Stefania Berbenni, Panorama 11/4/2013, 11 aprile 2013
SESSO E ADOLESCENTI: ORA C’È IL MANUALE
La locomotiva d’Europa corre su binari non solo economici. E sempre ad alta velocità. Lo scorso anno i tedeschi sono stati i più assidui visitatori di Youporn, il re dei siti hard (terzi, gli italiani) e sempre nel 2012, Make love. Un manuale d’educazione sessuale è stato contemporaneamente nella testa dei giovani tedeschi e in testa alle classifiche di vendita. Il libriccino in questione ha venduto in poche settimane 200 mila copie e il 20 aprile arriverà in Italia, pubblicato da una piccola casa editrice, la Ippocampo, fiduciosa che i ragazzi italiani abbiano lo stesso bisogno di «istruzioni per l’uso» dei coetanei d’oltralpe, o che i genitori regalino il libro ai figli togliendosi così dall’imbarazzo di spiegare i basilari della materia (di più non potrebbero fare).
Ma in Make love non ci sono solo i basilari. C’è tutto: pratiche, varietà di gusti e di oggetti da usarsi, malattie veneree, Viagra, alcol, droghe, false convinzioni e psicologismo da mass market, prezioso però per una generazione che pur avendo visto tutto (Youporn and C.) sa pochissimo sul sesso e spesso è soffocata dalle naturali paure correlate.
Per essere certe del risultato pedagogo, le due autrici (una sessuologa e una giornalista) hanno corredato il testo di foto-verità scattate a ragazzi che si sono prestati all’obiettivo di Heji Shin, nota fotografa. Dal libro, l’arte dell’allusione è bandita, e così si viene a sapere come darsi piacere, quali i trucchi per una fellatio perfetta, come chiedere di più al partner, quali sono i pregi e i difetti delle varie posizioni. Un crescendo rossiniano di consigli leggiadri e un mozartiano sbeffeggiamento di chi si nega godimento mentre scorrono le scene (in foto) della pièce fisica. Dispiace che la partitura sia spesso da prontuario tecnico, con massime sparse tipo: «Essere bravi a letto significa soprattutto stare con se stessi e con l’altro», «Il sesso deve farvi bene, divertirvi», «Il nostro corpo è programmato per eccitarsi». Dei sentimenti in scena quando si pratica l’attività ginnica consigliata, poco o niente.
«Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?» scriveva Joseph Conrad; già, come si fa a spiegare ai ragazzini spossessati del vecchio corpo infantile perché stravolto dagli ormoni, che non si tratta solo di imparare una tecnica, ma che corpo e psiche, pelle e sentimenti si parlano? Lesbo e Catullo.
Forse sarebbe troppo chiedere anche questo a Make love: nell’Italia dove un under 14 su sei ha avuto un rapporto completo e dove la metà dei quindici-diciassettenni ha archiviato la fatidica «prima volta» (fonte Sigo, società italiana di ginecologia e ostetricia), il manuale tedesco è un regalo della provvidenza editoriale. Poco informati, molto confusi, i giovanissimi spesso si avventurano senza precauzioni nel corpo a corpo desiderato (solo il 39 per cento usa abitualmente il preservativo). E sono impauriti soprattutto dalla «prima volta». Chiedono ai coetanei o al web. Negli ultimi anni sono nati siti specializzati, una sorta di consultori in rete.
Con i genitori infatti è difficile confrontarsi, e comunque si preferisce non farlo: lo dice anche l’indagine conoscitiva voluta dall’istituto superiore di sanità su 250 ragazzi. Indagine che solleva madri e padri d’Italia dal senso di inadeguatezza nell’affrontare i temi sessuali. Anche se foste dei fuoriclasse in materia, i figli, nel 53,7 per cento se maschi e nel 55,9 se femmine, preferiscono evitare di parlare di sesso con i genitori.
