Beda Romano, Il Sole 24 Ore 12/4/2013, 12 aprile 2013
IL SALVATAGGIO DI CIPRO COSTERÀ FINO A 23 MILIARDI
È un piano di aiuti a Cipro ricco di incognite quello che i ministri finanziari della zona euro discuteranno oggi a Dublino. Il pacchetto prevede prestiti internazionali per 10 miliardi di euro, e misure cipriote per altri 13 miliardi di euro (più del previsto). La sostenibilità del debito e il successo del salvataggio dipenderanno da stime economiche che restano aleatorie. Tra oggi e domani, i ministri dovrebbero anche dibattere dell’idea di allungare di sette anni le linee di credito al Portogallo e all’Irlanda.
«La Commissione europea, in associazione con la Banca centrale europea (Bce), stima che le necessità finanziarie lorde di Cipro nel periodo che va dal 2° trimestre 2013 al 1° trimestre 2016 ammontano a 23 miliardi di euro», si legge in uno dei documenti preparatori che i ministri delle Finanze dell’Unione monetaria discuteranno qui a Dublino. In precedenza, il pacchetto era stimato a circa 17 miliardi di euro, di cui sette miliardi provenienti da Cipro.
«Chi è responsabile di questo? Come siamo arrivati a questo punto? È il risultato della paura della responsabilità e dell’indecisione del governo precedente», ha detto da Nicosia il portavoce dell’attuale governo Christos Stylianides. Il memorandum - negoziato con Cipro dalla Bce, dalla Commisione e dal Fondo monetario internazionale - prevede che la chiusura della Laiki Bank e la ristrutturazione della Bank of Cyprus contribuiscano per 10,6 miliardi (rispetto ai 6 miliardi stimati).
Alcuni aumenti fiscali e la vendita di riserve aureee permetteranno al governo, se adottate, di recuperare rispettivamente 600 milioni di euro e 400 milioni di euro. Le autorità cipriote ricaveranno denaro fresco anche da modifiche al prestito russo da 2,5 miliardi di euro e da alcune privatizzazioni. Quanto alle previsioni economiche, la Troika si aspetta una contrazione del prodotto interno lordo dell’8,7% nel 2013, e del 3,9% nel 2014, con una ripresa economica solo nel 2015, dell’1,1%.
Nel suo rapporto dedicato alla sostenibilità del debito pubblico cipriota, la Commissione prevede che la ristrutturazione del settore creditizio comporterà un calo dei prestiti bancari e quindi degli investimenti aziendali, ma anche una perdita netta di ricchezza per i depositanti. Ciò detto, l’esecutivo comunitario ammette che «i rischi macroeconomici restano importanti, e tutti rivolti ail ribasso». Il timore è legato in particolare a un ciclo di fallimenti societari e famigliari.
I ministri discuteranno anche dell’allungamento delle scadenze dei prestiti concessi al Portogallo e all’Irlanda, altri due paesi sotto programma. In un primo tempo i governi avevano chiesto un’estensione di 15 anni. In una lettera all’Eurogruppo e all’Ecofin, gli sherpa propongono un allungamento delle scadenze di sette anni (notando che la scelta di chiedere ai depositanti ciprioti di accettare perdite nelle ristrutturazioni bancarie «potrebbe avere conseguenze negative per i depositanti irlandesi e portoghesi»).
Il piano di salvataggio di Cipro è l’ennesimo esercizio di acrobazia politica, finanziaria ed economica. I diplomatici devono mettere a punto un programma che sia rassicurante per i paesi creditori, convincente per i mercati, realizzabile per il paese sotto programma. I rischi non sono solo economici, sono soprattutto politici.