Marco Franchi, il Fatto Quotidiano 9/4/2013, 9 aprile 2013
RIZZOLI-CORRIERE, IL DOPPIO NODO DI CONTI E DIREZIONE
Era il 30 marzo del 2009 quando Ferruccio de Bortoli venne nominato all’unanimità direttore del Corriere della Sera. Unanimità che in casa Rcs da qualche tempo pare non ci sia più. Da mesi si rincorrono le voci di un imminente cambio in via Solferino. E il nome più gettonato è sempre quello di Mario Calabresi, oggi a La Stampa. I gossip di redazione vanno incrociati con quelli della City milanese dove si guarda soprattutto alle mosse della “maggioranza a geometria varabile” dei grandi azionisti di Rcs con un Calabresi assai più gradito al ticket Mediobanca-Fiat (già sponsor del nuovo amministratore delegato Pietro Scott Jovane) e altri soci (come Intesa Sanpaolo) che invece preferirebbero mantenere lo status quo. Anche in attesa di capire chi andrà al governo.
NEL FRATTEMPO De Bortoli cerca di mediatore nella delicata trattativa tra il Cdr, la rappresentanza sindacale dei giornalisti (che ieri ha pubblicato l’ennesimo comunicato sulle pagine del giornale chiedendo di evitare il muro contro muro) e l’azienda sul piano di riorganizzazione del gruppo editoriale, Anche per non passare alla storia come il direttore dei maxi-tagli al Corriere. In una lettera ai giornalisti suggerisce di valutare, oltre a un certo numero di pensionamenti e prepensionamenti, la possibilità di rinegoziare alcuni istituti contrattuali per ridurre nei prossimi tre anni il costo del lavoro. Il tutto “senza trascurare la fasce più deboli”. L’ipotesi è quella di creare un contratto di solidarietà attivo che non pesi sui conti dell’Inpgi (l’Inps dei giornalisti) e trasformi parte dei sacrifici economici necessari in un prestito infruttifero all’azienda, che Rcs dovrebbe restituire al raggiungimento di certi risultati. Come gesto simbolico il direttore ha chiesto all’azienda di ridursi lo stipendio del 20 per cento partire da maggio. Ma la proposta non è stata accettata dai rappresentanti della Fistel Cisl. La partita sul futuro del Corriere della Sera si gioca sempre in parallelo con quella sui conti Rcs. Ieri i soci del patto di sindacato che controlla il 58% della Rizzoli si sono riuniti per fare la conta sulle adesioni all’aumento di capitale. "E’ stata una riunione proficua", ha detto Giampiero Pesenti, numero uno di Italmobiliare e presidente del patto, al termine dell’incontro quattro ore. Bocche cucite sull’orientamento che prenderà la famiglia indicata nelle ultime settimane fra gli indecisi eccellenti insieme ai piccoli soci industriali (Merloni, Lucchini, Bertazzoni) e alle big delle polizze Generali e Unipol. Pesenti ha solo ricordato anche che "un aumento di capitale al Corriere non lo abbiamo mai fatto”. E che comunque toccherà al cda di Italmobiliare decidere. Di sicuro, ha poi aggiunto, “non lo faccio tutto io. Bisogna vedere cosa faranno gli altri”.
L’OBIETTIVO RESTA trovare 400 milioni entro luglio e altri 200 nel 2015. Il minimo indispensabile per salvaguardare la continuità aziendale. Venerdi scorso le banche creditrici si sarebbero rese disponibili a fare la loro parte pro-quota: a guidare la fila dei creditori è Intesa Sanpaolo (300 milioni circa, azionista al 4,3%) seguita da Unicredit (l’ad Federico Ghizzoni ha precisato che la banca non è "ancora arrivata a discutere consorzio di collocamento e cifre” in attesa “di informazioni più precise"). Mediobanca (con il 13,7%) è invece esposta per una cinquantina di milioni. Alcuni analisti sostengono però che i 400 milioni di aumento serviranno solo a tamponare senza risolvere i problemi strutturali della società. Le banche hanno accettato di rinegoziare il debito in scadenza in cambio del rimborso di almeno 200 milioni. Quindi dei 400 milioni di aumento, nelle casse del gruppo editoriale ne entreranno meno della metà. A parte la quadra trovata dai grandi azionisti legati dal patto di sindacato che scadrà nel febbraio 2014, resta da capire cosa farà chi siede fuori dal salotto. Come Diego della Valle (che ha il 9%) o come Giuseppe Rotelli, titolare del 16,5%. Mentre i Benetton si sono già chiamati fuori. Il consiglio di amministrazione decisivo è comunque fissato per il 14 aprile. Poi i soci penseranno anche alla poltrona di direttore in via Solferino.