Danilo Taino, Corriere della Sera 07/04/2013, 7 aprile 2013
SE L’ITALIA NON E’ PIU’ UNA TERRA PROMESSA
Se pensate che siano il capitalismo e i mercati finanziari a mettere nell’angolo l’Italia, qua trovate qualche ragione per ricredervi. Il Paese è infatti diventato meno attraente non solo per capitani d’industria, grandi manager e banchieri. Lo è sempre meno anche per i poveri del pianeta: gli immigrati hanno smesso di considerare l’Italia una terra promessa. I dati dell’Istat indicano che nel 2011 (ultima statistica disponibile) gli ingressi ufficiali hanno registrato una contrazione del 13,8% rispetto all’anno precedente: si è trattato di 386 mila persone che hanno acquisito la cittadinanza contro le 82 mila che si sono cancellate. Già questa tendenza è indicativa di quanto la recessione pesi (a dimostrazione, tra l’altro, che i flussi migratori hanno radici nell’andamento delle economie). A maggior ragione se il dato è confrontato con quello di altri Paesi: sempre nel 2011, gli ingressi in Germania sono aumentati di 85 mila unità, a 489 mila, rispetto all’anno prima (fonte Eurostat); in Francia di 16 mila, a 267 mila.
La statistica dell’Istat, però, fotografa il numero di nuove registrazioni ufficiali, quindi considera pure i movimenti degli immigrati che già erano in Italia e sono passati da irregolari a regolari o da regolari ma non residenti a residenti. Se invece si analizza l’intero universo degli immigrati, regolari e non, si può dire che già nel 2011 il flusso verso l’Italia si era fermato. La Fondazione Ismu (centro di Iniziative e studi sulla multietnicità) ha calcolato che, nell’anno, il complesso degli immigrati presenti sul suolo italiano sia passato da 5 milioni e 403 mila a 5 milioni e 430 mila. Solo 27 mila presenze in più, lo 0,5%. Il Dossier Statistico di Caritas-Migrantes, d’altra parte, calcola che gi immigrati siano aumentati di 43 mila unità tra il 2010 e il 2011, a poco più di cinque milioni. Nello stesso periodo, gli irregolari — stima l’Ismu — sarebbero diminuiti del 26%, a 326 mila unità: qualcuno se n’è andato, altri si sono regolarizzati.
I dati relativi al 2012 saranno disponibili solo verso la fine di quest’anno ma gli esperti si aspettano che, visto l’andamento dell’economia italiana, per la prima volta il serbatoio di immigrati diminuisca. E che probabilmente continui a farlo anche nel 2013. Alcuni la considereranno una buona notizia: in tempi di disoccupazione elevata, sono posti di lavoro che si liberano. Non era però questo che fino a poco tempo fa pensavamo del futuro delle generazioni a venire: badanti per anziani baby-boomer, confezionatori di polpette in rosticceria, raccoglitori di pomodori in Campania. Soprattutto, non avevamo sospettato di dovere rovesciare il paradigma: di doverci preoccupare perché nemmeno gli immigrati, gli extra comunitari, considerano l’Italia il Paese in cui investire. Agenzia di rating Migrants & Poors.
Danilo Taino