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 2013  aprile 07 Domenica calendario

MUTUI, FAMIGLIE ITALIANE SENZA «RETE»

Senza rete di protezione. Le famiglie italiane in difficoltà a pagare le rate del mutuo sulla prima casa rischiano di non trovare un salvagente a cui aggrapparsi in questo primo scorcio di aprile. A fine marzo ha infatti ufficialmente chiuso i battenti dopo tre anni di attività il «Piano famiglie», che garantiva la sospensione dei pagamenti in base all’accordo fra Abi e associazioni dei consumatori. Il suo «sostituto», cioè il Fondo di solidarietà del Ministero delle Finanze, resta però ancora ai box, e niente permette al momento lo stop temporaneo delle rate.
Colpa di qualche ritardo di troppo: il solito intoppo burocratico che ancora impedisce di riattivare l’agevolazione nota anche come «Fondo Gasparrini» (l’onorevole che ha presentato la proposta di legge e che ha seguito in questi anni l’intero suo iter). Non è infatti un problema di denaro, visto che la cassa è stata riempita con 20 milioni di euro, ma una storia di regolamenti attuativi (necessari dopo la correzione di alcune norme di accesso alle agevolazioni intervenuta con la riforma Fornero), di pareri non vincolanti di Commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato e infine della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
L’Abi, che ha premuto per riattivare questa soluzione trovando l’accordo con le associazioni dei consumatori, si augura di risolvere la questione entro fine aprile: i nuovi moduli per le richieste sono già pronti e anche le procedure telematiche di invio dati dalle filiali bancarie a Consap, che gestisce di fatto il fondo, sono state semplificate (avevano creato più di un problema nella precedente «versione») e sarebbero in via di attivazione. Ciò che conta, però, è che ora come ora non esistono paracadute «ufficiali» per chi non riesce a pagare la rata e occorre affidarsi al buon senso della banca.
Il Fondo marcherebbe un passo in avanti significativo nella strategia di protezione delle famiglie italiane, perché è una misura strutturale e non temporanea come il «Piano famiglie» e perché vincola tutti gli istituti di credito che operano sul nostro territorio (all’accordo Abi-consumatori avevano aderito in 358). Ha però qualche differenza rispetto al predecessore che vale la pena di rimarcare: vi possono accedere nuclei famigliari che hanno contratto un mutuo di importo erogato fino a 250mila euro (il limite precedente, salvo condizioni migliorative applicate dalle banche, era di 150mila) con indicatore Isee non superiore a 30mila euro (prima il massimo era di 40mila euro, calcolato però sul reddito dell’intestatario del finanziamento).
Con il Fondo si sospende l’intera rata (il «Piano famiglie» permetteva anche lo stop alla sola quota capitale, ma a discrezione di ciascuna singola banca) e fino a un massimo di 18 mesi. Ciò significa che anche chi ha usufruito della moratoria per 12 mesi e non riesce a riprendere i regolari pagamenti (circa il 25% delle quasi 90mila famiglie che hanno avuto accesso all’agevolazione, secondo stime della Banca d’Italia) potrà ottenere altri 6 mesi di tregua, a patto però di rientrare nei nuovi criteri di assegnazione.
Questi ultimi, da parte loro, sono stati rimodulati per escludere comportamenti opportunistici (che non erano mancati nella prima versione) e favorire chi realmente ha bisogno di aiuto: possono presentare richiesta quanti negli ultimi 3 anni abbiano subito la cessazione del rapporto di lavoro, per licenziamento o per scadenza naturale di un contratto a termine e indipendentemente dalla sua tipologia, e quanti sono finiti in cassa integrazione (le motivazioni alla base di circa il 70% delle richieste presentate al «Piano famiglie»), oltre a chi ha subito eventi più gravi come morte, grave handicap o invalidità civile non inferiore all’80% dell’intestatario. Restano invece sempre fuori dalla sospensione i lavoratori autonomi: per loro – che non possono accedere né alla moratoria Pmi, né al Fondo di solidarietà – non si è ancora trovata una soluzione praticabile e non esiste quindi alcun paracadute.