Silvia Guerriero, SW 6/4/2013, 6 aprile 2013
CAMBIO CASA (DISPERATAMENTE)
Dicono che il trasloco sia una delle principali cause di stress, anche per chi è abituato a farlo, come i calcia- tori: si modificano le abitudini, si perdono i punti di riferimento. Per non parlare del fatto di dover organizzare materialmente il trasferimento: la ricerca dell’appartamento ed eventualmente della scuola per i figli, l’imballaggio di mobili e oggetti, l’attivazione delle utenze e tutte le altre operazioni del caso diventano ancora più complicate perché molto spesso si devono fare in tempi ridottissimi. E magari rifare a distanza di sei mesi, vista la facilità con cui ci si muove nel calcio di oggi. Un vero stress per i giocatori, ma soprattutto per le loro mogli, veri angeli anche nel cambio del focolare. È per questo che a una di loro, Sarà Piccinini in Peluso (Federico, difensore della Juventus), è venuta l’idea di creare un portale di servizio per i calciatori, dalla Serie A alla Lega Pro, ed ex: lo scorso novembre è nato Soccer Planet (www.soccerplanet.it), una sorta di spogliatoio virtuale in cui scambiarsi le “dritte” giuste per ogni città. Sarà, vulcanica 30enne laureata in Editoria e Giornalismo, è entusiasta: «C’è stata una grande adesione e il sito, patrocinato dall’Assocalciatori, si sta rivelando molto utile. Ci si scambia di tutto: case, macchine, baby sitter. Coi traslochi in particolare si sposa bene, proprio per le esigenze dei calciatori». Che se non sono top player, di quelli che delegano ogni cosa al factotum personale, devono arrangiarsi, visto che la maggior parte delle società non fornisce aiuti. Il primo scoglio ovviamente è trovare la casa: «Che dev’essere arredata, magari con un certo gusto, e disponibile subito. Noi siamo stati fortunati. Quando siamo arrivati a Torino, a gennaio, ci abbiamo messo solo dieci giorni: siamo subentrati ad Agostini, che era appena stato venduto dal Toro, nella casa di Abbruscato, che l’aveva comprata come investimento quando ci giocava lui e ora la affitta ai colleghi. Capita molto spesso, perché se vai per agenzie è un casino: vogliono certezze sulla durata del contratto e tu non le puoi dare. Tra calciatori invece c’è molta elasticità». L’alternativa è restare in albergo, finché non si trova la sistemazione giusta: «In quel caso ci va solo il giocatore, la famiglia lo raggiunge in un secondo momento. E allora tocca a noi mogli fare tutti gli scatoloni, i mariti al limite aiutano a svuotarli». Il secondo scoglio, per chi ha figli come i Peluso (Viola di 5 anni e Michele di 2), è trovare la scuola giusta: «In quel caso va molto il passaparola in spogliatoio, come per le tate e le donne delle pulizie: ci vuole una persona fidata. E quando si va ad abitare nella casa di un collega che ha cambiato squadra, spesso “erediti” anche gli aiuti. Pure per l’asilo a noi è andata bene: ci hanno fatto un favore accettando Michele alla materna anzitempo e mettendolo in classe con la sorella, per farli ambientare meglio, visto che era già iniziato l’anno. Viola, che è più grande, ha risentito del cambio, ma solo all’inizio. Secondo me è fondamentale come i genitori fanno vivere le cose ai figli, noi siamo sempre stati sereni e uniti. E stare insieme è la forza più grande per adattarsi».
