L. Off., Corriere della Sera 10/04/2013, 10 aprile 2013
L’ASTA DESERTA PER I TITOLI E L’ALLARME SLOVENIA
Dicono i contadini sloveni, «Kdor visoko leti, nizko nizko prleti»: chi vola molto in alto, cade molto in basso. E’ un proverbio popolare, ma sembra un titolo di cronaca economica: la Slovenia, per anni in volo nell’alta finanza e spinta da Germania e Austria, ora plana verso la landa del «bail-out», il solito salvataggio approntato in fretta e furia dall’Eurozona. Anche se Alenka Bratusek, la prima ministra andata ieri a Bruxelles, l’ha detto al presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso: «Farò quanto è in mio potere per risolvere la crisi senza chiedere interventi dell’Eurozona». Precisamente quanto dissero, al loro turno, Antonis Samaras, Nicos Anastasiades, e tutti gli altri poi adagiatisi sul «bail-out». La Slovenia mostra ora certi foruncoli che preannunciano lo scoppio di una brutta allergia. L’Ocse le appena ingiunto di usare la ramazza nelle sue banche zeppe di titoli tossici, meglio ancora il vecchio rastrello della «bad bank». Ieri, poi, un’asta di titoli di Stato da 100 milioni è andata per metà deserta e ha raggranellato 56 milioni, e un’altra asta di titoli semestrali (32 milioni e passa) se l’è cavata meglio solo perché ha offerto interessi più alti (1,7%) in confronto all’1,5% del mese precedente. Tutte cose già viste, da Lisbona ad Atene: crescono le difficoltà di rifinanziamento, si complica l’accesso al mercato, a Bruxelles si inanellano seriosamente vertici su vertici, e Berlino siede sulla riva del fiume. Alcuni dicono già che Ljubliana sarà la prossima Nicosia: 22 anni fa era la perla della sgangherata Jugoslavia socialista, la sua locomotiva celebre per rigore e produttività. Poi ha pensato di volare in alto, forse troppo, e oggi si ritrova là, «nizko nizko», in basso in basso.
l. off.