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 2013  aprile 11 Giovedì calendario

TAGLI, NUOVI STUDI, FICTION WEB 2 ANNI PER SALVARE LA TV DI STATO

ROMA — Pareggio dei conti nel 2014 e «solido ritorno all’utile» nel 2015. Il nuovo Piano Industriale della Rai — che il Consiglio di amministrazione approva con voto unanime — inizia con una scommessa sul futuro. Oggi le gravi difficoltà di bilancio ci sono tutte. Il 2012 di Viale Mazzini si chiude con quasi 200 milioni di rosso, cui si aggiungono i 53 milioni legati al Programma di prepensionamenti dei dipendenti anziani (lasciano in 400). Ma una saggia politica di tagli — nei centri di produzione e alla voce acquisti, ad esempio — permetterà il “miracolo” nei conti. Il direttore generale Gubitosi arriva a promettere un approdo agli utili tra due anni, nel bilancio 2015.
Prima di allora, la televisione di Stato si prepara a un 2013 di bufera visto che la raccolta pubblicitaria minaccia di flettere tra il 15 e il 20 per cento. E c’è poi la variabile politica. Tutti i progetti di sviluppo aziendale immaginavano un governo stabile dopo le elezioni di quest’anno. Invece il nuovo Piano Industriale deve misurarsi con una situazione di stallo istituzionale che rinvia la ripresa economica e, a cascata, della pubblicità e del canone. Sul fronte caldo degli spot, il Piano rinnova la fiducia al vertice della concessionaria Sipra (che si difende con i denti e bene ha fatto almeno in occasione del kolossal Sanremo) A proposito di canone, il Piano prende atto che l’evasione degli italiani non arretra; ma resta stabile anche la platea delle famiglie che versa puntuale la “gabella”. E la cosa non era scontata, di questi tempi.
Un incoraggiamento va anche alla Direzione commerciale di Luigi De Siervo, chiamata a moltiplicare la vendita dei nostri film e delle fiction alle emittenti estere. Sui film a marchio Rai, il Piano è ottimista perché Rai Cinema avrebbe preso il largo rispetto alla concorrente di casa Mediaset, la Medusa.
A proposito dell’offerta televisiva, il Piano industriale ordina una svolta per il palinsesto estivo, dal quale saranno bandite le repliche ossessive e i fondi di magazzino in bianco e nero. La tv di Stato deve lavorare ad un’offerta originale ed anticonformista, affidata anche ad autori emergenti. Fragile e scontato, il canale Rai Italia – che si rivolge alle Nazioni, alle comunità estere – sarà rafforzato, ripensato.
Il Piano – oltre a significativi tagli alle auto blu e agli affitti di immobili – immagina investimenti significativi in modo da garantire sprint e qualità, anche nelle attrezzature tecnologiche. La radio viaggia verso una totale digitalizzazione degli impianti; storici gloriosi studi (oggi cadenti e in ritardo rispetto a Mediaset) saranno ammodernati; circa 50 milioni saranno spesi per rinnovare le dotazioni “da campo” dei giornalisti, dalle telecamere alla stazioni mobili (le “fly”) per le dirette. I cronisti, in compenso, dovranno sposare in pieno la multimedialità e cimentarsi da soli, ad esempio, nelle riprese video come avviene nelle migliori tv pubbliche europee.
E’ lotta aperta – ancora – alla burocrazia. Il Piano denuncia che molte decisioni non hanno un “padre”. Firmano talmente tante persone che nessuna, alla fine, è veramente responsabile. Un andazzo che non si addice ad un’azienda, ad una televisione normale.