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 2013  aprile 06 Sabato calendario

CUFFARO: “CORRO NELLO STREGA PER RACCONTARE IL DRAMMA CARCERI”


ROMA - «Ho saputo soltanto oggi che il mio libro è stato segnalato per partecipare al Premio Strega. Confesso che la cosa mi ha commosso. L’emozione più forte è il sapere di poter essere utile a tanti detenuti delle carceri italiane. Era l’intento che mi prefiggevo da questo libro: far conoscere la realtà drammatica delle carceri ». Così parla Salvatore Cuffaro - ex presidente della Regione Sicilia condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio - affidando le sue parole ad Angelo Marroni, garante per i diritti dei detenuti e suo amico da tempo, che spesso lo va a trovare, come ha fatto anche ieri pomeriggio.
Dal 22 gennaio 2011, l’ex potente Cuffaro è la matricola 87833 di Rebibbia, ha perso 35 chili e scritto 450 pagine di librotestimonianza sulla sua reclusione. Titolo: “Il candore delle cornacchie”, (Guerini e associati, Milano, prefazione di Rino Fisichella), ora fra i segnalati per il premio Strega. A candidare il libro, due Amici della domenica: Marco Staderini, amministratore delegato Acea e in passato consigliere Rai in quota Udc (ex partito di Cuffaro) e Gianpiero Gamaleri, sociologo.
Valore letterario o operazione di marketing (come qualche editore incomincia a dire sul conto di Guerini), vecchie amicizie di partito o reale convinzione, fatto sta che Cuffaro è tra i 26 candidati al più prestigioso premio letterario con Walter Siti e Aldo Busi. Chi oggi incontra Totò si trova di fronte a una trasformazione non soltanto fisica a cui, assicura, l’esperienza della scrittura ha contribuito: «Scrivere mi ha dato la forza e il coraggio per vivere il carcere e attraversare questo tempo dandogli un senso e una ragione, far sì che anche questa stagione della mia vita seppur difficile abbia un significato. Condannato come sono all’interdizione dalla vita pubblica, come per una legge del contrappasso».
Magro, quasi ascetico, capelli bianchi cortissimi, il detenuto Cuffaro ha passato intere notti ad annotare a matita i dettagli della sua vita carceraria, i riti quotidiani, gli incontri, le migliaia di lettere ricevute, le centinaia di visite di politici. Scrive: «La mia è una morte civile, fortemente voluta, sapientemente costruita, scientificamente realizzata». E racconta proprio tutto, dalle manette che gli lacerano la pelle a quando gli viene chiesto di spogliarsi di tutto, compresa la catenina ricordo della mamma, «perché in carcere il regolamento non ammette deroghe ».
Anche le regole dello Strega sono chiare: due presentazioni e si entra nella prima selezione. Il nome di Cuffaro da ieri suscita tra gli addetti ai lavori ironia, incredulità e, tra gli organizzatori, soprattutto imbarazzo. Il comitato direttivo, al quale spetterà la scrematura tra le 26 opere presentate, si trincera dietro il silenzio. Cuffaro è già impegnato in un nuovo libro sugli anni della sua attività politica, ma nel premio non ci spera: «Dedico la mia partecipazione al premio ai siciliani tutti, alla mia famiglia, ai detenuti: quando sarò libero vorrò lavorare per loro».