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 2013  aprile 12 Venerdì calendario

«LA PROVINCIA RETRODATO’ IL PARERE SUL PREZZO». MA LA PROCURA ARCHIVIA: IL FALSO E’ PRESCRITTO —

L’operazione Serravalle fu viziata nell’estate 2005 da un «falso ideologico in atto pubblico» del burocrate più vicino al presidente ds Filippo Penati, il segretario generale della Provincia di Milano, Antonino Princiotta, ma la Procura di Milano ha ora chiesto al gip l’archiviazione perché il reato è coperto dall’intervenuta prescrizione.
Anche questo fascicolo, però, come l’interrogatorio monzese del 4 febbraio in cui l’architetto Renato Sarno (ritenuto dai pm il collettore di finanziamenti illeciti di Penati) afferma che Penati gli confidò nel 2005 di aver dovuto strapagare le azioni perché l’operazione gli era stata comunque «imposta dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema», è confluito nella procedura che la Procura regionale della Corte dei conti sta completando per decidere se con l’operazione gli amministratori della Provincia abbiano o meno procurato un danno all’erario. Gavio, infatti, che aveva comprato a 2,9 euro per azione e che in una intercettazione appariva augurarsi di riuscire a spuntare 4 euro, ottenne invece dalla Provincia 8,9 euro per azione: in totale 238 milioni di euro con una plusvalenza di 175 milioni, 50 dei quali utilizzati in quel periodo per appoggiare la scalata di Unipol a Bnl.
Le Procure di Monza e Milano ritengono di aver accertato che nell’estate 2005 la data di deposito della «valutazione di congruità» del prezzo, che la Provincia chiese alla «Vitale&Associati» in vista dell’acquisto firmato con Gavio il 29 luglio 2005, fu retrodatata, cioè fu fatta figurare come depositata quel giorno dalla merchant-bank di Guido Roberto Vitale, mentre fu invece fu redatta dallo studio solo a partire da agosto.
Il deposito il 29 luglio 2005 è attestato dagli «estremi di ricevuta apposti sulla copia depositata dal segretario generale della Provincia, Princiotta»: cioè dall’alto burocrate che il 13 maggio a Monza comparirà coimputato di Penati in uno dei filoni di presunta corruzione, quale «percettore di 100.000 mila euro» da Piero Di Caterina, l’imprenditore della finta caparra immobiliare da 2 milioni nel triangolo (per i pm) Penati-Di Caterina-Binasco (Gavio).
Ma la perizia Vitale — osserva la GdF —, apparentemente consegnata in Provincia il 29 luglio, «fa riferimento al contratto di compravendita e al contratto di finanziamento tra Asam e Intesa San Paolo sottoscritti sempre il 29 luglio sicuramente in orario successivo alla chiusura dell’assemblea ordinaria di Asam delle ore 13.40».
«Presso "Vitale&Associati" — inoltre — è stata trovata una email inviata il 6 agosto 2005» (e cioè 8 giorni dopo il teorico deposito della relazione il 29 luglio) «da una dipendente dello studio a due soci dello studio, Orlando Barucci e Paola Tondelli, con in allegato due files denominati “Fairness Opinion due” e Fairness Opinion Penati”, costituenti bozze non firmate della perizia Vitale». Il testo della email diceva: «Queste sono le fairness opinion di Serravalle. Dopo conferma di Orlando Barucci, andrebbero stampate e fatte firmare da Alberto Gennarini», il managing partner che in effetti firmerà l’originale datato dalla Provincia 29 luglio.
Poco prima di Natale 2012 proprio Orlando Barucci, testimoniando ai pm monzesi Mapelli e Macchia, «dopo aver esaminato la documentazione in nostro possesso», rimarca di poter «escludere di aver consegnato la fairness opinion a Princiotta il 29 luglio 2005. È assolutamente certo che le bozze interne della fairness opinion siano state redatte all’interno di "Vitale&Associati" dopo il 1 agosto 2005».
Inoltre la GdF rileva che «la determinazione 35/2005 della direzione retta da Princiotta» in Provincia, relativa al compenso di «120.000 euro» all’advisor, è datata 8 agosto 2005 nonostante remuneri «la consulenza allo studio "Vitale&Associati" nella fase di determinazione del prezzo di acquisto» delle azioni, già definito il 29 luglio.
La conclusione è che «la retrodatazione del deposito della perizia Vitale sia avvenuta scientemente e al fine di consentire la spendibilità del documento». Ma questo falso ideologico in atto pubblico, constata il pm milanese Giovanni Polizzi nella archiviazione chiesta un mese fa dopo che Monza aveva trasmesso le carte nell’ottobre 2012, non è più perseguibile perché si sono già consumati i termini massimi di prescrizione di questo reato.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella