Mario Ajello, Il Messaggero 10/4/2013, 10 aprile 2013
QUANDO IL CAVALIERE DONO’ LIBRI DI POESIE AGLI OCCUPANTI
Si terranno svegli facendo suonare ai loro telefonini l’Inno di Mameli, come capitò ai dipietristi occupatori notturni del Senato nella scorsa legislatura? Oppure i grillini combatteranno il sonno ricorrendo a Grillo che, via web, gli legge qualche poesia come fece Berlusconi in una delle tante occupy Montecitorio da parte dei leghisti e per convincere i propri alleati troppo combat ad andare a dormire a casa promise loro di regalargli - ma chissà se è vero - le liriche di Giacomo Leopardi magari ritoccando «A Silvia» in «A Silvio»? Un altra volta, mentre le camicie verdi erano accampate contro il presidente Casini, il Cavaliere promise di regalare loro, sempre leopardianamente, «La quiete dopo la tempesta».
I CAMPIONI DI BED-IN
Stamane sapremo chi dei 5 Stelle si è appisolato sotto le stelle che illuminano dal cielo Montecitorio. Intanto sappiamo che il ricorso al sit-in, anzi al bed-in, non è una forma di protesta parlamentare originalissima. Ci sono stati campioni anche solitari di questa specialità che può essere notturna o diurna ma sempre combat: il berlusconiano Malan, il dipietrista Barbato, il leghista Cè (il comandante Che, lo chiamavano da capogruppo) spesso rifornito di panini dai colleghi che lo difendevano nella sua personal occupy. Quando quelli del Pci invasero la prefettura di Milano e telefonarono a Togliatti tutti contenti per farsi dire bravi, quello li gelò: «E ora che ve ne fate?». Lo stesso potrebbe essere detto ai grillini in bed-in ma quelli più che ai comunisti vorrebbero somigliare ai radicali. I quali nel 2008, contro l’ennesima votazione a vuoto per eleggere un giudice costituzionale, insieme alla Bonino e ad altri senatori trascorsero la notte alla Camera. Un caritatevole collega della sinistra, oltre ai panini, inviò ad alcuni di loro anche dei sonniferi. Con questo bigliettino d’accompagnamento: «Dormire sui banchi è dura. Spero siano d’aiuto queste pilloline». Sulla porta avevano appeso il cartello: «Aula occupata».
BANDIERE AMERIKANE
In certi casi, l’occupazione del Parlamento si fa con le bandiere. Addirittura americane, anzi amerikane, nel caso della protesta di Mario Capanna, di Franco Russo e di altri deputati pacifisti. Ma non era il ’68. Eravamo nel ’99. Nove anni più tardi, Daniela Santanchè e Francesco Storace vogliono che Prodi vada a parlare delle dimissioni del ministro Mastella, quello non ci va e parte l’accampamento a due (anzi erano in tre quelli della Destra). Quando Maroni e altri 13, sempre contro Prodi, occupano l’aula, si prendono dieci giornate di squalifica. E gridano, da grillini ante-litteram: «Golpe!».