Atteggiamento che Massimo Recalcati, accreditato psicoanalista, ritiene sano (è appena usato un suo testo sulla figura, latitante, del padre: Il complesso di Telemaco, Feltrinelli, 160 pagine, 14 euro). Il suo però è un discorso che parte da lontano; «In generale, c’è una proliferazione del dialogo a danno della comunicazione autentica. Quello che circola è una parola vuota». La febbre da social network, il bla-bla generale, i talk show, un sms a ogni fiato. «Uno dei falsi miti del nostro tempo è il dialogo fra genitori e figli quando sappiamo benissimo che il dialogo con gli adolescenti è impossibile. Questa cultura del dialogo deresponsabilizza i genitori: gli adolescenti hanno bisogno di "no", di limiti. Crescono con gli spigoli duri non con la marmellata del dialogo». Recalcati cita le parole di un suo giovane paziente: «Per me fare sesso è come fare jogging. Mi aiuta a scaricarmi».
Secondo una ricerca dell’Eurispes e Telefono azzurro (anno 2012), il 34,3 per cento degli adolescenti usa il web per non pensare. Che sia lo schermo grande del computer o quello minimo dello smartphone, la cyberdipendenza dilaga. E spesso la rete veicola l’idea di una sessualità squadernata: «È una sessualità apparentemente più libera, disincantata ma anche più cinica. L’erotismo ha invece bisogno di veli. Gli adolescenti delle generazioni passate vivevano la realtà come oppressiva rispetto al loro desiderio, allo slancio vitale, all’esplorazione del mondo. Oggi il problema vero di molti giovani è l’assenza di desiderio. Sono già esausti, ipersollecitati, spesso trattati da adulti con un’accelerazione pericolosa. La loro è un’apatia frivola».
Nel pendolo fra il fast sex consumato magari nel bagno di una discoteca e l’ansia da prestazione, c’è il territorio ingrato dell’adolescenza dove la sensazione di essere inadeguati irrompe inclemente. Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra di fama internazionale, ha scelto quel territorio per la sua professione: sono molti i testi e gli interventi sugli adolescenti; l’ultimo libro entra nel vivo del corpo dei giovanissimi fin dal titolo La paura di essere brutti. Gli adolescenti e il corpo (Cortina editore, 148 pagine, 12 euro), e riflette su canoni estetici, identità, condizionamenti. Così gli viene facile ricostruire il percorso tortuoso della sessualità nel periodo in cui si presenta più prepotente: «Un tempo si guardava alla natura come a qualcosa di colpevole: l’eccitazione, il corpo sessuato, il piacere dovevano vedersela con regole e restrizioni inculcate a poco a poco da un’educazione rigida. Poi è arrivata la libertà sessuale, la colpa è sparita ed è subentrata la vergogna di non essere all’altezza, di essere brutti, di non avere fascino. I due trofei da conquistare nella nostra società narcisista sono popolarità e visibilità. Se tu ragazzino pensi di non possedere i requisiti richiesti, ritiri il corpo dal commercio, dagli sguardi. Ed ecco i giovanissimi che non vanno a scuola, che si chiudono in casa o che tentano di cambiare il corpo con la chirurgia, o con l’obesità seppellendosi in un sarcofago di grasso, o con l’anoressia: "Non sopporto essere oggetto di desiderio, preferisco essere amata per le mie strepitose performance intellettuali"». Se i modelli estetici e comportamentali sono molto alti, si finisce per non raggiungerli. Cosi come non è un caso che funzionino libri, fumetti, serie tv che hanno come protagonisti ragazzi goffi, imbranati, insicuri. È infatti più rassicurante sapere che non c’è bisogno di esibire misure da Rocco Siffredi, né essere maestre di piacere a 14 anni. Ma chi te lo dice? Make love ricorda che quello che gira su Youporn non è vero sesso, inutile farsi prendere da trip di inadeguatezza. Charmet però ricorda che testo e contesto non sono scindibili: «I ragazzi sono dell’avviso che non sempre la sessualità deve stare dentro a una vita affettiva. Il piacere ha diritto in sé. Ma se sessualità è ginnastica, acrobazia, performance per l’occhio magari di un video, allora bisogna essere precisi, non approssimativi. Per un "amore" che è perfezione narcisistica ci vogliono le istruzioni per l’uso». Un manuale per l’appunto. Make love.