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 2013  aprile 09 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCONTRO BERSANI BERLUSCONI E L’OCCUPAZIONE DEL PARLAMENTO DA PARTE DEI CINQUESTELLE


ROMA - L’incontro tanto atteso è arrivato oggi, un po’ a sorpresa. Un’ora di faccia a faccia alla Camera. Nel quale Bersani e Berlusconi (presenti anche Alfano ed Enrico Letta) hanno affrontato il tema, intricatissimo, della doppia scandenza: quella istituzionale (il Quirinale) e quella politica (il governo). Ora sono attesi due distinti comunicati.
Intanto pero’ Enrico Letta parla di un "buon incontro", di passi avanti sul Colle, ma anche di un processo per il quale "siamo solo all’inizio". "Non abbiamo parlato di nomi. Prima servono i criteri", ha detto il vicesegretario del Pd. "E abbiamo parlato esclusivamente di presidenza della Repubblica con l’obiettivo di arrivare ad una elezione con un largo consenso. Non abbiamo parlato di nomi. Penso ci saranno altri incontrI con il Pdl".
"E’ stato - ha continuato Letta .- un incontro utile per chiarirci sui criteri per individuare una rosa di personalità, poi una personalità che possa rappresentare l’unità del Paese come ha fatto Giorgio Napolitano, vogliamo che si parta con l’idea di eleggere un presidente largamente condiviso che interpreti l’unità nazionale e ci sembra che il Pdl voglia muoversi su questa strada".
Poco più tardi è il turno di Alfano, che ribadisce: "Il presidente deve rappresentare tutti gli italiani, deve essere un elemento di unità e non puo’ essere ostile a noi". E ancora: "Nei prossimi giorni potranno esserci
ulteriori appuntamenti per
compiere ogni sforzo tendente ad assicurare condivisione per una scelta così delicata e importante". Infine avverte: "Il presidente Silvio Berlusconi ha ribadito la propria disponibilità a fare ciò che è utile all’Italia a difesa del consenso ricevuto e della fiducia che milioni di italiani anche questa volta gli hanno accordato".
Prove di intesa anche per un governo di larghe intese? No, almeno a stare al tweet inviato da Pier Luigi Bersani poco dopo l’incontro: "Noi siamo a disposizione, ma no al governissimo".
In mattinata il leader Pd aveva ribadito: "Le formule di governissimo sarebbero un’occasione per ribadire il distacco degli italiani dalla politica. Ci possono essere nuove formule? Non lo so, le valuterà il prossimo presidente della Repubblica, spetterà a lui valutarle". E aveva aggiunto una battuta al vetriolo: "A Berlusconi dirò: ti conosco, mascherina".
L’incontro coi gruppi parlamentari Pd. In tarda mattinata, durante la riunione del gruppo Pd della Camera a proposito della partita su presidenza della Repubblica e governo, Bersani aveva sottolineato che il partito "non accetterà né ricatti né scambi sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica, ma neanche posizioni settarie". Il Pd "cercherà una soluzione larghissimamente condivisa". E aveva aggiunto che "bisognerà tener conto "della parità di genere", frase in cui alcni hanno letto un endorsement per una donna al Colle.
Sull’esempio richiamato da Napolitano del compromesso storico il segretario Pd aveva replicato ancora prima di incontrare i deputati. "La mia è una proposta di comune responsabilità democratica. Vorrei far notare che nel famoso ’76 c’era uno che governava e gli altri che consentivano, era una singola forma di governo di minoranza. Pdl e M5S, loro hanno detto no, non io". "Togliamo di mezzo questa bersanite, io non impedisco niente, mi metto al servizio".
Renzi: Pierluigi non ha vinto le elezioni. "Sono stato criticato perchè ho detto al segretario del Partito ’fate quello che potete’. Bersani ha vinto le primarie, ma poi non ha vinto le elezioni, quello è il problemino". Così Matteo Renzi dal palco di un convegno al Vinitaly.
Bossi: Fossi Silvio... Di una possibile intesa parla intanto Umberto Bossi: "Se fossi in Berlusconi - dice ai cronisti il presidente della Lega - darei i voti per il governo a Bersani, tanto in pochi mesi va a schiantarsi, e poi vinco. Se fosse furbo dall’incontro con Bersani uscirebbe qualcosa". Quanto alla possibilità che il Carroccio possa appoggiare il Pd al Senato, "permettetemi di non rispondere...", conclude Bossi.
