Ettore Livini, la Repubblica 6/4/2013, 6 aprile 2013
OPERAI, IMPRENDITORI, NEGOZIANTI LA SPOON RIVER DELLA RECESSIONE
[box alla fine]
La Spoon River delle vittime collaterali della crisi è un rosario di suicidi “per motivi economici” – come recitano gelide le statistiche – che non conosce confini geografici, limiti di età, professione e classe sociale. La tragedia ha tanti volti: quello di una cartella esattoriale, di un «no» allo sportello della banca o di un po’ di lavori non pagati, conditi magari dalle minacce di un “cravattaro”. E colpisce alla cieca in un’Italia dove dal 2008 ad oggi sono fallite 52mila imprese, i consumi sono tornati indietro di otto anni e si bruciano 3mila posti di lavoro al giorno. Il risultato è una via crucis che non risparmia nessuno: operai, imprenditori, agricoltori, negozianti e persino gli immigrati arrivati qui in cerca di una vita migliore. «Attenzione a non far scattare il rischio-emulazione», dice l’Organizzazione mondiale della sanità. «I dati non evidenziano impennate significative di suicidi in coincidenza con la crisi», aggiunge Saverio Gazzelloni, direttore delle statistiche socio-economiche all’Istat. I numeri fanno lo stesso venire la pelle d’oca. Nel 2010 (ultimi dati disponibili) 187 persone si sono tolte la vita per motivi economici, il doppio del 2006. Ecco le ultime storie di questo Calvario.
«PERDONAMI Dio, perdonatemi Isabella e Manuela...». Edoardo Bongiorno, 61enne albergatore di Lipari e figlio di Leonida – il comunista che si innamorò di Edda Ciano, figlia di Mussolini – si è congedato così dal mondo meno di una settimana fa. Alla vigilia di Pasqua due concorrenti del suo Hotel Oriente (il Sables Noire e l’Eolian Hotel di Vulcano) erano stati costretti a chiudere i battenti. E lui non ha retto. Troppi debiti, avrebbe messo nero su bianco per spiegare il gesto a moglie e figlia. Si è chiuso nel furgone Porter blu con cui andava a prendere i clienti al traghetto e si è tolto la vita con un colpo di pistola.
La crisi del turismo, del resto, ha colpito durissimo in tutta Italia. Il settore ha bruciato 60mila posti di lavoro, altri 100mila – prevede Federalberghi – sono a rischio nel 2013. A Pasqua le presenze sono crollate del 17% e persino in Versilia molte strutture hanno deciso di non aprire nemmeno i battenti.
EDOARDO BONGIORNO, 61 ANNI
Albergatore nell’isola di Lipari
PRIMA la crisi del settore imballaggi e dell’arredo giardino, quello dove la storica azienda di famiglia aveva costruito la sua fortuna. Poi una cartella da Equitalia da 47mila euro. A febbraio scorso Gabriele Gaudenzi, 50 anni di Alfonsine, in provincia di Ravenna, ha deciso di dire basta. In cassa non c’erano più soldi «e lui – come ha spiegato uno dei sei dipendenti – si vergognava di non riuscire a pagarci in tempo gli stipendi». E faticava pure a mettere assieme le rate del mutuo. La Marini – il produttore di macchinari stradali del paese romagnolo, primo cliente della Gaudenzi – è andata in difficoltà. E l’intervento a gamba tesa dell’erario, assicurano i familiari, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le tasse sulle imprese italiane sono tra le più alte del mondo (siamo 170esimi su 183 nella classifica Eurostat per la convenienza tributaria). E nell’ultimo trimestre del 2012, causa crisi dei debiti sovrani e buchi nei conti dello Stato, la pressione fiscale tricolore ha toccato il record storico del 52%.