ERA MEGLIO LA ROULOTTE
Ha invece scelto un’altra linea, per necessità, la moglie di Nicola Amoruso, record- man in Serie A per aver cambiato più squadre (13), tra l’altro quasi sempre al mercato di gennaio. La signora Enrica, 42enne napoletana dalla simpatia travolgente, ci scherza su: «Era diventato la mia angoscia. Ancora oggi, appena sento parlare di calciomercato, mi viene l’ansia. Per Nicola è sempre stato tutto facile: mi dava la notizia, faceva la sua bella valigetta e lasciava a me tutte le incombenze. Non ho mai neanche avuto il tempo di adattarmi in un posto che già si doveva partire: avessimo comprato una roulotte, avremmo fatto prima!». E pensare che si sono conosciuti proprio grazie a una casa: «Quella che gli ho affittato nel 2000, quando è venuto a Napoli. Era la casa di mio papa, che era mancato da poco. Nicola mi aveva assicurato che sarebbe rimasto a Napoli per quattro anni, io gli dicevo: “Posso pensare a tutto, ma non ad andare a Tori- no”, visto che papa era stato curato lì e non avevo bei ricordi. A fine stagione, mi fa: “Mi ha preso la Juve”. Io amavo Napoli, facevo l’avvocato ed ero incinta della mia prima figlia: ho mollato tutto per fare la moglie del calciatore, cosa per me inimmaginabile. Poi, a giugno, altro trasloco, destinazione Perugia. Per un mese siamo stati ospiti di un amico, poi finalmente abbiamo trovato casa. E che succede? Che andiamo a Como. Rifai i pacchi, prendi la bambina, disdici i contratti, le utenze... Tra l’altro io ho sempre fatto tutto da sola, non mi sono mai affidata a una ditta di traslochi: imballavo tutto e lo facevo spedire con Mail Boxes». Poi ci sono state Modena, Messina, Reggio Calabria: «A Reggio, dove viviamo attualmente (Amoruso si occupa del settore giovanile della Reggina, ndr), ci siamo fermati tre anni: un sogno! Tra l’altro lì abbiamo comprato una casa, era un’occasione, che ora affittiamo ai calciatori perché per noi è diventata piccola».
ANSIA DA CALCIOMERCATO
Nel 2008, il ritorno a Torino. «Ricordo il momento come fosse ora: 30 gennaio, ultimo giorno del mercato di riparazione, ore 18.58. Eravamo davanti alla tv e avevo appena tirato il fiato. Alle 18.59 il giornalista da l’annuncio che chiude il mercato: “Amoruso al Siena!”. Lo guardo, lui abbassa gli occhi: sapeva che c’era in ballo una trattativa ma non aveva avuto il coraggio di dirmelo... Il problema è che la bambina andava a scuola, così sono rimasta a Torino fino a giugno. Stessa storia l’anno successivo: Nicola giocava a Parma e a gennaio l’ha preso l’Atalanta. A quel punto me ne sono stata a Napoli, era più facile. Più che altro per le bambine, Giulia, che ora ha 11 anni, e Maria Ludovica, 6. La grande mi ha sempre sorpreso: non ha mai sofferto il distacco, per lei era la normalità. E dire che le elementari le ha fatte in 5 scuole diverse! Anche Ni cola non patisce i cambia menti, io invece sì: mi metterei in un posto e starei lì tutta la vita. Credo sia una questione caratteriale: per esempio la moglie di Di Michele, un altro abbonato ai traslochi, è bravissima, li fa sempre con semplicità, spostando i bambini a metà anno senza batter ciglio». Più complicato il trasferimento all’estero. Ma non se sei un topplayer. La famiglia Del Piero, dopo una vita a Torino, è andata dall’altra parte del mondo: Sydney, Australia. Sonia, la moglie di Alessandro, l’ha raccontata così: «Non è stato difficile fare le valigie. Ho preso l’essenziale per me e tutto per i bambini, che all’inizio hanno vissuto la cosa come una vacanza: il mare, lo zoo, l’acquario». E l’albergo, che fa molto ferie: i Del Piero ci sono rimasti un mese prima di trovare la sistemazione giusta, una grande villa con giardino e piscina. A pensare a tutto è stato Stefano, il fratello-manager del calciatore. Un intero staff- si parla di almeno 10 persone - ha invece seguito David Beckham nei suoi trasferimenti, organizzandoli nei minimi dettagli: da Manchester a Madrid, da Los Angeles a Milano (avanti e indietro) fino a Parigi. Dove adesso la famiglia più cool del calcio mondiale, in attesa di trovare una sistemazione definitiva, si sta “arrangiando” in una lussuosissima ala dell’Hotel Bristol, dove c’è posto per tutti. Anche per chi si occupa del trasloco: ce la vedete Victoria fare gli scatoloni?