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 2013  aprile 10 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CRISI POLITICA, CRISI ECONOMICA


Se famiglie e imprese sono sempre più in difficoltà, anche a seguito della forte contrazione dei prestiti bancari registrata in questo ultimo anno, la Pubblica Amministrazione (P.A.), invece, continua a ricevere i soldi con grande facilità.
Un vero paradosso, sottolinea la CGIA, se si pensa che lo Stato poi non “brilla” per la celerità con la quale paga i suoi creditori.
Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA su dati della Banca d’Italia, nell’ultimo anno (febbraio 2013 su febbraio 2012) la variazione del credito erogato dalle banche alle Amministrazioni pubbliche è stata pari al +2,9% (di cui +4,9% all’Amministrazione centrale e -1,1% agli Enti locali ed agli Enti di previdenza). In termini assoluti gli impieghi erogati dalle banche al comparto pubblico sono aumentati di 7,58 miliardi, mentre tra le società non finanziarie e le famiglie produttrici (vale a dire le imprese) la variazione è stata del -3,4%. In termini assoluti le aziende hanno subito una “stretta” pari a 34 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno patito una riduzione dei prestiti del -1%, che corrisponde ad un valore assoluto pari a -5,1 miliardi di euro.
Meglio della P.A. è andata solo alle istituzioni finanziarie che nel periodo considerato hanno visto crescere gli impieghi del 23,2% (pari a +44,25 miliardi di euro).
L’amarezza del segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, è molto forte:
“Mentre le imprese private italiane non vengono pagate dalla nostra Pubblica amministrazione, il sistema creditizio cosa fa ? Privilegia lo Stato centrale, mentre penalizza gli Enti locali e soprattutto le imprese. E’ utile ricordare che anche nel nostro Paese i posti di lavoro li creano le aziende private, soprattutto quelle di piccola dimensione. Se non le aiutiamo, difficilmente potremo evitare un ulteriore aumento della disoccupazione”.
La delusione della CGIA assume un tono ancor più preoccupante quando Bortolussi afferma:
“Se nell’ultimo anno solo la P.A. e le istituzioni finanziare hanno fruito di un aumento degli impieghi, ciò vuol dire che nel sistema c’è qualcosa che non va. E’ vero che sono in aumento le sofferenze e che l’incremento dei crediti alla Amministrazione potrebbe rimettere in moto gli investimenti, ma se poi lo Stato non paga, come purtroppo abbiamo constatato in questi ultimi anni, vuol dire che questi nodi vanno assolutamente affrontati”.


PREMIO VINTO DA UN’IMPRENDITRICE ITALIANA: CHE COS’È IL PREMIO
Girls in Tech Paris e Orange hanno annunciato nei giorni scorsi che sono aperte le iscrizioni per la terza edizione di Lady Pitch Night, una competizione dedicata a tutte le startup europee che abbiano tra i founder almeno una donna.
L’evento, organizzato per la prima volta in Francia a gennaio 2011, è di respiro europeo e ha l’obiettivo di dare visibilità a imprenditrici e incoraggiare le pari opportunità nel settore tech.
Roxanne Varza, co-founder di Girls in Tech Paris (e conosciuta anche per il suo blog Techbaguette) ha dichiarato:
"Quando abbiamo organizzato il primo evento nel 2011 era indirizzato solo a startup francesi. Ma lo scorso abbiamo deciso di aprirlo a startup da tutta Europa e sono rimasta davvero sorpresa di verificare quante donne imprenditrici ci sono nel nostro continente! In alcune settimane abbiamo ricevuto oltre 60 application da 11 Paesi! Quest’anno sono certa che riusciremo a fare ancora meglio."
In Italia, dove Girls in Tech ha recentemente lanciato il Capitolo Italiano (Startupbusiness lo aveva raccontato via Wired.it), la voglia di intraprendere a livello femminile si sta facendo più forte, grazie anche all’effetto di stimolo che diversi esempi di startup italiane al femminile, molto creative e innovative, hanno saputo dare, stiamo parlando di Timbuctù, Atooma, RisparmioSuper, Urbano Creativo, HR Jungle, Formabilio, Frestyl.
