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 2013  marzo 26 Martedì calendario

COME TENERE AL RIPARO I CONTI CORRENTI

Era il 2 novembre del 2011 quando in Parlamento il senatore Elio Lannutti depositò una interpellanza per chiedere che si sfatassero le voci su «misure choc» simili a quelle varate nel ’92 dal governo Amato. Solo un anno e mezzo fa si evocava una stagione economica drammatica e le misure draconiane che vennero allora adottate per salvare la lira: una patrimoniale sulla casa (vedi Imu), un prelievo forzoso sui conti correnti e i depositi bancari, il blocco per un anno dei contratti del pubblico impiego e il blocco delle pensioni di anzianità. Poi arrivarono il governo Monti e gli elogi «impressionanti » di Angela Merkel sull’operato dell’Italia, nonostante calasse il Pil, aumentasse il debito, diminuisse il gettito fiscale e s’inceppasse il mondo del lavoro. Quindi la parola «prelievo forzoso » è finita con l’essere dimenticata fino alla scorsa settimana. Quando i fatti di Cipro hanno preso a sberle anche molti cittadini europei, che si sono messi nei panni di chi vive nell’isola. E la parola è riemersa dal subconscio.
Ieri è avvenuto a Nicosia qualcosa di ancora peggio. Confische di anche il 30% per i conti sopra i 100mila euro e per i correntisti del secondo istituto, la Laiki Bank, persino l’esproprio di tutti i patrimoni (anche azionari e obbligazionari) sopra i 100mila. Perdite sacrificate sull’altare della patria. Senza per giunta che la parola definitiva la mettesse il Parlamento di Nicosia. Infine il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, più o meno a mo’ di vilipendio di cadavere, ha detto alla Reuters: «Il salvataggio di Cipro, con la partecipazione degli investitori e titolari di depositi nella ristrutturazione delle banche, rappresenta un nuovo modello su come gestire i problemi del sistema bancario in Europa». Anche se poi ha rilasciato una smentita, ora non c’è da meravigliarsi se la settimana scorsa numerose banche del Ticino, Svizzera, si sono viste arrivare decine di nuovi clienti italiani. Nell’ultimo anno ogni mese fuggono dall’Italia circa 19 miliardi. In fondo, è successo nel ’92 (anche se all’epoca il prelievo non era nemmeno da paragonare a quello cipriota), se ne è parlato nel 2011 e oggi in molti si chiedono se possa succedere nel 2013. Dovremmo ipotizzare che il modello Dijsselbloem, tipico da elefante in cristalleria, si applichi prima in Spagna e Portogallo. Poi che l’Italia con un governo debole (Bersani con una mezza stampella M5S e parte di Scelta Civica, ad esempio) non riuscendo a fare le riforme si trovi a chiedere aiuti all’Europa. A quel punto i saggi di Bruxelles potrebbero additare qualche banca in crisi (ne abbiamo, non solo a Siena) e chiedere in cambio degli aiuti i soldi degli italiani. In percentuali molto più risibili di Cipro, ma sempre rapina sarebbe.
A quel punto come prepararsi al peggio? Se ne parla persino al bar. Personalmente abbiamo sentito chi ipotizzava di ritirare il contante dal conto e metterlo sotto il materasso o in cassetta di sicurezza. Emettere un assegno circolare a se stesso e non incassarlo per alcuni mesi. Spostare la liquidità su altri conti. Infine aprire una posizione regolare all’estero. Ad esempio in Svizzera.
È bene chiarire che solo l’ultima ipotesi è percorribile. Certo chi vuole può prelevare contanti per portare a 100mila euro l’importo del deposito. Ma attenzione. Sopra la soglia dei mille euro si può essere segnalati. Il materasso non rende nulla e le cassette di sicurezza hanno costi molto elevati. Inoltre potrebbe essere un grosso problema, una volta passata l’eventuale tempesta, riportare in banca quel denaro. Serve conservare gli estratti conto e la documentazione, perché il rischio di incappare in accuse di riciclaggio sarebbe elevato. Spostare soldi da un conto all’altro è totalmente inutile, gli importi si sommano. Al massimo, si può decidere di regalare a un figlio o una madre l’importo in eccesso. In questo caso bisogna stare attenti con il redditometro. Le norme fiscali approvate negli ultimi anni e la lotta al contante, tanto cara a Milena Gabanelli, a parole servono a limitare l’evasione, ma in una situazione come quella di Cipro sono una catena al collo del correntista che vuole sfuggire a imposizioni modello Dijsselbloem. L’ipotesi di emettere un assegno circolare a se stessi e incassarlo tempo dopo è virtualmente fattibile, ma rasenta la leggenda metropolitana perché il rischio che nel frattempo scattino i limiti di incasso è molto concreto e in quel modo la somma finirebbe nel calderone dei conti dormienti. Portare parte del patrimonio mobiliare in Svizzera, invece, o anche a Londra è fattibile. Costoso e pesantemente burocratico. Ma praticabile.
Innanzitutto, serve un buon commercialista perché calcoli i valori esatti da inserire nel quadro RW della denuncia dei redditi. L’imposta del 20% in questo caso si calcola sulle singole plusvalenze (senza tener conto delle minusvalenze) e al tutto va aggiunto una patrimoniale dello 0,1% voluta da Monti. Ci sono poi i costi bancari e i viaggi (rari, ma periodici) per la gestione del conto. Dunque il gioco andrebbe fatto per non meno di 200 mila euro.
Differenziare è uno dei consigli più usati e abusati. In realtà ciascun portafoglio ha criteri ed esigenze diversi. Lo stesso discorso vale se si vuole proteggere i propri soldi. Per tutti vale invece un discorso: la libertà di disporre del nostro denaro. Il limite dei mille euro va contro questa libertà. Protestare con maggiore veemenza al tempo dell’ultima manovra adesso avrebbe giovato.