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 2013  marzo 26 Martedì calendario

TESORI AL QUIRINALE

La Sala della Guardia d’Onore allestita con foto, pannelli e apparati multimediali per raccontare le scoperte e i restauri che durante il settennato del presidente Napolitano hanno cambiato la fisionomia del complesso del Quirinale. Le Sale delle Bandiere, arricchite da diciannove opere - tra sculture e pitture - provenienti da Palazzo Valentini e dalle collezioni Colonna e Pallavicini e legati alla storia dell’Urbe. Il tutto è raccolto nella mostra «Il Palazzo e il Colle del Quirinale. Dai restauri del settennato Napolitano a Palazzo Valentini e alle collezioni Colonna e Pallavicini», curata da Louis Godart, realizzata da Comunicare Organizzando con la collaborazione di Autostrade per l’Italia e aperta da oggi al 14 aprile. Sarà l’ultima esposizione di questa presidenza, che ha visto transitare nell’edificio, considerato la «casa comune degli italiani», oltre un milione e duecentomila cittadini. Ora si potranno ripercorrere le scoperte che hanno arricchito di nuove pagine la storia della prestigiosa residenza.Si comincia dal recupero del complesso di San Felice, che accompagna la discesa di via della Dataria e i cui restauri hanno portato alla luce, dentro un locale adibito a lavatoio, una cappella con splendide pitture risalenti al primo quarto del Cinquecento e il Sepolcro dei Semproni del I secolo a. C. Sotto il Palazzo Sant’Andrea è stato ritrovato e aperto al pubblico l’intero complesso dell’Ara dell’incendio neroniano. Si tratta di uno degli altari fatti erigere da Domiziano per segnare nella città i confini del grande incendio di Roma ai tempi di Nerone e riemerso nel 1888 durante gli scavi per la costruzione del palazzo. Alcuni filmati ripropongono i lavori condotti nei giardini del Quirinale, in particolare nell’area del Boschetto, particolarmente amena nel Cinquecento e nel Seicento, ma fino a poco tempo fa ricoperta da cataste di materiali di risulta. In occasione di questi lavori sono stati eseguiti dei saggi nella Casina di Urbano VIII che hanno portato al recupero di affreschi del periodo di Ippolito d’Este, databili al 1561 e anteriori di oltre vent’anni alla costruzione di quello che una volta era il palazzo papale. Statue e marmi disseminati qua e là sono stati raccolti nell’Antiquarium; nel Passaggetto di Urbano VIII è stata riportata alla luce la decorazione seicentesca; nelle cosiddette Sale Rosse (per il damasco rubino che tappezza le pareti) il restauro delle volte ha permesso il recupero dei cieli azzurri decorati in epoca sei-settecentesca, nel Fabbricato Cipolla, costruito dai Savoia per adibirlo a scuderie, è stato creato il museo delle carrozze delle livree di età sabauda. Sono infine illustrati i lavori di restauro negli ambienti che i francesi tentarono di trasformare in residenza imperiale per Napoleone, dalla Galleria di Alessandro VII alla Sala della Pace e alla Sala della Vittoria.Ma la parte più spettacolare della mostra si incontra nelle sale che accolgono le opere in prestito. Dagli splendidi san Pietro e Paolo dipinti da Rubens e provenienti da casa Pallavicini, alle vedute del Vanvitelli concesse dalle collezioni Colonna. In mezzo, altri capolavori usciti raramente dalle raccolte private delle due famiglie aristocratiche. Tra questi, il Ritratto di gentiluomo di van Dyck, l’Andromeda liberata da Perseo di Guido Reni, il busto di Clemente IX di Bernini. E molti dipinti di Carlo Maratta, tra i quali un ritratto a figura intera di Maria Mancini Colonna, nipote di Mazzarino, amante di Luigi XIV, costretta a sposare Lorenzo Onofrio Colonna che abbandonerà dopo undici anni di matrimonio provocando uno dei più grandi scandali dell’epoca.
Lauretta Colonnelli