GABRIELE GAUDENZI, 50 ANNI
Attivo negli imballaggi e nell’arredo giardini
GIUSEPPE Burgarella se n’è andato impiccandosi nella sua casa in provincia di Trapani. Sotto il maglione del 61enne operaio edile due lettere, il suo commovente testamento ideale. Una per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e una per Susanna Camusso (Giuseppe era attivista della Cgil). «Ho lavorato 44 giorni in tutto dal 2010 — ha scritto in stampatello — L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta e mi restituisce la mia dignità?». Perché purtroppo nel suo mestiere e nella sua Sicilia è quasi impossibile. Dall’inizio della crisi, l’industria delle costruzioni ha perso 550mila posti, dice l’Ance, e lo Stato deve alle imprese 21 miliardi. Nell’isola poi la disoccupazione è al 19,6%, la seconda più alta d’Italia. I suicidi, nel settore, non si contano più. Burgarella aveva annotato certosinamente i nomi delle vittime su un pizzino e in fondo aveva messo il suo. Il foglio è stato trovato piegato tra le pagine di una Costituzione a fianco del suo corpo.
GIUSEPPE BURGARELLA, 61 ANNI
Operaio nel settore edile
LA MATTINA dello scorso 26 febbraio l’ex rugbista Gianfranco Mazzariol, un uomo cui tutti a Treviso volevano un gran bene, ha fatto le cose per bene. Si è svegliato, è andato a dar da mangiare ai suoi adorati setter. Poi è tornato a casa a Paese, si è infilato in garage e nell’oscurità si è tolto la vita con il suo fucile da caccia. A ucciderlo – assicurano i familiari – la paura di non riuscire a onorare i debiti contratti per avviare la sua attività professionale: prima il ristorante “Al Mercato”, poi il birrificio artigianale di Vascon. La crisi del resto non ha colpito duro solo lui nel comparto della ristorazione. Soldi ce ne sono sempre meno. E cene fuori e alcol sono le prime vittime della spending review di molte famiglia. Tra gennaio e febbraio hanno chiuso quasi 5mila tra bar e ristoranti. E molta gente – sia imprese che famiglie – fatica a star dietro ai mutui come Mazzariol: a gennaio 2011 i prestiti in sofferenza delle banche (quelli con le rate non pagate) erano pari a 91 miliardi. Oggi sono 126.
GIANFRANCO MAZZARIOL, 59 ANNI
Titolare di un ristorante e di un birrificio
ERA arrivato dallo Sri Lanka in cerca di una vita migliore in Italia. Ce l’ha fatta. Ha aperto due negozi di alimentari e due Internet point a Napoli. Poi sono arrivate le richieste di pizzo della camorra e la crisi dei consumi. E Fernando Joseph Sumiththa – che aveva trovato il coraggio di denunciare i suoi estorsori spedendo in carcere il boss del Cavone Ciro “O’ sceriffo” Lepre e due complici – non ha più trovato la forza per vivere e se n’è andato impiccandosi con un lenzuolo. La vita per i negozianti in effetti è difficilissima in tutto il Paese. I consumi, quelli alimentari compresi, sono crollati del 4,7% nel 2012, il dato peggiore dal Dopoguerra. In un anno – calcola Confesercenti – hanno calato la saracinesca per sempre 64mila negozi, 175 al giorno. E sotto il Vesuvio, Fernando ne sapeva qualcosa, tutto è più difficile: ben 40mila negozi infatti sarebbero vittima secondo Sos Impresa delle estorsioni della criminalità.
JOSEPH SUMITHTHA, 33 ANNI
Titolare di due Internet Point a Napoli
NICOLA Cestra, 62 anni, se n’è andato a inizio febbraio, passando una corda attorno a una scaffalatura della sua azienda a Frosinone e mettendosi il cappio al collo. I 32 dipendenti (tra cui un figlio) non sospettavano niente. Ma lui era già certo che la Dhl, il colosso mondiale della spedizione, non avrebbe rinnovato il suo contratto di franchising per la provincia, spalancandogli davanti il baratro del fallimento. Purtroppo in Italia sono in tanti in questa situazione: dal 2008, anno dell’inizio della crisi dei debiti sovrani, ad oggi hanno portato i libri in tribunale ben 52mila imprese, qualcosa come 30 al giorno. E’ un domino micidiale dove un crac tira l’altro. I ritardi dei pagamenti dei fornitori sono in aumento del 114% e molte aziende vanno gambe all’aria senza saldare i loro debiti ai creditori (Stato compreso, in ritardo sui pagamenti per 91 miliardi) trascinandoli a loro volta nel baratro.
NICOLA CESTRA, 62 ANNI
Spedizioniere