eiaculazione facciale eccetera. Per le donne si preferisce puntare sul genere: storie, film da guardare in coppia, vintage, glamour.
Una rivoluzione, comunque, è in atto, nonostante resti ancora parecchia ritrosia nell’ammettere di consumare film porno. Dorcel traccia la via, aperta peraltro dalla svedese Erika Lust, regista e produttrice di film porno come "Cabaret Desirs", o dall’americana Candida Royalle. Anche mostrando che si può vivere il fenomeno con ironia: non a caso sul sito si trova la sezione delle parodie di film hard classici, che può aiutare chi è alle sue prime esperienze a viverle in modo più rilassato, e quella dedicata a racconti di flop e delusioni.
Non solo immagini, quindi, ma anche testi. Erotismo e parole. L’articolo "Oso la sodomia", scritto da Coralie Trinh Thi, scrittrice ed ex pornoattrice di successo, parte attiva del sito come la pornostar Katsuni, è quello finora più cliccato: il 25 per cento di internauti non ha resistito alla curiosità. Lei, bruna prorompente, spiega perché: «Ho cercato di scriverlo con un tono alla Dorcelle: dovevo trovare il giusto equilibrio tra uno stile leggero ma al tempo stesso eccitante. Sul genere ho scritto anche due guide. Cerco di dare consigli, detesto il concetto di "educazione sessuale" perché non si educano le persone al sesso. Semplicemente, si prova a dare consigli perché possano liberarsi».
Per Coralie, che appena ventenne con Dorcel vinse il premio "Hot d’or" (sorta di Oscar del porno) come miglior attrice europea per il film "La Princesse et la Pute", bisogna però fare una precisazione: «Le donne adorano il porno, io lo dico da anni, e infatti adoro l’idea che esista un sito specificamente rivolto a loro. Però non bisogna mettere paletti troppo rigidi alle espressioni umane dell’erotismo. Conosco uomini che da un film porno si aspettano comunque una trama, certi dettagli alla Dorcelle, e altri che desiderano invece esclusivamente scene hard molto esplicite. Insomma, voglio dire che alcuni uomini sono in realtà molto più "romantici" di certe mie amiche, mentre tante donne hanno timore di ammettere che gli piacerebbe guardare film assolutamente crudi».
Coralie cita infatti un documentario trasmesso su una rete televisiva francese: «Riferiva di un esperimento effettuato su alcune donne cui erano stati applicati sensori sui genitali mentre guardavano film pornografici. Tutte, in buonafede peraltro, avevano risposto che il film non aveva provocato in loro alcun effetto, ma le loro reazioni fisiologiche dimostravano il contrario: erano eccitate eccome. Però è ancora molto poco accettabile culturalmente e socialmente che una donna ammetta di essere intrigata da questo tipo di film. Probabilmente ci vorranno ancora anni perché diventi normale, che si possa guardare un film hardcore in una serata tra amiche, magari con allegria e un po’ d’ironia».
Coralie in Francia è particolarmente famosa perché insieme all’amica Virgine Despentes ha firmato la regia di "Baise-moi" (Scopami), titolo che di per sé era una geniale provocazione ma che di pornografico aveva molto poco. «Fosse stato un porno, sarebbe stato il più fallimentare della storia: il pornografico deve eccitare, provocare il desiderio di masturbarsi. Ma cambiare quel titolo era impensabile».
Sorpresa: secondo il sondaggio, una su tre delle donne che guardano regolarmente porno sarebbe vergine; non solo: il 17 per cento è costituito da ragazze che hanno meno di 25 anni. Ma allora chi è la donna-tipo che consuma questo genere di cinematografia? Adeline Aufray ha le idee chiare: «Una come me. Che vive in città, non ha complessi, giovane ma non ragazzina - diciamo sui 32 anni - al passo coi tempi e con la realtà». Un profilo molto simile a quello di chi acquista i sex-toys, e tra questi in particolare il gettonatissimo "Rabbit", salito agli onori della cronache grazie al suo utilizzo nella serie televisiva cult "Sex and the city".
Che il vibratore sia l’oggetto più venduto nei sex shop viene confermato anche nel raffinato negozio "Le passage du désir". Specchio dei tempi che cambiano, vede spesso momenti in cui la sua clientela è soltanto femminile. Donne di ogni età, da studentesse a signore un po’ agée. «Il vibratore è sempre l’oggetto più richiesto, infatti ne proponiamo di tutti i prezzi», confermano le commesse. E, se è vero che negli ultimi anni fa tendenza averne uno in borsa, è anche vero che conta la ricercatezza del modello: «Per certi oggetti estetica e dettagli sono determinanti», dichiara la bruna Régine, che ne sta scegliendo uno dei più costosi: «Proprio come nei film hardcore».