Francesca Pini, Sette 12/4/2013, 12 aprile 2013
LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ALLIEVI CINESI
L
a terra promessa per i giovani cinesi che vogliono studiare Belle Arti è qui a Milano, e la meta è proprio Brera. In questo anno accademico (tra triennio e biennio) se ne contano ben 474 (da sommare agli alunni di molte altre nazionalità: solo gli iraniani sono 320) su una popolazione studentesca italiana che si aggira intorno alle 2.500 presenze. Ma il numero di richieste è in crescita esponenziale. «Bisognerà arrivare in qualche modo a filtrare l’afflusso. È bene non esagerare con questa ventata asiatica, anche se per principio noi siamo per l’apertura dei confini e ci fa piacere avere tutto questo appeal come scuola formativa d’eccellenza», afferma Franco Marrocco, direttore dell’Accademia. Il problema vero è che questi studenti, molto dotati dal punto di vista della manualità, apprendono con difficoltà la nostra lingua, e in un’Accademia non si tratta solo di imparare delle tecniche, ma soprattutto una cultura. Nella classe di pittura di Nicola Salvatore (che si è inventato una sorta di format “Trattoria da Salvatore” dove gli studenti dipingono sul fondo di pentole) troviamo più cinesi che italiani. Che allievi sono? «Si applicano con costanza e sono perfezionisti, sia nella copia dal vero che nell’attività libera. Quasi tutti hanno un bagaglio di grande qualità tecnica, specie per la figurazione, che però è fine a se stessa», dice il professore. «I più bravi cercano di modificare il proprio immaginario andando verso una pittura più concettuale o astratta, di forme e colori. Scegliendo Brera vogliono aprirsi all’Occidente, alle grandi tradizioni e alla ricerca contemporanea». Ma questi studenti arrivano qui tramite un passaparola o come? Sono tutti reclutati dalla gentile signora Yuan.
Si fa chiamare semplicemente Serena, ma è un’imprenditrice di Pechino (laureata in italiano e gestione aziendale all’Università per l’Economia e il Commercio Internazionale di Pechino). «Ho scelto d’imparare la vostra lingua perché volevo diventare una cantante lirica. Per caso ho iniziato la mia carriera nel settore della consulenza educativa».
Mutuo riconoscimento. Grazie a una borsa di studio della Confindustria di Treviso la Yuan seguì un master all’Università di Ca’ Foscari a Venezia, durato dieci mesi. «Nel 2007 con mio marito (che prima faceva il giornalista) abbiamo fondato la nostra società “Finestra Italiana” per organizzare scambi culturali fra Italia e Cina, e per portare da noi tutta l’eccellenza italiana. Il nostro ufficio è come se fosse una sede di rappresentanza per le università del vostro Paese, con le quali stipuliamo contratti». E in questi primi cinque anni, l’agenzia cinese ha già “trasferito” (seguendo il protocollo “Marco Polo”, siglato nel 2006 tra i rispettivi ministeri dell’Istruzione, con mutuo riconoscimento delle lauree) più di duemila studenti nelle università di Milano (Politecnico), Torino, Bologna, Roma, Firenze, Venezia e Ancona, all’Accademia di Brera, oltre che in quelle di Firenze, Macerata, Torino. E poi anche al Conservatorio di Roma, Fermo e Parma. Le discipline che più attraggono gli studenti sono anche fashion design, interior design, design industriale, architettura, canto. Ma anche le facoltà di economia e commercio attirano. Però l’arte è al primo posto. «Lo studio del Rinascimento italiano è inserito nei libri di testo di Storia per gli studenti della scuola media, quindi tutti sanno quale importanza abbia l’Italia per l’arte, ma anche in campo musicale», afferma Serena. «Come tutti gli asiatici, amiamo l’Europa. La rapida crescita economica ha reso molti cinesi ricchi, facendoli diventare consumatori delle griffes “made in Italy”. Ma devo dire che i nostri studenti vengono nel vostro Paese anche per respirare un’atmosfera di libertà». E non è poco, visto che in quella società ancora vige uno stretto controllo, nonostante le apparenze. In Cina sono moltissime le agenzie specializzate in questo settore, che indirizzano gli studenti all’estero. È un mercato dalle enormi potenzialità, e i maggiori competitor sono le università americane, tra le più qualificate e costose al mondo (insieme a quelle inglesi).Serena, per far conoscere i servizi della sua agenzia, partecipa ogni anno a circa 50 fiere di orientamento scolastico nelle varie città cinesi, organizzando anche molte presentazioni nelle scuole. E naturalmente il canale di internet è indispensabile per promuovere questa attività. Dal 2007 a oggi, com’è cresciuto il mercato della formazione studentesca in Italia? «Con il programma “Marco Polo” il numero di studenti è arrivato subito a 800 presenze: studiare in Italia è molto facile ed economico rispetto ad altri Paesi. Prima non veniva richiesto nessun voto di Gaokao (che è il nostro esame di maturità) e quasi nessuna conoscenza della lingua. I primi studenti che arrivavano erano poco motivati allo studio, preferivano lavorare anziché frequentare le varie facoltà». Insomma, quasi un escamotage “alternativo” di ingresso sul territorio italiano. Il flusso però non si è mai fermato, anzi. «Oggi però le cose sono cambiate, ci sono degli esami di ammissione, gli studenti sono più preparati, frequentano prima un corso semestrale di italiano nel nostro Paese». L’accesso all’istruzione universitaria in Cina è contingentato. Con un voto di Gaokao molto buono, si può sperare di entrare nelle migliori università locali, ma poi non è automatico essere ammessi, dato l’alto numero di candidati e i relativi pochi posti disponibili: 10mila contro 300, per esempio. E le università prese d’assalto sono quelle di Pechino, Shanghai e Canton. Ogni studente può tentare, per tre volte, l’iscrizione. E questo limita molto. Allora, per formare una nuova valida classe cinese c’è questa finestra sul mondo. «Dieci anni fa era molto difficile ottenere visti». Oggi le famiglie stanno investendo molto sull’educazione, anche se mandare i figli a studiare all’estero è assai costoso. «Noi proponiamo il miglior prodotto per l’Italia», dice Serena, quasi patriottica. «E poi offriamo anche i summer camp per i ragazzi che vogliono seguire i ritiri estivi del Milan e della Juve».