Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 23/02/2013, 23 febbraio 2013
HITNES, DALLA STRADA AL MUSEO
Dalla strada al museo: Hitnes, graffitaro nato a Roma nel 1982, ma da una decina di anni famoso in tutto il mondo, fa il suo ingresso al Museo di Zoologia con 135 dipinti che resteranno esposti nella mostra «Paginae Naturalis» aperta fino al 7 aprile (via Ulisse Aldrovandi 18). In realtà le tavole di Hitnes hanno ben poco in comune con i graffiti che siamo abituati a vedere sui muri della città. I suoi sono veri e propri dipinti, realizzati in acrilico su carta, che raffigurano animali fantastici, classificati con nomi venati di ironia, dalla Cavitercula Neapolitana al Ricechamaeleo nipponii. Nel percorso curato da Carla Marangoni gli uccelli, i pesci, i mammiferi di Hitnes si alternano agli animali imbalsamati del museo in una mescolanza piena di fascino. Con la maestria che gli deriva da un’ulteriore esperienza come incisore e illustratore, l’artista traccia con poche sicure pennellate piume e corpi scagliosi, creature tentacolari e teneri roditori. I colori brillanti di questo bestiario immaginario spiccano sulla superficie di vecchi fogli di giornale, di partiture musicali, di poster raccolti in Svizzera, Germania, Australia, Messico, Cina, durante i viaggi affrontati per dipingere i muri. Anche su commissione. Come gli è capitato nella città cinese di Shenzen, dove è stato chiamato due volte per rallegrare con il suo zoo variopinto e surreale la terrazza di un museo e la facciata di un palazzo di otto piani. Come fa un graffitaro romano a ottenere una commissione così importante nell’altra parte del mondo? «Mi hanno trovato loro», risponde Hitnes. Loro chi? «Un gruppo di architetti cinesi. Avevano acquistato un libro sulla street-art. C’ero anch’io. Hanno cercato il mio sito in internet, trovato l’indirizzo e inviato una mail con la proposta della terrazza. Il lavoro è piaciuto e dopo qualche mese mi hanno chiamato di nuovo per la facciata del palazzo». Come ogni talento della street-art che si rispetti, Hitnes nasconde la sua vera identità, non rivela il nome e non si fa fotografare. «In questa società di immagini svendute preferisco che il pubblico si concentri sulle mie opere anziché sulla mia facciaccia». Su richiesta, accetta di descriversi: «Ho gli occhiali e la barba». Un po’ poco. «Se vuol saperne di più, troverà il mio ritratto nel sito www.paginaenaturalis.com». Ma è la foto di un vecchio marinaio. «L’ho scovata in un libro in Australia. Sono praticamente un sosia». Per la sua tassonomia fantastica usa supporti diversi a seconda delle specie. Gli uccelli sono dipinti sulle note di carta da musica, i rettili su pagine di giornali cinesi e giapponesi, i vermi sulle illustrazioni di un libro di veterinaria in russo, i crostacei su vecchi fogli di architettura, i ricci di mare su cartine turistiche di Napoli e Venezia negli anni Cinquanta, le oloturie (cetrioli di mare) su mappe oceanografiche.
Lauretta Colonnelli