Filippo Ceccarelli, la Repubblica 12/4/2013, 12 aprile 2013
ROTTAMATORE E ROTTAMATO DIMENTICANO IN ARCHIVIO ATTACCHI, VELENI E ACCUSE
Dilemma per appassionati di storia dozzinale e di politica politicante: chi è andato a Canossa? Risposta problematica: tutti e due, D´Alema e Renzi. Quindi nessuno.
E non che sia una gran novità, ma davvero non ci si capisce più niente. O meglio: l´unica cosa che si può forse immaginare è che sia l´uno che l´altro si considerano ormai sciolti dal loro passato, dal loro vissuto, dai cattivi pensieri e dagli improperi che si sono scambiati non cinque anni, ma cinque mesi orsono.
In politica accade, ma i protagonisti di norma non lo esplicitano, non se lo possono permettere. Anzi fingono meraviglia se qualcuno, in genere qualche improvvido giornalista, osa esprimere la propria sorpresa; e subito riescono a farlo sentire come un povero scemo: ma che vuoi capire? In questo sono bravissimi, anche nei modi, nell´alzare gli occhi al cielo, nel timbro lievemente annoiato della voce, nella placida postura.
E allora anche ieri, all´uscita di Palazzo Vecchio, D´Alema si è concesso una cospicua dose di tele-sopportazione, e stringendosi nelle spalle come chi non recede dalla propria incredulità ha spiegato che tutto - la sua visita, la sua funzione, la sua rassegnata condiscendenza - era perfettamente naturale. Poi si è lasciato aprire dall´autista la portiera di dietro ed è risalito sull´automobile.
Renzi lo si è visto da Mentana, e invece ci teneva ad apparire molto intenso e disinvolto e affidabile e simpatico. Il messaggio: lui non fa «giochini». Sia pure sintomatico di una vita pubblica miniaturizzata e anche immiserita, l´uso dei diminutivi trova nel leader della rottamazione una frequenza e una costanza anch´esse significative. In altre occasioni aveva detto: «Non faccio inciucini». Con D´Alema ha attenuato la formula.
Comunque si sono visti. E comunque ai raccoglitori di ritagli, pur nel loro adattabile disincanto, spetta il compito di sottolineare che nell´ottobre scorso se n´erano dette di tutti i colori. Ma a che vale la memoria in un circuito politico dove tutti sempre non solo cambiano idea, ma ogni volta s´impossessano di quelle degli avversari che hanno combattuto?
Nel centrosinistra vigono le leggi ferree delle oligarchie: mai far fuori qualcuno in via definitiva, perché prima o poi - più prima che poi, come si vede - potrà tornare utile. Ma intanto pare doveroso ricordare che nei suoi road-show Renzi aveva costruito proprio su D´Alema, pure proiettato in effigie nel maxischermo, una delle più applaudite gag: «Se vince lui - e lo indicava - il centrosinistra è finito. Se vinco io - e il Rottamatore continuava a puntare il dito - al massimo è finita la sua carriera».
Venutolo a sapere, comprensibilmente il leader Maximo - del quale peraltro fra un mesetto uscirà una biografia intitolata «Il Peggiore» (Salvaggiulo-Sanza, per Chiarelettere) - si scocciò. Disse allora che già non «digeriva» Renzi, né aveva tempo e voglia di polemizzare con lui, e che si sarebbe anche ritirato, ma ora davanti a quell´aggressione doveva e voleva restare nell´arena. Quindi lasciò partire una frasetta: «Si farà del male». E sempre con quell´arietta che lo rende così simpatico a chi l´apprezza e odioso a chi no, fece osservare che il Rottamatore girava per l´Italia con aerei privati e Mercedes, ma poi arrivava in camper.
A quel punto Renzi la buttò sul fatto che D´Alema era il presidente del Copasir, cioè servizi segreti, e che quindi manneggiava contro di lui informazioni deviate; mentre a rendere la tenzone ancora più straniante la Velina Rossa e di osservanza maximiana segnalava un vecchio video in cui il sindaco copriva l´odierno suo nemico di lodi fuori misura. Poi D´Alema si chiamò fuori dalle liste, Renzi se lo intitolò come una medaglia, poi forse fecero pace, anche se nel mondo del potere non suona la parola più adatta.
E insomma tutto cambia e insieme rimane uguale, ma al giorno d´oggi con l´aggravante caotica delle immagini. Per cui si chiude con la foto, invero un po´ truce, scattata a Empoli il 17 ottobre scorso ai margini di uno spettacolo itinerante. Si vede il muso del camper di Renzi con la scritta «Adesso» e sotto le ruote un uomo con la maschera di D´Alema. A desolante riprova che il potere non conosce Canossa - e se mai ce n´è stata una, la si rievoca a distanza di secoli.