"Ci sono sempre più donne che fondano startup in Italia e quasi sempre sono davvero brillanti! - dice Anna Sargian, founder di GIT Italy - Sarebbe davvero bello vedere queste imprenditrici italiane partecipare a un evento internazionale come Lady Pitch Night!".
Chi può iscriversi per la Lady Pitch Night?
Tutte le startup digitali e con almeno un founder donna, che non hanno più di tre anni di vita, localizzate in Europa, entro 10 marzo 2013 a questo URL.
Le cinque finaliste saranno invitate a presentare la loro startup a Parigi il prossimo 4 aprile, presso il Jardins de l’Innovation in Paris di Orange, davanti a una giuria di esperti, investitori e noti imprenditori, oltre che a un pubblico di 150 persone.
Lingua ufficiale dall’application al pitch sarà l’inglese.

LA VINCITRICE ITALIANA
Barbara Labate con Risparmio Super ha vinto la scorsa notte a Parigi la Lady Pitch Night (di cui avevamo parlato qui), evento giunto alla terza edizione e organizzato da Girls in Tech Paris e Orange.
La giuria era composta da Gilles Babinet (France’s Digital Champion and serial entrepreneur), Aninna Svensson (Google, ex-Spotify), Marion Moreau (FrenchWeb), Olivier Ezratty (Innovation Strategy Consultant), Marie-Christine Levet (Jaina Capital), Samantha Jérusalmy, (Girls in Tech & Elaia Partners), Pascal Latouche (Orange).
In finale oltre a Risparmio Super, altre 4 startup fondate da donne, selezionate tra 50 domande:
BoxCryptor (Germany)
1001pharmacies (France)
Book a Street Artist (Portugal)
CoolBrandz (Switzerland)
In termini di performance Barbara Labate, cofounder e Ceo di Risparmio Super, è una certezza: ovunque si presenti, che si tratti di pitchare per pochi intimi negli uffici degli investitori o di farlo da un palco per un pubblico più vasto, la sua capacità di presentare al massimo livello la sua startup e essere convincente è decisamente interessante. Infatti prende soldi dagli investitori, complessivamente quasi un milione per seed e early stage (da Zernicke Meta Venture principalmente, ma anche LVenture e SiamoSoci), vince Mind the Bridge, semina consenso ovunque vada.
Ovviamente non si tratta solo di saper comunicare, c’è anche molta sostanza, il percorso di Barbara non è quello di qualcuno che si sveglia una mattina e in mezza giornata fa la startup. Studi intensi in giro per il mondo, borse di studio tipo Fullbright Best, seminari e corsi nella Silicon Valley, intraprendenza e dedizione, insomma una che si fa in quattro per Risparmio Super e non si risparmia affatto. Eventi come Lady Pitch Night li affronta in scioltezza.
"E’ stato bello partecipare alla Lady Pitch Night - ha raccontato a Startupbusiness - una bellissima cornice, un bell’ambiente, una giuria validissima e altre startup molto interessanti, di diverse nazionalità, solo una era francese. Sono tornata a casa molto contenta per i feedback positivi avuti da Risparmio Super, queste conferme sono per noi molto preziose".
Avete in mente di internazionalizzare Risparmio Super?
"Ovviamente è nei piani, ma non nell’immediato. Per il momento eventi con conseguenti feedback come questo della Lady Pitch Night sono occasioni che ci permettono di verificare che il modello di Risparmio Super è applicabile anche in altri contesti. Inoltre può portarci visibilità più internazionale, il che è utile se vuoi andare all’estero con Risparmio Super richiede altri round di investimento!"
Oggi Risparmio Super ha un team di 13 persone diviso tra Catania e Milano, lavora costantemente sul miglioramento del prodotto (sta per lanciare sito e app rinnovati) e naturalmente sulla creazione di partnership che permettano diversificazione del modello di business.
Girls in Tech Italy ha contribuito a promuovere in Italia la partecipazione all’evento.
