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 2013  aprile 11 Giovedì calendario

LA MISSIONE DI MADURO: CHAVISMO SENZA CHAVEZ

È il grande interrogativo che il governo venezuelano dovrà risolvere nei prossimi mesi, dopo le elezioni che avranno luogo domenica prossima, nelle quali l’attuale presidente in carica e candidato del chavismo, Nicolás Maduro, è dato per favorito.
“Chávez, lo juro, mi voto es por Maduro” (Chávez, giuro, il mio voto lo do a Maduro): lo slogan rimbomba incessantemente e a tutto volume attraverso gli altoparlanti di un piccolo camion sgangherato che attraversa le caldissime strade del centro di Barquisimeto, una città del centro-ovest del Venezuela (a 400 chilometri da Caracas), culla del chavismo e, curiosamente, una delle tre regioni venezuelane, delle 20 in cui è diviso il Paese, dove lo scorso ottobre ha trionfato l’opposizione antichavista. Il veicolo si ferma in Piazza Bolívar, dove gruppi di simpatizzanti chavisti cantano, ballano, mangiano arepas (pane di farina di mais, specialità tipica del Paese), bevono birra e bibite ghiacciate, vendono poster e “souvenir” del “Comandante”, come viene denominato Chávez, morto un mese fa, e sono soprattutto sicuri della vittoria dell’ex sindacalista e conducente di autobus Nicolás Maduro, che negli ultimi 6 anni è stato ministro degli Esteri del governo. Secondo il politologo Héctor Salas, laico, studioso di Gramsci e molto vicino alla Teologia della Liberazione, il problema del “chavismo senza Chávez” non si pone, perché “la sua eredità ideologica va oltre la persona, dal momento che ha avuto una serie di idee che poi ha realizzato e che i suoi sostenitori non hanno dubbi sul portare avanti, per esempio il fatto che il modo in cui tutto si decide è tramite le elezioni, dove il popolo si può esprimere liberamente”. Prima, a esempio, molta gente non poteva votare perché non riusciva a ottenere nemmeno una carta d’identità; ora, invece, tutti possono votare e persino nelle ultime elezioni del 7 ottobre 2012 che segnarono il nuovo mandato di Hugo Chávez, quest’ultimo ottenne la vittoria per una differenza di un milione e mezzo di preferenze. Anche l’opposizione ha aumentato i voti. Ma grazie alle elezioni, nessuno, nemmeno l’opposizione, ha messo in discussione la vittoria di Chávez. “Nelle prossime elezioni, tutti coloro che hanno votato Chávez voteranno per Maduro” aggiunge il politologo: “Dunque, il chavismo vuol dire seguire le idee di Chávez: che la sovranità del petrolio e che i profitti vadano al popolo, sono dettagli che alcuni considererebbero di taglio socialista, ma sempre ottenuti tramite democrazia”. “Il fatto che ora Chávez non sia più tra noi genera un altro fenomeno: la trasformazione del chavismo in tendenza ideologica all’interno del socialismo, come lo fu il gramscismo a suo tempo. Il chavismo è sudamericano, l’altro punto di riferimento finora era Mariátegui, l’intellettuale peruviano della prima metà del sec. XX, ma non c’è dubbio che il chavismo sarà una tendenza specifica del sec. XXI”, dice Salas. Uno dei compiti più urgenti del prossimo governo sarà risolvere due problemi molto seri: sicurezza e corruzione: “Sempre nel rispetto dei Diritti umani, uno dei punti fondamentali del programma di Maduro è mettere freno a quella cultura della violenza che ha caratteristiche specifiche, ovvero il concetto non è rubare per necessità, ma per alienazione: ti viene rubato qualcosa di lusso, che dà prestigio”. L’altra grande sfida sarà una dura lotta “contro la burocrazia statale che genera corruzione”, conclude il politologo. Tra una settimana si saprà il nome del prossimo presidente del Venezuela, che sicuramente sarà Nicolás Maduro, che avrà tra i suoi obiettivi immediati la difficile sfida di riconciliare un Paese spaccato a metà.