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 2013  aprile 09 Martedì calendario

SCUOLA E VALUTAZIONE. I CRITERI CAPOVOLTI

Nella battaglia quotidiana (e crescente) tra scuola e genitori iperprotettivi, potrebbe sembrare che i secondi vadano imponendo sempre più le loro ragioni, anche quando non sono del tutto ragionevoli. È di qualche giorno fa, per esempio, una curiosa iniziativa del Liceo Berchet di Milano: l’idea di introdurre la correzione «trasversale», affidando ad altri insegnanti, a rotazione, la correzione dei compiti, per evitare che docenti troppo severi possano penalizzare eccessivamente gli allievi e per bilanciare così eventuali ingiustizie. C’era un tempo in cui il giudizio dell’insegnante era insindacabile, mentre oggi è il più discutibile di tutti. Si tratta, a un primo sguardo, di una decisione ambigua.
Poniamo che i voti risultino capovolti: che i bravi studenti vengano giudicati asini e viceversa, secondo criteri di valutazione diversi. E poniamo che invece le valutazioni rimangano più o meno immutate. Tutto ciò finirebbe comunque per rivelare la poca fiducia (della scuola stessa) nella capacità di equilibrio del (proprio) corpo insegnante. Inoltre, mentre un tale sistema aiuterebbe gli studenti (ma non è detto), rischierebbe in ogni caso di gettare discredito sull’insegnante «troppo severo» (ma anche su quello di manica larga) e alla fine di delegittimarlo. E non c’è niente di peggio che indebolire l’autorevolezza della figura educativa. Resta pur sempre il fatto che la valutazione, da che scuola è scuola, è spesso fondata su criteri troppo diseguali, non solo all’interno dell’istituto, ma all’interno della stessa classe (simpatie e antipatie), per non dire delle disparità che emergono sul piano geografico. Ma resta un male sempre minore (per il giovane) rispetto al discredito in cui viene precipitata la residua autorevolezza degli insegnanti.
A fugare qualsiasi dubbio, servirebbero metodi di giudizio oggettivi, ha pensato qualcuno. Ed eccoli. Il «New York Times» annuncia l’invenzione di un sistema digitale, elaborato da un gruppo di ricercatori di Harvard e del Mit (Massachusetts Institute of Technology), che sarebbe in grado di valutare ogni tipo di testo scritto, componimenti compresi. In pochi giorni la notizia ha sollevato un pandemonio di appelli contrari al professore-robot (tra i firmatari anche il linguista Noam Chomsky). Non è escluso che tra qualche anno sia reso possibile ai ragazzi seguire una lezione on line impartita da insegnanti virtuali, evitando così l’intralcio di docenti rompiscatole, lamentosi e magari sindacalizzati.
Intanto, non bastano le pagelle degli studenti ai professori, istituite qua e là nelle scuole superiori. La maestra di una scuola elementare di Roma ha chiesto ai suoi alunni di seconda di dare un voto ai genitori, e com’era prevedibile sono fioccati i tre (soprattutto ai papà). Una sorta di nemesi. Ora i genitori, che rimproverano sempre più i docenti di non essere all’altezza del proprio lavoro, hanno quel che si meritano (dai figli e dai prof). «Un gioco», ha detto la maestra in questione. Ma affidare ai ragazzi un ruolo che spetta agli adulti è un gioco irresponsabile. Voto: 2.
Paolo Di Stefano