"E’ bello che abbia vinto una startupper italiana in una manifestazione europea e facciamo i nostri complimenti a Barbara Labate - dice Anna Sargian, Managing Director di GiT Italy - Devo dire che non ne siamo rimaste molto sorprese perchè Barbara è davvero molto brava. Oggi in Italia le donne che fanno imprenditoria tech sono ancora troppo poche e sicuramente un esempio come Barbara Labate può essere di grande ispirazione per molte altre giovani donne".

LITIGATA RENZI-BERSANI
ROMA - La nomina fra i grandi elettori toscani per il nuovo presidente della Repubblica "mi avrebbe fatto piacere" dice Matteo Renzi, a margine di un incontro a Trieste. "Rappresentare la mia Regione. Qualcuno mi aveva detto vai avanti tranquillo, ti votiamo, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma per fare il contrario...". Il sindaco di Firenze torna al centro di un caso all’interno del Pd. Stavolta è la scelta dei grandi elettori della Toscana al centro della polemica. Il gruppo consiliare del Pd, spaccandosi in due (10 contro 8) ha indicato la sua terna e tra i nomi non c’è quello di Renzi: "Sono cose che succedono - prosegue Renzi -, non era un diritto né me lo aveva prescritto il medico, ma non mi abituerò mai alla doppiezza". Anche più sibillino il commento del sindaco sulla scelta di Alberto Monaci, presidente del consiglio regionale: "Hanno scelto di mandare delegato regionale un autorevole personaggio della politica e del mondo bancario senese. Auguri, in bocca al lupo e che rappresenti bene la Toscana. Io me ne faccio una ragione".
"Qualche telefonata da Roma...". "Chiedete a Telecom, non ho fatto nessunissima telefonata e pregherei di credere che, con tutti i problemi che ci sono, l’ultimo problema è decidere dei 494 nostri grandi elettori chi sia l’uno o l’altro" dichiara in serata al Tg1 il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in un’intervista in cui respinge ogni addebito rispetto al tempo trascorso dalle elezioni senzsa avere ancora un governo. "No, francamente, onestamente, non mi sento responsabile - ribatte Bersani - per un banale motivo: io una proposta l’ho fatta: governo di cambiamento, convenzione a data certa per le riforme istituzionali, corresponsabilità in questo quadro di tutte le forze parlamentari. Mi hanno detto no". "Un governo si farà - assicura Bersani -, ma per noi il governo giusto è di cambiamento, che possa accompagnare una fase di riforma delle nostre istituzioni".
Quanto all’incontro con Berlusconi, "c’è stata una discussione cordiale che è servita esclusivamente per ribadire un metodo, che da parte nostra è un metodo costituzionale" sull’elezione del Presidente della Repubblica, aggiunge Bersani. "Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità della nazione ed è nostro dovere ricercare con tutte le forze parlamentaro dei punti di incontro". Governo e presidenza della Repubblica "son due mestieri diversi - conclude Bersani -. La presidenza della Repubblica dura sette anni, il governo deve aggredire una questione sociale che è drammatica".
Già nel corso della giornata il segretario del Pd aveva cercato di tenersi fuori della polemica con Renzi rilasciando una nota. "Nella sequela di quotidiane molestie - scrive Bersani - mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la Toscana. Smentisco dunque di aver deciso o anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunché, a proposito di una scelta che riguarda unicamente il consiglio regionale della Toscana".
La proposta di inserire Matteo Renzi nella terna dei grandi elettori toscani era già stata una ’rottura’ rispetto alla consuetudine delle Regioni, che vede inviati a Montecitorio il governatore, il presidente del consiglio e un rappresentante delle opposizioni. Sulla scelta di Renzi però si era speso Nicola Danti, col favore del capogruppo del Pd in consiglio regionale, Marco Ruggeri, e del segretario toscano, Andrea Manciulli, neodeputato. Contro, invece, una nutrita componente del gruppo Pd, contraria all’idea di distinguersi rispetto alla tradizione solo per dare visibilità a Renzi. Alla fine, dopo ore di discussione, ieri il gruppo Pd si è spaccato e Monaci ha prevalso con 12 voti contro i 10 avuti da Renzi.
