Elena Dusi, la Repubblica 10/4/2013, 10 aprile 2013
IL MISTERO DELLA TERRA CHE NON SI SURRISCALDA PIÙ
Tra il 2000 e il 2010 100 miliardi di tonnellate di anidride carbonica sono finite nell’atmosfera. Ma la “febbre” del pianeta è rimasta costante. La Terra resta più calda di 0,75 gradi rispetto a un secolo fa ma dal 1998 non ha registrato nessun aumento di temperatura, in barba a tutti i modelli climatici che prevedevano un riscaldamento continuo causato dall’effetto serra.
Se questa pausa — registrata sia sulla terraferma che sulla superficie dei mari — non fosse accompagnata da altri segnali inquietanti, i “negazionisti” del cambiamento climatico avrebbero probabilmente dissotterrato l’ascia di guerra. Ma così non è avvenuto: restano troppi i fattori che confermano lo squilibrio del pianeta. I dieci anni più caldi della storia sono stati tutti registrati a partire dal 1998. I ghiacci artici la scorsa estate hanno raggiunto il minimo da quando sono iniziate le misurazioni (e continuano a perdere il 12% della massa ogni dieci anni). L’aumento della forza degli uragani ci ha appena regalato Sandy. L’Antartide, come il suo gemello agli antipodi, “dimagrisce” di cento chilometri cubici all’anno. L’aumento del livello del mare, infine, sarà anche limitato a una manciata di centimetri, ma viene confermato ormai in maniera nitida sia dai satelliti che sulla terraferma.
Allora perché la corsa delle temperature si è fermata? Una risposta convincente non è ancora venuta in mente
a nessuno, e il “riposo del termometro” è un mistero su cui i climatologi si arrovellano da mesi. La risposta più gettonata è che dieci anni rappresentano un periodo troppo breve per risultare significativo. Potrebbe trattarsi di uno scherzo della statistica. Ma di una motivazione così è difficile accontentarsi. È stato suggerito che il calore accelera l’evaporazione dell’acqua e che le nuvole formano uno strato bianco attorno alla Terra capace di riflettere i raggi solari. Ma lo stesso vapore acqueo è un potente gas serra e il suo ruolo nell’atmosfera è assai più complesso di un semplice “plaid” per il pianeta. Può darsi che la pausa del riscaldamento sia legata a una ridotta attività del Sole. Ma le prove scarseggiano: difficile che questa sia la pista giusta.
Secondo un gruppo di scienziati francesi e spagnoli, la soluzione del rebus è un’altra, giace sul fondo degli oceani e non ha un’aria per nulla tranquillizzante. Il calore in eccesso che i gas serra raccolgono
nella parte alta dell’atmosfera sarebbe assorbito dall’acqua del mare, secondo lo studio dell’Institut Català de Ciències del Clima e del Centre National de Recherches Météorologiques, pubblicato
sulla rivista Nature Climate Change.
Con il ruolo mitigatore che da sempre svolge al cambiare delle stagioni, il mare accumula energia per restituirla solo con gradualità. Ma questo non vuol dire che
alla fine faccia sconti. Il pentolone sta continuando a bollire, e il fatto che gli abissi siano difficili da raggiungere e misurare con costanza finisce solo per aumentare incertezza. «La maggior parte dell’energia accumulata dal pianeta è stata assorbita dal mare — scrivono gli esperti — in particolare dallo strato che arriva a 700 metri di profondità». Il calore nascosto fra le onde potrebbe essere rilasciato nei prossimi anni, facendo aumentare le temperature anche in caso di uno sforzo dell’uomo per ridurre l’inquinamento.
Politica e accordi internazionali in realtà non sono mai stati efficaci nel frenare le emissioni di anidride carbonica. Gli unici lievi rallentamenti dell’inquinamento atmosferico sono stati causati dalla crisi economica e dal boom di estrazione di gas negli Stati Uniti (combustibile che inquina meno del petrolio). Nel 2010 i rappresentanti di 200 paesi si sono impegnati a non far crescere la febbre del pianeta più di due gradi, livello oltre il quale ci si aspettano conseguenze disastrose. Non c’è tempo da perdere, secondo i ricercatori, perché la pausa di questo decennio è in realtà solo un “time out”.