Maurizio Ricci, la Repubblica 10/4/2013, 10 aprile 2013
MA GLI SCUDI DI DRAGHI E ABE RESPINGONO LA SPECULAZIONE
ROMA — Draghi&Abe: il presidente della Banca centrale europea e il premier giapponese sono, in questo momento, gli angeli custodi dell’euro. Francoforte e Tokyo sono, infatti, i due perni a cui è agganciata la cintura di sicurezza che sta impedendo ai Paesi dell’euro di schiantarsi contro quella nuova crisi del debito, fra ombre di bancarotta e spread impazziti, che molti giudicavano inevitabile. Gli elementi per un nuovo sconquasso della moneta unica, infatti, ci sono tutti. A Cipro ci sono ancora i controlli sui movimenti di capitali e Nicosia potrebbe essere costretta ad uscire dall’euro. In Slovenia, la crisi bancaria potrebbe costringere Lubiana a chiedere l’aiuto diretto dell’Europa. In Portogallo, il programma di austerità è stato severamente ridimensionato dalla Corte costituzionale. La Spagna rischia un altro declassamento dalle agenzie di rating. La Francia non riesce a riportare sotto controllo il disavanzo pubblico. L’Italia prosegue nella navigazione a vista, senza governo. Soprattutto, l’economia europea continua ad avviarsi in una recessione sempre più profonda e la ripresa sembra sempre più lontana. Invece, in questo clima di tempesta, i mercati finanziari stanno riservando all’Europa un trattamento di favore. In Italia, gli interessi sui Btp sono tornati vicini ai minimi di gennaio, prima delle elezioni. In Spagna e in Francia, i tassi sui titoli pubblici sono scesi ai livelli più bassi dell’ultimo anno. Le Borse sono in buona salute e l’euro appare solido. Insomma, investitori istituzionali e hedge fund stanno comprando a man bassa, senza batter ciglio, titoli che, un anno fa, avrebbero definito pericolanti.
La differenza cruciale la fa Mario Draghi e il suo impegno a difendere l’euro “ad ogni costo”. Come era già chiaro, a fine febbraio, dalla mancata reazione dei mercati alla impasse elettorale italiana, nessuno se la sente di scommettere neanche un euro contro la Bce. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che, dietro l’impegno di Draghi, è sicuramente schierata, a difesa della moneta unica, anche la Germania. Se la situazione europea (e tedesca) non cambierà, il presidente della Bce ha le spalle politicamente coperte per un intervento di emergenza. Le procedure per arrivarci possono essere complicate e ancora poco chiare, ma il risultato, al momento, come ha sottolineato lo stesso Draghi, non è in discussione. A questo punto, solo uno speculatore suicida può pensare di giocare al ribasso su Btp o Bonos, con il rischio che arrivi la Bce a far salire, invece, i prezzi, lasciandolo con il cerino in mano. Nel 1992, Soros riuscì a piegare la Banca d’Inghilterra, costringendola a svalutare la sterlina, perché il governo di Londra disponeva di risorse limitate, dato che doveva usare valuta estera. Qui, le munizioni della Bce sono illimitate, visto che se le costruisce, stampando moneta, nel retrobottega.
All’effetto Draghi, però, si aggiunge ora l’effetto Giappone, schiarendo ulteriormente l’orizzonte dei mercati finanziari europei. La decisione del premier Shinzo Abe di spingere la banca centrale a massicci acquisti di titoli pubblici avrà l’effetto di far scendere i tassi sui Bot nazionali. Assicurazioni e fondi pensione giapponesi - che oggi detengono il 35 per cento di una massa enorme di titoli del debito pubblico, cinque volte quella dell’Italia - andranno a cercare all’estero rendimenti più attraenti.
Secondo gli operatori, questo non è ancora avvenuto. Finora, a muoversi - vendendo yen e titoli giapponesi, per comprare euro e titoli europei - sono stati solo gli hedge fund, che anticipano l’arrivo del “muro di soldi” (come è già stato chiamato) degli investitori giapponesi. Quanto è alto questo muro? Circa 45 miliardi di dollari, secondo J.P.Morgan, anche 100 miliardi, secondo Merrill Lynch, che, in buona parte, grazie alle garanzie di Draghi, finiranno dove i tassi sono più alti, cioè in Europa. In buona sostanza, la situazione finanziaria europea potrebbe anche migliorare nei prossimi mesi.
In realtà, i mercati sono, tuttavia, per natura, volatili e il clima potrebbe cambiare anche in poche ore, spingendo, ad esempio, i giapponesi a concentrare gli acquisti sui Bund tedeschi, invece che su Btp e Bonos, anche se i rendimenti sono più bassi. Soprattutto, il clima plumbeo della recessione, appesantendo ulteriormente i bilanci pubblici, potrebbe spegnere presto l’ottimismo di queste settimane sull’euro e allontanare gli investitori. In altre parole, Draghi&Abe stanno assicurando all’Italia e agli altri paesi deboli una pausa di respiro sui mercati finanziari che difficilmente sopravviverà all’autunno, se non arriveranno segnali di ripresa dall’economia reale.