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 2013  aprile 07 Domenica calendario

SE…– E se invece…? L´interrogativo ricorre nei luoghi più impensati. Ad esempio nel blog del capogruppo 5Stelle Vito Crimi (sia pure prontamente cassato da Beppe Grillo): «Forse poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima, e cioè di affidare il governo a Bersani, che con i suoi ministri poteva presentarsi in Parlamento, e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell´attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari

SE…– E se invece…? L´interrogativo ricorre nei luoghi più impensati. Ad esempio nel blog del capogruppo 5Stelle Vito Crimi (sia pure prontamente cassato da Beppe Grillo): «Forse poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima, e cioè di affidare il governo a Bersani, che con i suoi ministri poteva presentarsi in Parlamento, e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell´attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza eletta…». In tempi in cui quello che è successo davvero non ci piace e quel che potrebbe succedere rischia di piacerci ancora meno, non si sa come andrà a finire, e cosa fare perché non finisca nel modo peggiore, si fa forte la tentazione di immaginare (o esorcizzare) come le cose avrebbero potuto andare altrimenti «se solo…». Ancora ai primi tentativi da noi, la storia del What if?, del "Se invece…" - o storia "alternativa", "contro-fattuale", "ucronia", come è stata variamente definita - è ormai un vero e proprio genere in America. Vi si sono cimentati grandi scrittori, ha avuto seguito al cinema e in tv, ha coinvolto storici famosi, ha i suoi siti web per cultori e appassionati. C´è beninteso, tra gli addetti ai lavori, chi la disdegna come Geschichtwissenschloppf, "merda astorica". Ma anche chi osserva che esprime gli umori e le ansie di un´epoca, è un modo come un altro per cambiare idea: non tanto sul passato, ma sul presente. In qualche modo risponde forse all´ansia di "riaprire i giochi". Lo storico Niall Ferguson, ad esempio, per giustificare la scorribanda nella Virtual History, cita Musil. Uno dei fili dell´Uomo senza qualità, è che «se esiste il senso della realtà deve esistere il senso della possibilità»: «Chi lo possiede non dice, ad esempio: qui è accaduto questo o quello, accadrà, deve accadere; ma immagina: qui potrebbe, o dovrebbe accadere la tale o tal altra cosa; e se gli si dichiara che una cosa è com´è, egli pensa: beh, probabilmente potrebbe anche essere diversa…». La storia con i se (Dieci casi che potevano cambiare il corso del Novecento), appena pubblicato da I libri di Reset, è un´esercitazione che rientra in questa categoria. Alberto e Elisa Benzoni hanno chiesto a una decina di esperti di rileggere alcuni episodi della storia del Novecento nell´ottica di alternative "possibili" - davvero possibili, non del tutto immaginarie - a quel che è stato. Una sorpresa è che non è detto che le cose sarebbero andate davvero molto diversamente. A Claudio Strinati viene chiesto: sarebbe andata diversamente se nella primavera del 1907 Hitler fosse stato ammesso, anziché respinto all´Accademia delle Belle Arti di Vienna? La risposta è: probabilmente no. A Gian Enrico Rusconi viene chiesto cosa sarebbe successo se nel giugno 1914 l´arciduca Ferdinando fosse scampato all´attentato di Sarajevo: a quella guerra mondiale si sarebbe arrivati lo stesso. E se, nel 1917 si fossero fatte larghe intese sulla base delle prime (e forse ultime) elezioni davvero libere nella storia della Russia, che avevano dato all´Assemblea costituente una maggioranza di due terzi ai "vecchi" socialisti rivoluzionari e appena il 25 per cento ai "nuovi" bolscevichi? Andrea Graziosi ritiene che un governo del genere avrebbe avuto comunque vita breve. Immaginare percorsi alternativi non è solo un esercizio vacuo o