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 2013  aprile 12 Venerdì calendario

I CALZONI NERI DEL PAPA, UN CASO IN VATICANO

Sotto la talare immacolata, lunga fino ai piedi, ogni tanto fanno capolino dei calzoni scuri. Appaiono e scompaiono quando cammina, un po’ fuori luogo in mezzo a tutto quel candore, ma Papa Francesco, si sa, preferisce concentrarsi sulla sostanza delle cose e così tende a non curarsi troppo di quei dieci centimetri di stoffa nera come il carbone che si intravedono ben visibili anche da lontano. Il Papa però dovrebbe vestire solo di bianco, gli unici colori ammessi secondo una tradizione che si mescola a una radicata simbologia, perché il bianco è l’emblema della carità, mentre il rosso richiama al martirio e al sangue di Cristo. Filippo Bonanni, gesuita e storico, nella sua opera Della Sacra Gerarchia spiegata nei suoi abiti civili ed ecclesiastici, scritta nel 1720, collega il colore bianco delle vesti papali all’apparizione di una colomba che si librò in volo durante il martirio di san Fabiano. Da qui, annotava lo studioso, l’adozione dell’abito del pontefice. Tradizioni e leggende a parte, l’uso di indossare la candida talare risale alle origini del cristianesimo. Da uno scritto medievale si sa che già Vittore III, eletto nel 1086, vestiva così.

CURIOSITÀ
La variazione di Papa Bergoglio, però, sta sollevando una certa curiosità tra il clero di Roma. Per esempio, domenica scorsa, a san Giovanni, quando ha preso possesso della basilica secondo una antichissima cerimonia, diversi parroci hanno notato da vicino l’insolito particolare e si sono chiesti il motivo. Il Papa sotto non dovrebbe avere pantaloni in tinta? Sembra che i cerimonieri gli abbiano fatto notare che sotto la talare bianca occorrerebbero dei calzoni diversi, per evitare difformità cromatiche, anche perché i pantaloni neri del clergyman sotto l’abito bianco non passano inosservati. Come un’ombra sottostante, finiscono per creare un effetto poco estetico, insomma, non adatto alla figura del pontefice. Papa Bergoglio, uomo concreto e di buon senso, pare abbia spiegato ai suoi interlocutori che si farà certamente fare dei calzoni bianchi, ma prima vorrebbe sfruttare quelli che ha, e pazienza per il colore. Come dire che non è l’abito che fa il monaco. I simboli esteriori sembrano interessargli poco, anche se il bianco resta il segno distintivo dell’autorità pontificia. Durante questo primo periodo Francesco ha semplificato tanto la cornice ingessata in cui opera: meno burocrazia, più contatti diretti con la gente, meno opulenza nelle vesti.

«PRONTO, SONO FRANCESCO»
Telefona personalmente alla gente, senza passare dal segretario, consultando l’elenco telefonico del Vaticano. Non ha voluto nemmeno le scarpe rosse che indossavano i predecessori, preferendo le sue ortopediche nere un po’ smangiate in punta. «E’ restato il Bergoglio di sempre, alla mano e diretto con tutti» assicura chi lo conosce bene. Si racconta che a Santa Marta, il pensionato in cui vive, Francesco è stato visto girare senza la talare bianca, vestito come un semplice prete. Le Guardie Svizzere che si occupano della sua sicurezza sorridono in silenzio. Il cardinale Ruini alcuni giorni fa commentava divertito: «E’ una ventata di freschezza, come la primavera».