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 2013  aprile 10 Mercoledì calendario

NELL’ETERNO CARNEVALE ITALIANO BERLUSCONI DIVENTA UNA MASCHERINA

E PERCIÒ, nell’eterno carnevale italiano, può accadere, anzi è quasi normale che l’incontro fra il leader del centrosinistra e quello del centrodestra si possa pregiudizialmente riassumere nel frizzo che Bersani ha offerto ai microfoni prima ancora di trovarsi dinanzi Berlusconi. E dunque: «Gli dirò: “Ti conosco, mascherina!”».
E sì che lo conosce, ormai. Il motto è benevolo, anche se tradisce un filo di paternalistico scherno. Al quale tuttavia occorre aggiungere che il Cavaliere, di ogni possibile paternalismo ritenuto pontefice massimo e acclaratissimo, non è affatto abituato. Così qualche ora dopo, simulando una sorpresa dietro cui s’indovinava un lieve risentimento, ne ha chiesto ragione a Bersani.
A questo punto, narrano i più provetti retroscenisti, Enrico Letta si è preso la briga di spiegare sul piano politico e con il dovuto garbo questa storia della «mascherina»: l’appoggio al governo Monti, la spina tolta di colpo, le sparate della campagna elettorale... Sembra che dopo le spiegazioni il leader del Pdl abbia anche sorriso. Qualcuno si spinge anche a dire che era divertito. Incidente chiuso, per ora. Può essere
utile sapere, per chi ci crede, che i due sono anche gemelli astrologici, essendo nati entrambi il 29 di settembre.
Ma come tutto si è rimpicciolito, veniva anche da pensare a proposito della «mascherina », rispetto a quando lo spirito profetico di Giuseppe Dossetti identificò la figura di Berlusconi in una «maschera tragica ». Era alla metà degli anni 90 e don Pippo non si riferiva certo al volto del Cavaliere che allora si presentava ancora abbastanza integro. Come non è più oggi, per cui sul piano delle forme e dei colori il diminutivo bersaniano suona fin troppo indulgente.
Ma pazienza: guai a ridurre le maschere a un fatto estetico. In realtà Berlusconi è tutto fuorché un principiante. Il più grande politologo, Sartori, ha scritto una volta che dietro la maschera d’agnello, «tutto sorrisi», si nasconde un lupo; mentre per Franco Cordero, al di là del piazzista da fiera c’è un caimano. Lo psichiatra Zoja ha notato in lui «una rigidità facciale
» che rimanda a qualcosa di grottesco. Dopo uno dei tanti numeri, ha scritto il Times che stava cadendo «la maschera del clown».
Eppure, impressionò a suo tempo anche la maschera di sangue che, dopo il lancio della statuina, il Cavaliere volle mostrare ai fotografi. Né si può fare a meno di ricordare che esistono in vendita maschere di Berlusconi. Quando era al San Raffaele per l’uveite, come in un sogno, dal balcone si è affacciato un suo alias che ha salutato gli astanti.
«Le maschere non servono» ripeteva Andreotti, ma invano. Tutti le indossano, prima o poi, compreso il Divo. E compreso Bersani, che dopo la batosta si è un po’ calmato, ma prima delle elezioni, tra metafore bislacche, giaguari da smacchiare e stolidi processi di immedesimazione in Crozza, la tendenza ad assumere una faccia inautentica l’aveva ben manifestata.
Ma è pure vero che il fenomeno ha preso un’accelerazione: «Vede - ha detto un teologo di vaglia come Bruno Forte - in politica negli ultimi anni è sembrato prevalere il gioco delle maschere, il dire una cosa pensandone un’altra». In questo gli attori sono maestri. Chiedere conferma a Grillo, tanto per dirne uno su piazza. E a Casaleggio che in questo senso, oltre alla capigliatura, reca in dote le diavolerie della più evoluta persuasione commerciale.
Dopo il trionfo del M5S, con qualche autorità, Dario Fo ha proposto che all’apertura delle Camere, gli eletti fossero invitati ad apparire «in abiti carnevaleschi, con maschere della commedia italiana» e orchestre settecentesche al seguito. La sfilata avrebbe un valore catartico: «Grazie alle maschere vedremmo sparire certe figure ormai insopportabili, scampate dall’estinzione della selezione elettorali». Qualche mese prima un supporter di Matteo Renzi si è fatto fotografare sotto il camper del leader rottamatore con la maschera di D’Alema sul volto. Poco prima, alla regione Lazio, avevano furoreggiato le maschere dei maiali in una festa a spese pubbliche.
Il carnevale continua, e sembrano piuttosto le mascherine a conoscere i cittadini.