Gianni Riotta, La Stampa 7/4/2013, 7 aprile 2013
L’ ATOMICA E’ UN BLUFF LE TRUPPE AL CONFINE SONO IL VERO RISCHIO DUE ARSENALI A CONFRONTO
Di che cosa si occupa il mondo mentre l’Italia resta grippata? La crisi in Corea del Nord non preoccupa troppo gli Stati maggiori, né a Washington né a Pechino, Londra ha dato ordine ai diplomatici britannici di non muoversi malgrado le minacce del regime di Kim Jong-un. Il Pentagono manda una batteria missili-radar del Terminal High Altitude Area Defense System, a Guam, 3.200 km dalla Corea, mossa psicologica per gli amici in Corea del Sud più che scudo militare.
Le gradassate di Pyongyang, colpire l’America, invadere il Sud, non ci portano sull’orlo della Terza guerra mondiale, ma dicono tanto del mondo in cui viviamo e da cui l’Italia invano si ritrae. La Corea del Nord sopravvive grazie al sostegno della Cina, senza cadrebbe subito. I suoi militari stanno prendendo le misure al giovane, inesperto Kim Jong-un, ultimo erede della dinastia totalitaria, e lo costringono a dimostrarsi duro per testarne il carattere. Con la sfida interna, Kim Jong-un ne ha una esterna, cui gli americani guardano con interesse, e che tocca da vicino noi europei. Al vertice della Cina e del Partito comunista ci sono nuovi quadri e nuove idee. L’ex presidente Hu Jintao non ha modificato lo status quo nella Corea, che 60 anni fa oppose in guerra la Cina di Mao alle Nazioni Unite, in verità l’America. Non è chiaro però a nessuno, neppure a Kim Jong-un, cosa pensi il nuovo presidente cinese, Xi Jinping: continuerà a parole a non opporsi alle sanzioni contro la corsa nucleare coreana e nei fatti lascerà finanziare sottobanco le mattane di Pyongyang?
I missili dislocati sulle coste hanno mandato qualche frettoloso di corsa nel rifugio antinucleare con l’elmetto in testa, ma la Corea del Nord sta per ora cercando di capire quanto, in pubblico e negli incontri segreti, Xi Jinping sia disposto ad aiutarla, e quanto invece, come gli americani auspicano, voglia fare entrare la Corea nella grande partita Asia e Oceania, Pacifico ed Indiano, che dividerà per tutto il XXI secolo Usa e Cina. Le due potenze si fronteggiano al largo di Hormuz, Obama manda 9.000 marines in Giappone e Australia, fa manovre militari con i vecchi nemici del Vietnam e finalmente si accorda con il bellicoso nuovo premier giapponese Shinzo Abe per restituire a Tokyo la storica base dei marines a Okinawa, e trasferirsi in un’altra zona, dopo stagioni di proteste popolari.
Stanno finendo, insieme, la Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda, ovunque, tranne pare in Italia. Kim lo intuisce, teme di perdere potere ed esibisce i missili Musudan, gittata 4.000 km, in grado, in teoria, di colpire Seul e Giappone, e i Taepodong-2, gittata 6.000 km, sulla carta capaci di lambire Alaska ed Australia. I lanci coreani sono spesso finiti in fallimenti, tranne un ultimo a chiusura 2012. L’obiettivo non è militare, si bluffa per richiamare Washington alla trattativa e la Cina all’alleanza.
Funzionerà? Per avere la risposta in un mondo globale, dove la strage dei pescatori indiani in Sri Lanka non fa notizia, ma la vicenda dei marò oppone India e Italia, il lettore guardi dall’Estremo Oriente all’Iran. La corsa al nucleare di Pyongyang e Teheran segue ritmi paralleli, l’Iran vuol fare ripetere agli occidentali gli errori commessi in Corea. Inutili trattative, accordi traditi, carambole diplomatiche con la Cina e un regime che affama il popolo e ricatta con l’atomica per farsi notare. Gli ayatollah vogliono ripetere l’esatto percorso, e arrivare a un identico esito: il ricatto, nel loro caso, includerà Israele.
Questo lo scenario che le diplomazie esaminano. Con due varianti sia pur meno probabili, una positiva, l’altra pessima. Secondo studi del Council on Foreign Relations, ripresi dal settimanale The Economist, starebbe nascendo in Corea del Nord, tra traffici, contrabbando e scambi tollerati dal regime, una classe di mercanti arricchiti, che sogna l’apertura al Sud e il benessere. Se Xi Jinping si imponesse, se tra Kim e i militari prevalesse la razionalità, il nuovo ceto medio nato da un mercato impossibile potrebbe seminare distensione.
L’esito negativo riguarda invece l’irrazionalità. Persuaso che i rinvii oggi cari agli iraniani siano per lui finiti, preoccupato della tenuta dell’esercito e dalla lealtà cinese, Kim potrebbe lasciarsi tentare da una provocazione. Chi ha letto i piani militari di Washington e Seul parla di attacchi al confine, con truppe regolari, non di fantasiosi attacchi atomici: Corea e America reagirebbero, quindi cessate il fuoco e mediazione internazionale (con la Cina sponsor), e Kim rinsaldato dal duellare con i giganti. La Cina lo lascerà fare? Agirà a dispetto dei padrini? L’avvocato Agnelli diceva talvolta: «Un maestro di scherma mi ammoniva, puoi prevedere la strategia di uno schermidore eccezionale ma razionale, e restare infilzato da uno scarso fiorettista pazzo: è molto pericolosa la strategia dei pazzi».