Enrico Marro, Corriere della Sera 06/04/2013, 6 aprile 2013
L’ANAGRAFE DEI CONTI E IL SALVACONDOTTO PER GLI SCUDATI - È
proprio vero, il Fisco si è mangiato le tredicesime. Solo così si spiega che nel IV trimestre 2012 la pressione fiscale sia schizzata al 52% del prodotto interno lordo. E a poco serve la consolazione che in media d’anno si resti al 44%. Le tredicesime un tempo servivano per dare una spinta ai consumi, aiutavano un po’ i salari ma anche i ricavi di artigiani, commercianti, ristoratori e albergatori. Adesso, tra Imu, saldi, acconti, addizionali regionali, comunali e via dicendo, a capotavola si siede il Fisco. Se poi si considera che la pressione fiscale effettiva, cioè quella misurata su chi non evade, è di almeno il 55%, si vede quanto la questione fiscale sia centrale: per la crescita dell’economia, ma anche per la tenuta della coesione sociale. Il governo, sia pure dimissionario, sta correndo ai ripari. Oggi dovrebbe varare il decreto per pagare 40 miliardi di arretrati alle imprese. Speriamo che il meccanismo funzioni e non si inceppi nelle inefficienze delle burocrazie centrali e soprattutto locali. L’altro ieri l’Agenzia delle entrate ha dato il via libera ai correttivi degli studi di settore, che consentiranno a una platea di circa 3,7 milioni di contribuenti (imprese, artigiani, commercianti, professionisti, partite Iva) di pagare meno imposte se colpiti dalla crisi. L’anno scorso dello sconto si è avvalso circa l’80% dei soggetti interessati. Nessuno dubita che abbiano patito tutti la crisi. Ma è appena il caso di osservare che analoghe agevolazioni non sono previste per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Anzi, questi non recuperano neppure il fiscal drag, cioè le maggiori imposte pagate per effetto dell’aumento nominale dei redditi dovuto all’inflazione. Forse il governo dovrebbe pensare anche a loro. E soprattutto dovrebbe fare di più contro gli evasori. In particolare, i grandi evasori. Dopo il varo dell’Anagrafe dei conti correnti l’Agenzia delle entrate dovrà decidere con una circolare se in essa dovranno finire o no anche i rapporti finanziari scudati. Come ricorda l’esperto Oreste Saccone su Fiscoequo.it, si tratta di capitali per complessivi 105 miliardi rimpatriati o regolarizzati da circa 200mila soggetti versando appena il 5% delle somme nascoste all’estero. La legge ha garantito loro l’anonimato in cambio di un incasso per il Fisco di poco più di 5 miliardi. Ora però, escluderli dall’anagrafe che servirà all’Agenzia delle entrate per selezionare liste di sospetti evasori sui quali disporre eventuali accertamenti, sembrerebbe troppo. L’evasione passata è stata sanata, ma l’esclusione dai controlli non può essere perpetua.
Enrico Marro