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 2013  aprile 05 Venerdì calendario

UNA TOMBA ETRUSCA DI 2.700 ANNI FA

Il pettorale finemente scolpito in oro, la grande fibula considerata uno dei capolavori insuperati dell’oreficeria antica, la collana con pendenti in oro e castoni con inserti d’ambra, il servizio di vasi in argento per la tavola, la situla (secchio cerimoniale) decorata con lamine d’argento ritagliate in figurine di leoni e grifi e palmette, il carro funebre con il quale il defunto fu accompagnato alla tomba, i grandi piatti in argento dorato decorati a sbalzo e cesello, le figurine di piangenti in bucchero, il calamaio con l’alfabetario che presenta la sequenza completa del modello greco e con il sillabario delle consonanti usate nella lingua parlata etrusca. Sono soltanto alcuni oggetti del fastoso corredo funebre rinvenuto nell’aprile del 1836 nella tomba Regolini-Galassi a Cerveteri. Ora per la prima volta, a duecento anni dalla scoperta, questo corredo appare risistemato all’interno del monumento funebre in una ricostruzione virtuale che da oggi si può ammirare in una saletta del Museo Gregoriano Etrusco all’interno dei Musei Vaticani. Al progetto europeo, denominato Etruscanning, hanno lavorato diverse istituzioni internazionali riunite nella Framework Culture 2007. I visitatori, spostandosi sul pavimento o muovendo le braccia al centro della stanza, interagiscono con ciascuno degli oggetti posizionati all’interno del tumulo, possono muoverli, esaminarli, ascoltare la voce della principessa e del guerriero che vi furono sepolti più di duemilasettecento anni fa e che raccontano i rituali che accompagnarono la cerimonia funebre. Si può anche ascoltare la storia del ritrovamento della tomba, avvenuto per caso ad opera di due archeologi improvvisati: l’arciprete di Cerveteri Alessandro Regolini e il generale in pensione Vincenzo Galassi. La struttura, in parte scavata nella roccia, in parte costruita in blocchi, era intatta. «Fu come entrare in un’astronave marziana sbarcata sulla Terra», commenta Maurizio Sannibale, oggi curatore del Museo Gregoriano Etrusco che nel 1838, dopo due anni di trattative, acquistò in blocco il corredo. Visibile nelle sale adiacenti alla ricostruzione in 3D della tomba, questo corredo è una delle più importanti testimonianze dell’arte etrusca, come ricorda il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci: «È importante anche per il mondo di oggi vedere come da culture diverse può scaturire un pensiero nuovo». Nelle suppellettili infatti si legge il contributo dell’arte egizia e di quella greca arcaica che si fondono nel nuovo modello etrusco.
Lauretta Colonnelli