Oggi i "renziani" in consiglio regionale hanno votato a scrutinio segreto secondo la linea decisa dal gruppo, indicando Rossi, Monaci e il vicepresidente del consiglio Roberto Benedetti quali grandi elettori per la Toscana. Ma il sindaco è tornato alla carica, accusando le "telefonate" giunte da Roma e ribadendo in generale la sua estraneità ai giochi di potere: "Se ci sono nuove elezioni vedremo cosa accadrà. Ora sono fuori dai giochi della politica romana, sto facendo il sindaco della mia città". Renzi ha aggiunto di sperare che si vada alle elezioni "il prima possibile": "Se Bersani e Berlusconi riterranno più opportuna qualche forma di accordo nell’interesse del Paese, spero facciano il più veloce possibile. Se dipendesse da me, tornerei alle urne domani mattina".
Il caso va ad approfondire il solco tra la maggioranza interna e i renziani. Emblematico il tweet di Paolo Gentiloni: "Renzi non sarà tra i grandi elettori del presidente della Repubblica. Nel Pd sempre più forte la corrente Tafazzi". Stessa delusione per Marco Ruggeri, che pure non vuol sentire parlare di Pd spaccato: "Passava dalla Toscana l’opportunità di lanciare un segnale nazionale, nel senso dell’apertura al rinnovamento; poi ha prevalso l’indirizzo di una proposta istituzionale". "Siamo prigionieri della sindrome di Tafazzi - dice anche la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi - . Escludendo Renzi dai grandi elettori, il Pd ha ceduto alla paura del nuovo e ha perso un’altra occasione per ritrovare la sintonia con i cittadini".
Per Enrico Rossi "è una vicenda assolutamente toscana - spiega il presidente della Regione toscana a Sky Tg24 -. Ho parlato con Bersani e la sua posizione è stata netta e coerente. Renzi non si riferisce al segretario e in Toscana sono passati i tempi delle telefonate che dal livello nazionale decidono le questioni locali. Se non Bersani allora Franceschini ha chiamato? Non so. E’ una vicenda che si deve chiudere qui perché non c’è frattura. Io ho preso 31 voti e ai renziani bisogna dare un attestato di maturità perché non sono caduti in ottiche correntistiche".
Ai dubbi di Rossi risponde Dario Franceschini, parlando con un cronista a Montecitorio. "Mi sono visto chiamato in causa indirettamente - dice Franceschini - dal presidente della Toscana su questa vicenda della nomina di Renzi tra i grandi elettori. Ho chiamato il presidente Rossi per dirgli che non mi sono occupato della questione, non ho fatto telefonate a nessuno. E ho appreso tutto a cose fatte. E se qualcuno mi avesse chiesto un parere da esterno, avrei detto che un minimo di logica e buon senso politico avrebbe dovuto portare alla nomina di Matteo. Adesso gradirei essere tenuto fuori da questa vicenda".
Non ci sta nemmeno il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Antonello Giacomelli: "Penso che chi ha guidato la questione dei grandi elettori della Toscana poteva scegliere tra evitare di tirare in ballo Renzi fin dall’inizio o costruire le condizioni per una soluzione innovativa con il sindaco di Firenze e magari una figura femminile". "Invece - afferma Giacomelli - nonostante l’impegno in prima persona del presidente Rossi e il suo consolidato rapporto con Monaci, il risultato purtroppo è stato quello di una brutta divisione del gruppo. Non ho svolto alcun ruolo né mi è stato chiesto di svolgerlo, rispetto l’opinione di tutti ma ribadisco che, a quel punto, esaurita ogni possibilità di scelte condivise, avrei votato Renzi".
(10 aprile 2013)

VENDOLA SI DIMETTE
"Ho presentato a Montecitorio le mie dimissioni da parlamentare. C’è stata contro di me una strumentale e infondata campagna di stampa, con menzogne e meschinità sul fatto che avrei potuto sommare emolumenti differenti. Io non ho mai avuto nessuna intenzione di restare deputato. Ho detto che voglio restare presidente della Regione Puglia, e lo farò". Così il governatore spiega la rinuncia presentata, accolta da un "finalmente" dal centrodestra.
