Alessandra Arachi, Corriere della Sera 07/04/2013, 7 aprile 2013
IL PARTITO DEL PM NON SI SCIOGLIE (ANCHE PER NON PERDERE I SOLDI) —
L’Italia dei valori non si scioglierà, per adesso. Antonio Di Pietro può tirare il suo primo sospiro di sollievo dal 25 febbraio. Da quando, cioè, il voto delle urne nazionali lo ha lasciato fuori dalle stanze del Parlamento. Le urne dell’esecutivo del suo partito sono state più tenere, ieri. Ma la sensazione è che, alla fine dei conti, più della politica per la salvezza di Di Pietro ha potuto quel tesoretto milionario, ancora intatto nelle casse dell’Idv.
Ma andiamo con ordine. E cominciamo da ieri. Era stato convocato l’esecutivo dell’Italia dei valori ieri al Marriott Hotel di Roma. Si doveva mettere in votazione un documento assai delicato, quello che l’ufficio di presidenza aveva votato il 26 marzo scorso e prevedeva lo scioglimento del partito.
Sono arrivati in tanti dell’Idv, molti anche da territori lontani. Mancavano però i pezzi da novanta di quello che un tempo era stato il glorioso partito dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando e Felice Belisario in testa. Ma poco importa: a fine giornata l’esecutivo ha respinto il documento, senza troppi mezzi termini.
E Di Pietro ha potuto così sussurrare, dietro le quinte, di essere riuscito a sventare un «golpe» e annunciare, invece a gran voce: «Il prossimo 28, 29 e 30 giugno terremo un congresso al quale io mi presenterò dimissionario. Ormai ho pochi capelli in testa, serve un cambio generazionale».
Da Palermo gli ha fatto eco la voce del sindaco Leoluca Orlando, da qualche giorno assurto al ruolo di suo antagonista: «Bisogna rinnovarsi. L’Idv deve rinnovarsi. Serve far nascere un soggetto in grado di dialogare con tutte le forze riformiste, altrimenti resteranno pochi yes men interessati ad accaparrarsi lo scalpo di Antonio Di Pietro».
Ma andiamo a vedere dietro le pieghe delle dichiarazioni strettamente politiche, per capire. E ricominciamo dal 25 febbraio scorso. Da quando la sconfitta alle elezioni di Rivoluzione civile si è trascinata dietro tutto il partito di Antonio Di Pietro, ridotto già al minimo dei suoi termini generali.
Succede subito dopo quel giorno lì che Silvana Mura, la tesoriera del partito, si mette a tavolino a leccarsi le ferite. E nella bella sede di Santa Maria in Via da buona tesoriera si mette a fare i conti. I conti veri. Facili. E consolanti: nella cassa di Italia di valori ci sono ancora otto milioni in titoli, quattro milioni in contanti e, soprattutto, altri quattro milioni abbondanti che devono entrare nelle casse come rimborsi. Non sono rimasti in molti al partito a potersi dividere quel bottino. E, sarà un caso, ma è da quel momento che si sono cominciate a muovere frenetiche le pedine per battaglie intestine, senza esclusioni di colpi.
Si arriva così al 26 marzo. È Silvana Mura che appoggia, e addirittura propone, un documento che nel decretare lo scioglimento dell’Italia dei valori, specifica che si sarebbe chiusa la ragione giuridica e il codice fiscale. Specifica inoltre che tutti i fondi dell’Italia dei valori sarebbero stati trasferiti ad un nuovo soggetto giuridico, il partito nuovo che si voleva costruire, fatto salvo un fondo necessario a far fronte alle querele sporte da Antonio Di Pietro, dell’ordine di alcune centinaia. In ballo, poi, c’è ancora la querela delle querele: quella che Di Pietro deve ancora decidere di sporgere contro la trasmissione di Rai3 Report di Milena Gabanelli.
Quel documento viene votato praticamente da tutto l’ufficio di presidenza, fatta salva l’astensione di Di Pietro e quella di Zipponi, seguito da Ignazio Messina. Ma proprio questo è il documento che è stato bocciato ieri dall’esecutivo nazionale, con tanti dell’ufficio di presidenza che hanno cambiato idea.
Cosa è successo, nel frattempo. Movimenti politici, certamente. Di Pietro ha radunato a se tutti i suoi, trascinandoli in un nuovo futuro politico. E mandando a dire che se davvero l’Idv avesse chiuso i battenti, i soldi sarebbero stati restituiti allo Stato.
Alessandra Arachi