(09 aprile 2013)

RENZI BOCCIATO PER L’ELEZIONE DEL QUIRINALE
Non sarà Matteo Renzi uno dei tre delegati che dalla Toscana saranno inviati a Roma. Il gruppo del Pd del consiglio regionale dopo dieci ore di discussione con toni anche molto aspri si è spaccato a metà: 10 hanno votato per Renzi ma 12 si sono schierati a favore di Alberto Monaci, il presidente dell’assemblea che, insieme a quello della giunta, Enrico Rossi era l’esponente "titolato" a partecipare all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Renzi posta Amici su Facebook, boom di commenti
Il sindaco: "Decidetevi, la Chiesa ha fatto prima"
La prassi vuole infatti che siano i due presidenti e un esponente della minoranza a formare la delegazione del consiglio regionale. Ma per Renzi si stava discutendo da giorni la possibilità di fare un’eccezione e sarebbe stata l’unica rispetto a tutte le altre regioni d’Italia che in questi giorni hanno scelto i loro delegati. La proposta, partita da Nicola Danti, era stata subito accolta con favore dal capogruppo del Pd in consiglio regionale Marco Ruggeri e dal segretario toscano Andrea Manciulli, neodeputato. Ma una corposa parte del gruppo
si è messa contro: non piaceva l’idea di violare un patto istituzionale condiviso da tutte le Regioni per dare una visibilità particolare a Renzi. E sembra che a Roma né Franceschini né Giacomelli gradissero la novità.
In Toscana il governatore Rossi si diceva favorevole a Renzi. A patto che, aveva chiarito, "il gruppo lo votasse compattamente e che Renzi chiedesse al centrodestra di non indicare il suo nome sulla scheda". Se il Pdl, oltre al suo consigliere, avesse votato per il sindaco, Renzi avrebbe ottenuto più consensi di Rossi. In più, il governatore aveva precisato che Monaci dovesse essere consultato prima di prendere la decisione.
Monaci è da qualche giorno in malattia, nessuno è riuscito a parlarci per telefono ma a metà pomeriggio è stato lui a farsi vivo con un sms dichiarandosi "disponibile ad andare a Roma". A quel punto le perplessità hanno preso il sopravvento e alla conta finale Renzi è andato sotto di due voti.
Andrà a Roma quindi Alberto Monaci, riconfermato alla guida dell’assemblea a metà mandato ma in rotta con gran parte del partito dopo la ribellione di Siena che portò alle dimissioni dell’ex sindaco Ceccuzzi per la mancata approvazione del bilancio comunale da parte di una pattuglia di monaciani. E pensare che i gruppi dei Socialisti e dell’Italia dei Valori si erano già detti pronti a votare per Renzi. Mauro Romanelli di Sel invece aveva chiesto che fosse indicata una donna.
(09 aprile 2013)

SUPPLICA DI LIBERTA’ E GIUSTIZIA
Il governo e le regole del gioco. Una “supplica”. Scritta da Libertà e Giustizia e rivolta al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani. Oggetto: un invito alla riflessione in vista dell’incontro con Silvio Berlusconi. Per non “consegnare le regole del gioco a chi in questi anni è stato il campione della rottura di ogni regola”. L’associazione presieduta da Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti chiede di non scambiare un “breve, sia pur essenziale, governo del Paese” con le “regole del gioco”.
Ecco il testo della “supplica”:
Caro segretario del Partito democratico, questa è una vera e propria supplica che ti inviamo quando mancano poche ore al tuo incontro con Silvio Berlusconi. Un incontro durante il quale ti prepari a offrire al Pdl “tutta quella roba lì”, come hai definito stamani ad Agorà le riforme della seconda parte della Costituzione. E probabilmente anche la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
In cambio di una intesa per il governo, il tuo governo.
Hai anche detto che “quella roba lì” è molto importante, rappresenta un fatto “storico”.
E allora caro segretario del Pd: cerca di non vendere un breve, sia pure essenziale, governo del Paese per le regole del gioco. Quelle regole essenziali alla nostra democrazia, quella seconda parte che contiene anche gli articoli 49 (sulla democrazia nei partiti) e 67 (ogni parlamentare rappresenta la Nazione) sui quali giustamente chiedi conto ai grillini. Per “quella roba lì” molte vite innocenti sono state sacrificate. “Quella roba lì” è la “roba” più preziosa che abbiamo e che ci tiene ancora insieme come popolo libero.