"Vendola ha deciso di dimettersi da deputato? Era ora! Adesso pensi ad occuparsi a tempo pieno dei problemi della Puglia, se ne è capace, visto che fino a questo momento ha dato prova di scarso attaccamento e ben modesta attenzione alla nostra regione". E’ stato questo il commento di Elvira Savino, deputata pugliese del Pdl.
(10 aprile 2013)

SPREAD E ASTA DEI BOT MOLTO BENE
MILANO - Il Tesoro conclude un’asta di Bot da record e lo spread ritraccia sotto la soglia psicologica di 300 punti, così Piazza Affari può festeggiare con un rialzo di tre punti percentuali. L’Italia ha collocato Bot a 3 e 12 mesi con domanda in aumento e calo dei rendimenti: sulla scadenza più breve (tre miliardi di titoli assegnati), è stato toccato il minimo storico allo 0,243% dallo 0,765% dell’asta di ottobre 2012. Venduti anche tutti gli 8 miliardi di titoli a un anno, con un rendimento medio calato allo 0,922% dall’1,280% di marzo. A dimostrazione che per gli investitori il rischio Italia è in diminuzione - e in attesa che domani vengano collocati Btp a 10 anni - lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e tedeschi, è sceso sotto i 300 punti base. Sull’andamento dell’obbligazionario, ha influito anche lo spostamento di capitali dal Giappone e la diversificazione rispetto agli investimenti azionari.
Segnali confortanti sono giunti dal superindice Ocse, secondo cui l’economia italiana sta per vivere una "svolta positiva", in un contesto in cui la crescita "si sta risollevando in tutte le maggiori economie": a febbraio l’Italia ha fatto registrare un aumento dello 0,13% su base sequenziale. Indicazioni positive per l’Italia sono poi arrivate dal commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, che ritiene "molto probabile" l’uscita del Paese dalla procedura sul deficit eccessivo.
Le Borse, galvanizzate anche da Wall Street, accelerano così nel finale. A cominciare da Milano, dove Piazza Affari chiude in rialzo del 3,19%. Francoforte segue a +2,27%, poi Parigi +1,99% e Londra a +1,17%. Il comparto bancario è stato protagonista di giornata e anche in Italia gli istituti hanno trascurato l’allarme della Ue sui rischi di contagio. Tra i singoli titoli si mette in luce Fiat, dopo l’assemblea sui conti 2012. Bene anche Autogrill, che a maggio affronterà in cda la scissione delle attività di food e retail. L’euro chiude stabile a 1,3082 dollari, dopo aver toccato un massimo da un mese sul biglietto verde a quota 1,3121. Lo yen ha aggiornato il minimo da quattro anni sul dollaro a 99,72 e il picco negativo da tre anni sull’euro a 130,50. Bene anche Wall Street: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones avanza dello 0,9% e lo S&P500 - che ha aggiornato il record storico intraday - dell’1,1%. Fa ancora meglio il Nasdaq, che sale dell’1,7%.
Sostiene le quotazioni anche il Fondo monetario internazionale che invita le Banche centrali di tutto il mondo a non mollare la presa e a continuare la loro azione a sostegno della ripresa economica. Immediata la replica da parte della Bank of Japan e della Fed, che ha pubblicato i verbali della riunione di marzo e continua - pur con spaccature interne - il programma d’acquisto di bond da 85 miliardi di dollari. Dalle minute emerge una certa fiducia nell’andamento economico. D’altra parte anche la Bce, la scorsa settimana, ha ribadito di essere pronta a nuovi interventi straordinari "se necessario": "Valutiamo con attenzione la situazione" aveva detto il presidente Mario Draghi spiegando che - in questo momento - l’inflazione non rappresenta un problema.
