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 2013  marzo 28 Giovedì calendario

RICORDI DI UN VIAGGIO, MARGUERITE E ADRIANO

Scorrendo le foto che mostrano Villa Adriana agli inizi del ’900 viene il dubbio sulla effettiva necessità di restaurare le aree archeologiche. Queste foto restituiscono un fascino che oggi è praticamente impossibile ritrovare. Fanno rivivere, raffigurate in un bianco e nero un pò ingiallito, quelle «rovine libere e selvagge» che incantarono Marguerite Yourcenar e ispirarono «Memorie di Adriano», il suo romanzo-capolavoro. Sembra di vedere l’imperatore passeggiare tra i resti del canopo e della biblioteca greca, lungo il corridoio alle spalle del ninfeo con la sala delimitata da pilastri dorici, nel triclinio imperiale, nel vestibolo della piazza d’Oro, sui bordi del teatro marittimo non ancora riempito d’acqua e senza le copie delle statue aggiunte negli anni Cinquanta. Non c’è ombra di turisti. Si percepisce il silenzio gravido di memorie e la suggestione che già nel ’700 i ruderi avevano esercitato su Giovan Battista Piranesi, il quale li immortalò in incisioni di visionaria bellezza.Ci sono anche queste incisioni nella imperdibile mostra «Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata», aperta da oggi al 3 novembre nelle sale dell’Antiquarium del Canopo a Tivoli (via di Villa Adriana 204). Inizia con le immagini della scrittrice dall’infanzia alla vecchiaia, con quelle del padre e della madre, delle sue abitazioni e dei suoi viaggi, dei suoi amori, delle cerimonie che l’hanno vista coinvolta, come l’elezione tra gli Immortali di Francia nel 1980. Tra queste immagini ce ne sono molte inedite, tra cui l’istantanea che raffigura la Yourcenar tra le rovine di Villa Adriana durante il suo primo viaggio a Tivoli, nel 1924, in compagnia del padre. Fu allora che decise di scrivere il romanzo di Adriano. Aveva vent’anni. Ne dovranno passare altri ventisette prima che il libro veda la luce. Le «Memorie» furono pubblicate nel 1951 a Parigi. E il successo fu tale che forse contribuì in buona parte alla trasformazione della Villa. Quando la Yourcenar tornò a visitarla, nel 1958, non la riconobbe e nei suoi «Taccuini di appunti» (esposti anch’essi) annotò con veemenza la sua indignazione per gli «abbellimenti» apportati con febbrile attività dagli scavi e dai restauri. La scrittrice depreca con parole aspre lo stravolgimento del sito e l’arrivo massiccio dei turisti che attraversavano rumorosi le rovine dotati «persino di transistor», compromettendo l’atmosfera magica dei luoghi che le avevano fatto rivivere il dolore dell’imperatore per la morte del suo amato Antinoo.Nella mostra è raccontata anche la genesi del capolavoro letterario e la storia delle sue traduzioni in tutto il mondo, che l’autrice seguiva personalmente, come si può capire dalle lettere (molte inedite) scambiate con la traduttrice italiana, Lidia Storoni Mazzolani. Il viaggio all’Antiquarium prosegue con la galleria dei ritratti dei personaggi principali del romanzo, da Adriano a Plotina, da Sabina ad Antinoo, da Elio Cesare a Traiano e Marco Aurelio. E chiude con gli adattamenti teatrali delle «Memorie», in particolare con l’interpretazione di Albertazzi per la regia di Scaparro, rievocata dal copione originale con le annotazioni del regista e dell’attore, dal manifesto e dalle locandine, dal progetto di allestimento e dalle foto della prima rappresentazione in Villa. Il percorso della mostra prosegue fuori dall’Antiquarium con una passeggiata nell’area archeologica sulle tracce della scrittrice, compreso il vecchio leccio dove amava sostare durante le sue visite o i prati che all’epoca apparivano fioriti di violette.Curata da Elena Calandra e Benedetta Adembri, organizzata dalla soprintendenza archeologica del Lazio, la mostra è accompagnata dal catalogo (Electa), che riunisce i saggi di studiosi della Yourcenar, oltre a un’antologia illustrata delle «Memorie» e a una ricostruzione dell’immagine che la scrittrice aveva di Adriano e della sua epoca.
Lauretta Colonnelli