Non la scambiare con un governo qualsiasi.
Non abbiamo bisogno, in questo momento tragico per tanti italiani, di un governo qualsiasi (al quale, stando al risultato elettorale, sono contrari i due terzi dei cittadini). E nemmeno di un “compromesso antistorico” nato sulla svendita della Costituzione, che può, e forse deve essere aggiornata, ma non stravolta come ben sai e come chiede Berlusconi.
In queste poche ore che mancano al tuo incontro con Berlusconi, rifletti ancora se si possono consegnare le regole del gioco a chi in questi anni è stato il campione della rottura di ogni regola violando e irridendo la nostra Carta.

CINQUESTELLE OCCUPANO PARLAMENTO
ROMA - Come avevano annunciato, i senatori del Movimento 5 Stelle, a fine seduta, sono rimasti ai loro banchi nell’Aula di Palazzo Madama e hanno iniziato la lettura della Costituzione, come forma di protesta per ribadire la centralità del Parlamento e sollecitare l’avvio delle commissioni permanenti. Il tutto in diretta streaming, anche per ovviare all’oscuramento dopo il consueto allontanamento dei giornalisti da Palazzo Madama a fine seduta.
E il capogruppo Vito Crimi conferma: il Movimento 5 Stelle resterà in Aula fino a mezzanotte. "Resteremo in Aula a leggere la Costituzione e il regolamento del Senato, per sottolineare la forzatura che viene attuata non iniziando a far lavorare le commissioni. Restiamo fino a mezzanotte e un minuto anche per non pesare troppo sul lavoro dei commessi e dei collaboratori parlamentari".
"Dobbiamo, Costituzione alla mano, dimostrare che la prassi invalsa in questi anni, rispetto alla questione delle commissioni, è andata oltre il dettato costituzionale" prosegue Crimi, parlando con i giornalisti. I parlamentari M5S non la definiscono "occupazione" bensì "riappropriazione" delle istituzioni da parte dei cittadini. "Non sta scritto da nessuna parte - argomenta ancora Crimi - che le commissioni non si possono costituire prima della formazione della maggioranza e dell’opposizione. Se i Costituenti non l’hanno specificato un motivo ci sarà stato".
Proprio Crimi, senza microfono, dà il via alla lettura degli articoli della Costituzione. Subito dopo iniziano a fioccare gli "aggiornamenti" via social network. "Siamo arrivati alla lettura dell’art. 35 della Costituzione. I colleghi del Pd e del Pdl hanno protestato ma pare che ci lascino continuare." scrive su Facebook la senatrice Ornella Bertorotta. "Iniziata la lettura della Costituzione. Scilipoti resta ad ascoltare. Ogni giorno si impara qualcosa. Nencini esce contrariato ma tornerà", racconta invece Lorenzo Battista su Twitter.
Dopo la lettura degli articoli della Costituzione, a turno da parte di tutti i senatori M5S, ancora Crimi dà inizio alla seconda parte dell’iniziativa: la lettura degli articoli del Regolamento del Senato, anche se l’attenzione si concentrerà su quelli inerenti alla formazione delle commissioni.
Intanto, alla Camera la seduta è ancora aperta e caratterizzata dagli interventi a raffica dei deputati grillini, che parlano dei tre suicidi di Civitanova Marche, della moralità in politica, dei "49 indagati o condannati" tra i deputati della Camera, delle minacce ricevute dal pm Nino Di Matteo, dei "giudici-eroi". Tutti chiedono che "le commissioni permanenti inizino a lavorare subito" e, anche qui, annunciano di voler "occupare" l’aula.
"Noi resteremo in quest’aula - spiega la giovane Giulia Sarti - anche al termine della seduta per chiedere che le commissioni permanenti si insedino e inizino a lavorare". E su Twitter, la capogruppo Roberta Lombardi riafferma: "Sequestrati in aula: se usciamo non ci fanno rientrare. Rimaniamo qui".
In precedenza, sulla convocazione delle commissioni permanenti è giunto il "no" di Camera e Senato. "Si è convenuto a larga maggioranza che l’intreccio del meccanismo regolamentare e della prassi suggerisce di costituire le commissioni solo dopo la formazione del governo", ha chiarito il presidente dei senatori Pd Zanda uscendo dalla Conferenza dei Capigruppo del Senato. Decisione presa poi qualche ora dopo anche dalla Camera. Le scelte di Montecitorio e Palazzo Madama renderanno inevitabilmente più complicati i rapporti tra le forze politiche "tradizionali" e il Movimento 5 Stelle.