Dagli Stati Uniti arrivano segnali positivi sul fronte dell’accensione dei nuovi mutui (+4,5%), mentre in Europa si guarda alla produzione industriale italiana di febbraio: è scesa dello 0,8% mensile e del 7,6% annuo, che diventa -3,8% se si corregge il dato per effetti di calendario. Torna a crescere, invece, quella francese: +0,7% a febbraio, sopra le attese, ma il segno è negativo nel raffronto sui dodici mesi (-2,5%). Sprofonda, infine, in Spagna con il -6,5% annuale. Non preoccupa, invece, il calo della bilancia commerciale della Cina in deficit di 664 milioni di dollari a marzo, a fronte di un atteso surplus di 15,4 miliardi di dollari anche perché l’export avanza del 10%, contro il +14,1% dell’import, a dimostrazione che la domanda interna comincia a guidare l’economia.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato gli scambi in rialzo dello 0,73% e si attesta ai massimi di agosto 2008, in scia all’indebolimento dello yen, effetto della manovra di allentamento monetario "qualitativo e quantitativo" deciso la scorsa settimana dalla Bank of Japan. L’indice Nikkei, malgrado le turbolenze causate nell’area dai rischi di nuove provocazioni da parte della Corea del Nord, guadagna 95,78 punti, attestandosi a quota 13.288,13.
Sul fronte delle materie prime l’oro cede l’1,2% a 1.569 dollari l’oncia, mentre il petrolio scende sotto i 94 dollari al barile (-0,2%).
(10 aprile 2013)

VINITALY
Verona, 22 marzo 2013 - Quanto è cool il vino italiano: peccato che si beva ormai soprattutto all’estero. I produttori di casa nostra vedono infatti nell’export, in continua crescita - siamo i primi a livello mondiale - l’unica alternativa alla stagnazione delle vendite sul mercato domestico, penalizzato dalla crisi economica. Il consumo quotidiano di vino in Italia diminuisce costantemente, anche se con nuove tendenze, sempre più legate ai riti della vita moderna, al glamour e alla cultura. Di queste nuove tendenze si parlerà a Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com).
Il calo dei consumi interni ci ha portato nel 2012, secondo i dati OIV l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino resi noti ieri, a 37,2 litri pro capite all’anno, con una riduzione del 14% dal 2008. I fattori che hanno contribuito a questa diminuzione sono vari: la crisi ha sicuramente inferto un durissimo colpo alla domanda nei ristoranti, ma a questa si aggiungono come ulteriore deterrente le severe leggi in materia di limiti alcolici consentiti. Poi, più in generale, gli italiani bevono meno a tavola per ragioni legate alla salute e alla dieta.
Se nelle classiche occasioni del pranzo e della cena si beve sempre meno vino, è l’aperitivo a trainare i consumi: da solo o mixato in cocktail, con un posto d’onore per le bollicine, il vino diventa il perfetto protagonista dell’happy hour. Nato nelle grandi città, ma ormai diffuso ovunque, l’aperitivo rappresenta non più un’introduzione alla cena, ma un vero e proprio rito di aggregazione sociale per passare del tempo con gli amici e conoscere gente nuova. Uno, due o tre calici di vino diventano così l’accompagnamento ideale, anche da un punto di vista economico, per una vera e propria cena low cost, composta da stuzzichini e finger food, o servita in ricchi buffet.
Da un punto di vista di immagine e promozione, però, il mondo del vino italiano non sembra puntare sulla quotidianità: preferisce scoprire il suo glamour, diventando protagonista di degustazioni ed happening in location di grande impatto, in Italia e nel mondo.
Numerosi gli esempi: dalle “prime” nei più importanti teatri italiani - dalla Scala di Milano al San Carlo di Napoli, a La Fenice di Venezia - con brindisi di inaugurazione nel segno delle etichette più prestigiose; alla “Vendemmia di Via Montenapoleone”, con degustazioni di grandi griffe nelle più celebri boutique di moda e gioielli del quadrilatero della moda di Milano, o durante la “Settimana Della Moda”; dai brindisi made in Italy in occasione dei grandi eventi sportivi internazionali, dalle Olimpiadi Invernali di Vancouver ai Mondiali di Calcio in Sudafrica, dai Mondiali di Scherma al Sicilian Open Golf alla Maratona Internazionale di Madrid e New York, senza dimenticare infine le grandi aste di beneficienza, come quella di amFAR al Festival del Cinema di Cannes, e le degustazioni organizzate dalle griffe made in Italy in location da sogno, come quella al Louvre di Parigi, per citare sono alcuni degli eventi più famosi.