Arturo Carlo Quintavalle, la Lettura (Corriere della Sera) 07/04/2013, 7 aprile 2013
RAFFAELLO ARCHITETTO CONTRO BRAMANTE
Forse c’è un modo diverso di leggere le pitture delle due prime Stanze di Raffaello, quella della Segnatura e quella di Eliodoro, mettendo a confronto lo spazio reale e quello virtuale, lo spazio dipinto e quello costruito, per scoprire tracce di un passaggio singolare, da Bramante, che muore l’11 aprile 1514, a Raffaello, nella direzione della fabbrica di San Pietro, la più grande impresa architettonica, ma anche il maggior impegno economico, della Curia di Roma. Cominciamo dalla Stanza della Segnatura (1508-1511), dove due grandi affreschi, la Scuola di Atene e la Disputa del Sacramento, stanno di fronte, separati solo dallo spazio della stanza reale, di forma cubica e sormontata dalla cupola dipinta, rappresentazione del mondo di chiaro sapore neoplatonico come aveva notato André Chastel. Osserviamo La Scuola di Atene e le sue architetture: Raffaello ha inteso rappresentare il Tempio della Filosofia secondo Marsilio Ficino, ma quello che dipinge non è un tempio romano: muri pieni, modulati da salienti e cornici, reggono una grandiosa arcata scavata da cassettoni, sotto nicchie con statue antiche, in primo piano Apollo e Minerva, la ragione e l’aspirazione al divino. Raffaello rappresenta un grandioso cantiere in costruzione, quello del San Pietro di Bramante concepito a pianta centrale. Ma se dalla Segnatura entriamo nella Stanza di Eliodoro (1511-1514) scopriamo, nella scena della Cacciata, un’architettura del tutto diversa: cupole e colonne plasticamente evidenti, densità definita degli spazi, forti contrasti plastici e di luci. L’architettura evoca forse il progetto di Raffaello, succeduto a Bramante nella direzione del nuovo San Pietro? Un passo della lettera a Baldassar Castiglione sembra confermarlo: «Vorrei trovar le belle forme degli edifici antichi, me ne porge una gran luce Vitruvio: ma non tanto che basti». Dunque lo spazio delle architetture dipinte è simbolico, ma racconta anche due culture a confronto, quelle di Bramante e Raffaello architetti.
Arturo Carlo Quintavalle