Morya Longo, Il Sole 24 Ore 11/4/2013, 11 aprile 2013
IL DOPING GIAPPONESE
«It’s raining yen, alleluia». Il ritmo e il motivo sono quelli della canzone «It’s raining man, alleluia», ma il testo riscritto ad hoc dagli operatori di Borsa è di certo più calzante in questi giorni di euforia sui mercati: «Piovono yen, alleluia». Questo è il motivo per cui Piazza Affari ieri volava del 3,19%, nonostante l’Italia vera soffra. Da inizio anno sono fallite oltre 4.200 aziende, sempre più famiglie sprofondano nella povertà, l’economia collassa, nessuno sa se mai si formerà un nuovo Governo. Eppure Piazza Affari festeggia. Cosa? Quella «pioggia di yen» azionata una settimana fa dalla Banca centrale del Giappone. Giovedì scorso ha infatti annunciato una manovra monetaria senza precedenti: comprerà titoli di Stato e altri strumenti stampando così tanto denaro da raddoppiare la base monetaria in due anni. Appunto: farà «piovere» yen dal cielo. Questo ha, avrà e ha avuto due effetti immediati in Giappone: il deprezzamento dello yen e l’ulteriore riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato nipponici. Il problema è che i principali detentori di queste obbligazioni sono proprio gli investitori giapponesi: banche, assicurazioni, fondi pensione e famiglie locali hanno in mano il 90% del debito pubblico nipponico. Saranno dunque loro a trovarsi in mano titoli di Stato che rendono zero, denominati in una valuta che si svaluta. Morale: tutti scommettono sul fatto che questo costringerà gli investitori nipponici a comprare obbligazioni o azioni all’estero per "spuntare" rendimenti più interessanti. Calcolano gli economisti di Mps Capital Services che se i giapponesi diversificassero anche solo il 10% del loro portafoglio obbligazionario, questo si tradurrebbe in un flusso di denaro da 850 miliardi di dollari destinato a comprare titoli di Stato, obbligazioni e magari azioni in tutto il mondo. Italia inclusa. Questa convinzione ha azionato un effetto domino pazzesco. Sapendo che i giapponesi hanno tanti soldi da "spendere" all’estero, gli investitori europei e Usa hanno deciso di "cavalcare" il trend: la moda del momento tra gli operatori è dunque quella di vendere yen allo scoperto e di comprare allo stesso tempo titoli di Stato ad elevati rendimenti oppure azioni ultimamente depresse. È così che i soldi nipponici, ma soprattutto la speculazione internazionale, hanno prodotto il grande rally: tutti comprano perché pensano di accodarsi ai giapponesi. Questo accade anche in Italia. Morale: scende lo spread, volano le banche, sale la Borsa. Creando un ulteriore effetto domino: più Piazza Affari sale, più scattano le cosiddette ricoperture. Insomma: chi era ribassista, per esempio sulle banche, è ora costretto a ricomprare azioni per limitare le perdite. E così il rally si auto-alimenta. Come la panna montata. Peccato che questo sia solo l’effetto "doping" di una politica monetaria sempre più espansiva. Peccato che questa grande liquidità fatichi ad arrivare alle imprese e alle famiglie. Il mondo della finanza e la realtà italiana sembrano sempre più assomigliare a Dorian Gray e al suo famoso ritratto: l’uno la bella copia, l’altro la brutta. La speranza è che, prima o poi, l’euforia in Borsa produca benefici anche nel mondo reale. Per ora, però, la «pioggia di yen» non bagna affatto l’uomo della strada. Per il signor Rossi la pioggia, purtroppo, è ancora quella vera...