L’occupazione delle aule parlamentari da parte del M5S è stata duramente criticata oggi da Zanda. "Quella di occupare l’Aula è una minaccia non democratica", ha detto, aggiungendo poi che il Pd ha dato comunque "indicazione dei nomi dei senatori che andranno ad integrare le commissioni permanenti" e che "li riuniremo già domani o dopodomani così da farsi carico dei primi problemi da affrontare e delle prime iniziative politiche".
Beppe Grillo senza mezza termini parla di un "golpe iniziato da anni" e "alla luce del sole per delegittimare e svuotare il parlamento" e pertanto il M5S resta fermo nella sua posizione. "Al termine della seduta, come ampiamente annunciato nei giorni scorsi, ci intratterremo all’interno dell’Aula in segno di protesta contro il mancato avvio delle commissioni parlamentari permanenti", afferma la senatrice Ornella Bertorotta. "Qualora questa forma di protesta non sortisca l’effetto sperato - prosegue - ci riserviamo di valutare se metterne in atto di ulteriori nei prossimi giorni".
Prima di lei ad intervenire era stato il vicecapogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Riccardo Nuti. "Siamo in conferenza capigruppo la maggior parte di Loro dice no a quello descritto nel regolamento, ovvero l’istituzione delle commissioni permanenti, vogliono ampliare competenze della commissione speciale", aveva scritto in "diretta" scatenando le ire della presidente Boldrini che ha ribadito il divieto di usare i social network mentre la riunione dei capigruppo è in corso. "La chiamano prassi - aveva aggiunto Nuti - ma la si può leggere cattiva abitudine (di spartirsi le poltrone). Che senso ha far esaminare dei provvedimenti a commissioni speciali anziché a quelle esistenti e previste?".
Ma oltre alla protesta i 5 Stelle pensano di percorrere anche strade alternative. "Sul caso delle commissioni permanenti abbiamo chiesto il parere della giunta per il regolamento che si costituirà in settimana", dice Roberta Lombardi, capogruppo del M5S alla Camera. "Il regolamento è chiaro - sostiene - le commissioni potrebbero partire subito. I partiti non hanno la nostra sensibilità sul fatto che siamo una repubblica parlamentare. Affidano l’attività legislativa solo al governo. Siamo arrivati allo stravolgimento della Costituzione".
Valutazione poi rilanciata come detto con parole decisamente più forti da Grillo: "L’Italia non è più una repubblica parlamentare, come previsto dalla Costituzione, ma una repubblica partitica. I partiti hanno sostituito la democrazia. La volontà popolare è diventata una barzelletta", scrive sul suo blog il leader del M5S. "Se questo non è un golpe cosa lo è?", conclude.
Il deputato Alessandro Di Battista difende quindi l’iniziativa del movimento. "In Aula leggeremo la Costituzione, i regolamenti; istituiremo delle commissioni per lavorare, staremo lì fino a mezzanotte e un minuto per dimostrare che il Movimento cinque Stelle non è responsabile di questo stallo costituzionale. Occupazione violenta? Se oggi in Italia leggere la Costituzione è diventato un gesto violento allora stiamo messi male", afferma ai microfoni di Radio 24.
Un altro deputato, Roberto Fico, attacca su Facebook: "Succede ora alla Camera dei deputati. Il Pd insieme al Pdl ha votato per l’ampliamento dei poteri della commissione speciale bloccando di fatto le commissioni permanenti. È davvero una vergogna! Il Pd non è uguale al Pdl, il Pd è il Pdl".
Intanto la presidente di Montecitorio Laura Boldrini ha comunicato che "è necessario procedere rapidamente anche alla costituzione della giunta per le elezioni, in vista dell’imminente avvio del procedimento per l’elezione del presidente della Repubblica poiché alcuni deputati sono in condizioni di incompatibilità". "Il 25 marzo - spiega ancora Boldrini - ho chiesto ai gruppi le rose finali di nomi ai fini della nomina. Oggi ho invitato i gruppi a indicarli entro giovedì (11 aprile, ndr). Il nodo riguarda l’indicazione del presidente: oggi è stata avanzata la proposta di procedere ad una scelta provvisoria e la questione sarà sottoposta alla giunta per il regolamento, che si riunirà giovedì pomeriggio".
(09 aprile 2013)