consolatorio. Offre nuovi spunti per ripensare quello che è successo. Ad esempio, la riflessione di Giovanni Sabbatucci sul come poteva andare a parare se nell´ottobre 1922 Vittorio Emanuele III avesse firmato il decreto di stato d´assedio per fermare la Marcia su Roma (come molti, anche i suoi più stretti collaboratori, davano per scontato), anziché dare l´incarico a Mussolini, invita a ripensare gli elementi che spinsero il Quirinale a quella scelta sciagurata, anziché quelli che avrebbero dovuto dissuaderlo. Spesso è la qualità del leader a fare la differenza. Come nel caso dell´attentato del luglio 1948 cui Togliatti sopravvisse per poter raccomandare quel decisivo: «Mantenete la calma, compagni», tema affidato in questa raccolta al compianto Luciano Cafagna. Togliatti era troppo "politico" per non saper distinguere quale dei due pericoli, il compromesso riformista da una parte, e il ribellismo e la sommossa dall´altra, rischiava di portare alla catastrofe. Da manuale, tanto per fare un esempio, il modo in cui seppe gestire il pur sacrosanto ribellismo contro la "classe politica tutta", i suoi inciuci e le sue ruberie, dell´Uomo qualunque del teatrante Guglielmo Giannini. Ma Cafagna avanza anche un´altra idea: che incapacitato un leader, si possono aprire spazi che prima non c´erano per i talenti di un altro: nel caso del ´48, Pietro Nenni. Fuori gioco Bersani, proviamo Renzi? Nelle versioni più riuscite, la "storie virtuali" non sono esercizi banali ma modi di esprimere le preoccupazioni, gli incubi, le paure, le incertezze, magari i rimpianti di un´epoca. It Can´t Happen Here, Non può succedere da noi, il romanzo di Sinclair Lewis scritto negli anni Trenta, immaginava che alla Casa Bianca fosse eletto un demagogo fascista. La cosa che ancora fa venire i brividi è che forse non era così impensabile, anche se ben sappiamo che invece fu eletto Roosevelt. Il capolavoro di Philip Dick (La svastica sul sole nella traduzione italiana) negli anni Cinquanta denunciava non più solo un´alternativa possibile, ma tratti dell´America dei suoi tempi. Così come avviene per i più recenti Il complotto contro l´America di Philip Roth (un Lindbergh filofascista che a molti lettori ha ricordato George Bush) e il bestseller Fatherland di Robert Harris (dove Hitler sconfigge Stalin e conquista il plauso del mondo intero). C´è stato persino chi, come lo storico John Lukacs, nel saggio del 1978 intitolato What If Hitler Had Won the Second World War? ha sostenuto che l´Europa si sarebbe potuta unificare sotto la leadership di un nazista "pragmatico" come Albert Speer e si sarebbe evitata la guerra fredda. Raramente però l´ucronia è "nostalgica" di un passato da esecrare. E più raramente ancora rimpiange le "occasioni perdute" della politica. Che sia lì un possibile futuro di questo genere letterario, per non cadere in noiose ripetizioni? La contro-storia di fantasia aveva ad esempio trattato sinora la guerra civile americana in termini nostalgici (il buon vecchio Sud alla Via col vento), o, all´opposto, di frustrazione al perdurare della frattura razziale malgrado l´abolizione, sulla carta, della schiavitù. Uno dei primi classici del genere, Bring the Jubilee di Ward Moore, del 1955, immaginava quel che sarebbe successo se avesse trionfato il Sud. La schiavitù si sarebbe estinta lo stesso, alla maniera magari di come fu abolita la servitù nella Russia degli zar. Il resto sarebbe rimasto pressappoco come era nell´America degli anni Cinquanta: diritti civili per i neri ancora zero, al Nord come al Sud. Il Lincoln di Spielberg sorprende invece come un fantastico peana alla vecchia, brutta, ingloriosa ma efficace politica politicante. Alternativo alle narrazioni storiche abituali, verte tutto sul come si vince una grande causa anche col basso lavorio necessario a produrre una maggioranza parlamentare.