Giuseppe Pollicelli, Libero 23/3/2013, 23 marzo 2013
LA FAVOLA NERA DELL’EX PATRON DEL GRINZANE
Per quasi trent’anni la vita di Giuliano Soria è stata una favola. E i connotati di una favola, in fondo, li ha mantenuti fino alla fine. Solo che, un poco alla volta, è divenuta una favola nera. Anzi nerissima, con un finale così tenebroso da dare i brividi. Ieri Soria è stato condannato dal Tribunale di Torino a 14 anni e mezzo di carcere (due anni e mezzo in più rispetto alla richiesta dei pm) per una serie di reati che contemplano la malversazione, la violenza sessuale e il maltrattamento. Assieme a lui sono stati condannati il fratello Angelo (7 anni di reclusione più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, pena inflitta anche a Giuliano) e lo chef Bruno Libralon, direttore della scuola di cucina Icif (2 anni e 10 mesi). Soria è stato dunque riconosciuto colpevole di tutti i numerosi reati imputatigli, il che certifica (almeno fino alla sentenza di secondo grado) che questo studioso e scrittore nato a Costigliole d’Asti nel 1951, il quale a partire dai primi anni Ottanta condusse a uno straordinario successo il premio letterario Grinzane Cavour facendone un punto di riferimento per la mondanità intellettuale, è davvero un concentrato di bramosia, vizi e persino sadismo. Come solamente, appunto, certi personaggi delle fiabe. Intelligente e colto ma anche autoritario, scostante, portato al comando ed estremamente abile nelle relazioni sociali, Soria ha saputo sfruttare la direzione del Grinzane Cavour per costruire con la frode un piccolo impero, la cui base economica erano i soldi pubblici generosamente donati dalla Regione Piemonte (costituitasi parte civile nel processo e adesso destinata - come altri enti - a venire risarcita da Soria con una somma che sarà quantificata in un apposito procedimento). Se Soria era la mente, il suo braccio operativo era il fratello Angelo, ex dirigente regionale, il quale veniva periodicamente incaricato da Giuliano di procurare elargizioni alla Grinzane Cavour. Associazione a cui, fra il 2006 e il 2008, giungono infatti ben undici «sussidi» per cifre comprese tra i 30 e i 60mila euro. La Grinzane Cavour non è tuttavia l’unico soggetto beneficato dalla Regione piemontese: basti pensare agli oltre 950mila euro destinati alla già citata scuola di cucina Icif. Denaro transitato, a quanto sembra, in due società (le classiche «scatole vuote») direttamente riferibili alla Grinzane Cavour. Dalle intercettazioni traspare la soggezione provata dal fratello nei confronti del carismatico Giuliano: «Più di tanto non posso fare, ho un ruolo non facile », si lamenta Angelo. Invano. Ma le trovate truffaldine di Soria non si esauriscono qui. Tra le tante, meritano di essere ricordate le firme false da lui apposte su carte contabili che giustificavano alcune uscite di piccola e media entità (sui 5mila euro) dalle casse della Grinzane Cavour. Firme di star del cinema come Stefania Sandrelli ed Eleonora Giorgi, del tutto ignare delle losche manovre di Soria. C’è poi il capitolo sessuale. Con i suoi bravi risvolti sadici, come in ogni favola nera che rispetti. Alle tre persone che avevano denunciato maltrattamenti mentre lavoravano per Soria sono stati accordati degli anticipi sull’indennizzo finale per 91mila euro, di cui 55mila spettanti a Nitish, il cameriere mauriziano che Soria avrebbe costretto a spostare dei quadri durante la notte, ad ascoltare insulti contro sua madre, a ingerire cioccolata scaduta, a mangiare carne proibita dalla sua religione e, soprattutto, a subire approcci sessuali anche in presenza di terzi. Alcune fiabe terminano con un punto di domanda dopo la parola «fine», a significare una conclusione aperta. In attesa dell’appello, Soria farà bene a sperare che la sua, di favola, faccia parte della categoria, e che l’eventuale seguito sia un po’ meno nero dell’attuale conclusione.