Laura Anello, La Stampa 9/4/2013, 9 aprile 2013
PALERMO, ANCHE FLACCOVIO GETTA LA SPUGNA
Per Tomasi di Lampedusa era una tappa obbligata della passeggiata mattutina che partiva e si chiudeva in due templi dei buongustai dell’epoca: il bar Caflisch e la pasticceria del Massimo. Per Leonardo Sciascia era la sede di dibattiti appassionati, per Bruno Caruso la prima galleria d’arte, per Dacia Maraini lo scrigno delle meraviglie dove fermarsi rapita all’uscita da scuola. Adesso sulla saracinesca della libreria Flaccovio, dal 1938 il luogo della cultura a Palermo, c’è un cartello con un annuncio eufemistico: «Chiusura per rinnovo locali». Nessuno ha avuto il coraggio di sbattere in faccia ai clienti la verità, cioè che quei 250 metri quadrati che hanno visto passare migliaia di autori hanno serrato i battenti per sempre. Sacrificati alla crisi dei negozi in città, assediati da due megastore dei libri a poche centinaia di metri, piegati dalla contrazione del mercato e dalla concorrenza del commercio elettronico.
Si fa fatica a scriverlo, ma con ogni probabilità al posto della libreria storica in via Ruggiero Settimo 38 troverà spazio il punto vendita di una catena di biancheria intima. Mutande e reggiseni al posto delle poltroncine dove sono passati Denis Mack Smith, Indro Montanelli, Cesare Zavattini, Renato Guttuso, Mario Soldati, e l’elenco è davvero sterminato. Sergio Flaccovio, che ha guidato il timone dell’attività con il fratello Francesco, non vuole però sentire la parola fine: «Stiamo vivendo un momento epocale - dice - perché siamo passati dalla carta stampata a quella digitale. Di questo ci rendiamo conto, così come del fatto che bisognava fare scelte utili per proiettare il nostro lavoro verso il futuro. Vogliamo continuare a essere imprenditori con altre forme editoriali dove è fondamentale l’uso della tecnologia».
Si entra in un’altra epoca, e il passato resta alle spalle. Con la chiusura contestuale dell’antica libreria Dante, nata alla fine dell’Ottocento nel cuore barocco dei Quattro Canti e rilevata dai Flaccovio nel 1974, e con quella di altri due negozi nel centro della città, lo scorso anno. Inevitabile la cassa integrazione per i 27 dipendenti. Restano in piedi, non si sa per quanto, la libreria dell’aeroporto e quella nel centro commerciale Forum, avamposto nel mondo nuovo delle cittadelle dei consumi. E resta in piedi soprattutto la casa editrice, un punto di riferimento per la saggistica storica siciliana, quella che ha portato al successo internazionale Luigi Natoli con i suoi Beati Paoli . Il frutto del lavoro di un personaggio straordinario, Salvatore Fausto Flaccovio, il padre di Sergio, l’ex fattorino di cartoleria innamorato dell’odore dei libri, il capostipite che aggregò sotto la sua insegna scrittori, intellettuali, artisti, giornalisti, colui che promosse riviste capaci di tenere insieme Quasimodo e Vittorini, Bontempelli e Borgese. Il primo che capì la grandezza del Gattopardo .
«Questo è sempre stato un posto aperto, un luogo di ritrovo, un riferimento non solo per gli intellettuali ma per tutta la città - racconta Sergio -. Non ha chiuso neanche durante la guerra: ci si vedeva qui, nella Palermo piena di macerie, per affermare le ragioni del pensiero e della civiltà». Già, nonostante le bombe, qui si vendevano i libri. «La gente comprava Cuore e Scerbanenco per tre lire e mezzo. Si vendevano otto libri al giorno. Quando c’era l’allarme si scappava tutti. I libri restavano illesi, coperti dalla stoffa», raccontava tempo fa il commendatore Antonio Bisso, ormai novantenne, tutta la vita al lavoro in libreria.
Ma la crisi, adesso, è più forte delle bombe che devastarono la città. Complice una politica commerciale miope che a Palermo si è ostinatamente opposta a progetti di pedonalizzazione del centro e che ha perso pezzi importanti di memoria. Sul fronte delle librerie, che accusano una perdita media del 20%, hanno già chiuso i gioiellini Kalòs e Aleph, mentre gli altri piccoli si arrangiano come possono, cercando contaminazioni con la gastronomia, il vino o la vendita di oggetti. Flaccovio, ostinatamente, guarda avanti: «Il futuro è il multimediale. Il libro di carta diventerà sempre più un prodotto di nicchia per appassionati cultori dell’oggetto-volume. È una rivoluzione nel mondo dell’editoria, con l’avvento degli ebook e l’informatizzazione della lettura, cui è impossibile opporsi. Anche il libro scolastico sta scomparendo. Ecco perché anche una libreria storica come la nostra ha dovuto affrontare questo passaggio doloroso, ma obbligato, per rilanciare gli utili e scommettere sulle nuove tecnologie. Siamo alla terza generazione e vogliamo continuare a fare cultura a Palermo».