Patrizia Caraveo, Il Sole 24 Ore 7/4/2013, 7 aprile 2013
COME FUNZIONA LA CLASSE DEI 160MILA
Da circa trent’anni le grandi università americane offrono ai loro studenti la possibilità di rivedere le lezioni. Prima si usavano la Tv via cavo o le videocassette, poi è arrivato Internet. All’inizio si è trattato di sistemi chiusi, disponibili solo agli iscritti. Poi le lezioni dei professori più comunicativi sono state trasmesse su canali televisivi oppure, più recentemente, messe online, liberamente disponibili. L’astrofisico Walter Lewin è il leggendario mattatore dell’insegnamento della fisica di base allo Mit. Il suo talento istrionico richiama le folle e le sue lezioni vengono viste da 5.000 persone al giorno, grossomodo due milioni all’anno. Le lezioni online danno a tutti la possibilità di assistere gratuitamente al corso di un professore di una grande università. La novità nel campo dell’insegnamento a distanza è poter effettivamente seguire un corso, fare domande su quello che non si è capito, svolgere gli esercizi, essere valutati e, alla fine, ricevere un attestato senza doversi muovere da casa e senza pagare nulla. Si chiamano Massive Online Open Courses, abbreviato in Mooc, e promettono di rivoluzionare l’insegnamento a livello globale. Il primo della serie è stato il corso di Artificial Intelligence offerto dall’Università di Stanford nell’autunno del 2011 sotto la spinta di Sebastian Thrun e Peter Norvic. Si tratta di due super esperti con forti legami nel mondo Google che hanno pensato di mettere online il corso che facevano a Stanford a poco meno di 200 studenti. Con il sogno di poter raggiungere gente che non avrebbe mai potuti permettersi i corsi dell’Università di Stanford, i due si sono lanciati in una avventura che è cresciuta al di là di ogni ragionevole aspettativa.
Il corso, tenuto dal 10 ottobre al 18 dicembre 2011, ha totalizzato 160.000 iscritti (provenienti da 195 paesi) che hanno seguito le lezioni (disponibili su https://www.ai-class.com/), fatto domande, svolto gli esercizi grazie ad una apposita piattaforma web sperimentale ora passata a udacity. Le lezioni sono divise in blocchi di dieci minuti alla fine dei quali il professore pone dei quesiti. Oltre a dare le loro risposte, gli studenti fanno domande che vengono vagliate in tempo reale dal software di gestione, in pratica un mega blog. Grazie al riconoscimento delle parole che vengono scritte, il sistema classifica le domande e fornisce risposte automatiche (se sono disponibili) oppure organizza le domande per argomenti e assegna loro una priorità in modo che il docente risponda in diretta streaming a quelle ritenute più interessanti. Il difficile è stato gestire l’enorme traffico generato dalla più grande classe che abbia mai seguito un corso universitario. Ovviamente gli studenti possono rivedere le lezioni e riascoltare i passaggi più difficili. In base ai riascolti, il docente si può rendere conto se qualche punto delle lezioni va rivisto per renderlo più chiaro. I test vengono valutati in modo automatico, ma in alcuni casi gli studenti possono giudicare le prove di altri studenti e commentare gli errori, secondo uno schema social di condivisione e sostegno. Ovviamente non tutti gli iscritti sono arrivati fino in fondo: il tasso di abbandono è stato alto. Resta il fatto che 23.000 hanno passato i test finali, facendo dell’iniziativa un successo epocale.
Una risposta così entusiastica ha fatto esplodere l’offerta. Nel giro di 1 anno i Mooc disponibili sono passati da 3 a 330 con il coinvolgimento di oltre 60 Università sparse in 17 paesi (http://www.mooc-list.com). I corsi coprono tutto lo scibile con le scienze, l’informatica e la matematica che fanno la parte del leone. I corsi umanistici sono il 28% e quelli economico-finanziari il 13 per cento. Al momento, il corso più popolare è introduzione all’informatica con 270.000 adesioni. In totale, gli iscritti ai Mooc hanno già superato i tre milioni sparsi in 220 nazioni, con un buon contributo dei paesi emergenti che hanno un disperato bisogno di istruzione superiore ma mancano delle infrastrutture.
Tutto gratis? Al momento, sì, ma è difficile che il sistema possa reggere a costo zero. C’è chi pensa agli schemi freemium con i contenuti base gratuiti e quelli opzionali a pagamento. Altri considerano la possibilità di fare pagare una somma modesta per gli attestati di partecipazione ai corsi. Altri pensano di integrare l’approccio Mooc con le lezioni frontali. Vedremo. Di sicuro, visti i numeri, i Mooc sono qui per restare. Auguriamoci che la novità risvegli l’interesse per lo studio.